Quest’anno le stagioni del mercato dell’arte hanno offerto un quadro disomogeneo. Le aste newyorkesi di maggio, nonostante uno snervante attacco informatico che ha bloccato il sito web di Christie’s per diversi giorni, sono riuscite a totalizzare circa 1,4 miliardi di dollari. A queste aste sono seguite una serie di vendite londinesi un po’ tiepide e le aste newyorkesi novembrine che hanno confermato un clima prevalentemente cauto. Un altro tema dell’anno è stato il riemergere del mercato cinese, che vede come centro catalizzatore Hong Kong, città che vanta tre delle 10 vendite più preziose del 2024. Christie’s e Bonhams hanno aperto nuove sedi e Sotheby’s ha lanciato una nuova “Maison” nel quartiere finanziario dell’ex colonia britannica.
Quattro dei 50 lotti più costosi aggiudicati all’incanto in questo 2024 sono di artiste donne – Leonora Carrington, Georgia O’Keeffe e Joan Mitchell (con due opere tra le prime 50) – rispetto ai tre dello scorso anno. La vendita più importante è stata Les Distractions de Dagobert (1945) di Carrington, che ha raggiunto i 28,5 milioni di dollari da Sotheby’s a New York a maggio, un nuovo record d’asta per l’artista.
Qui elenchiamo i 4 migliori risultati delle “regine” delle aste di arte moderna e contemporanea del 2024. Tutti i prezzi d’aggiudicazione sono comprensivi di commissioni.
Leonora Carrington, Les Distractions de Dagobert, 1945 $28,500,000
Una battaglia di offerte durata 10 minuti che ha infranto (abbondantemente) il precedente record d’asta dell’artista, stabilito da Sotheby’s nel 2022 (3,3 milioni di dollari). Il nuovo proprietario, Eduardo F. Costantini, fondatore del Museo de Arte Latinoamericano de Buenos Aires, ha osservato che la stravagante rappresentazione di Carrington del re Dagoberto I è “…una delle opere più ammirate nella storia del surrealismo e un capolavoro senza pari dell’arte latinoamericana”.
Gli oltre 28 milioni di dollari, 10 milioni sopra la stima massima ferma a 18, la rendono l’opera più costosa mai venduta da un’artista britannica. Salutato da Sotheby’s come “il capolavoro definitivo” della carriera di Carrington, l’opera raffigura scene ispirate alla vita del re merovingio Dagoberto I e fu dipinta in Messico, dove Carrington trascorse gran parte della sua vita adulta.
La vendita deriva dal costante successo ottenuto negli ultimi anni per il lavoro di Carrington, sia dal punto di vista commerciale che critico, con valutazioni in costante crescita. L’opera di Leonora Carrington rivela, nel corso di settant’anni, un regno di infinite possibilità in costante flusso. Il divino e il terrestre, la flora e la fauna, l’uomo e la macchina, si intrecciano l’uno con l’altro; divinità scintillanti e fantasiose creature ibride (in parte umane, in parte animali, in parte vegetali) si impegnano in rituali impenetrabili e gioiose esplorazioni. Dipinto al culmine della sua carriera e impareggiabile nella ricchezza delle sue immagini, nella finezza di ogni minimo dettaglio e nella vivacità esplosiva della sua tonalità, Les Distractions de Dagobert è l’apoteosi della dinamica carriera di Carrington.
Ancorata ai principi rinascimentali di composizione armoniosa, la sua simmetria geometrica è occasionalmente interrotta da forme organiche e irregolari che conferiscono all’opera un senso di movimento costante che ne sottolinea i temi ciclici. La composizione è liberamente organizzata in un ciclo di vignette che circondano una figura barbuta in vesti cremisi e una corona spettrale, trascinata in carrozza da un paggio attraverso un paesaggio ordinato punteggiato da alberi delicati e cervi capricciosi; l’unica vignetta fondata sulla realtà pittorica deve essere Dagobert, le cui fantastiche distrazioni occupano il resto del quadro.
L’artista ci offre con quest’opera totale un manifesto del mondo visivo che si sviluppa nella sua produzione successiva. Citando iconografia e idee da fonti che vanno dalla storia europea medievale e dalla letteratura scientifica contemporanea al mito irlandese e messicano, presenta una visione creativa e umanista di un universo non così com’è, ma come potrebbe essere.
Sebbene abbia risieduto in Messico per il resto della sua vita, Carrington ha continuato a esporre a livello internazionale. Les Distractions de Dagobert fu il fulcro della sua prima mostra retrospettiva alla galleria di Pierre Matisse nel 1948, organizzata da Edward James.
Joan Mitchell, Noon, circa 1969 $22,600,000
Il dipinto, realizzato un anno dopo il trasferimento di Mitchell a Vétheuil (Francia), dove si stabilì in una tenuta molto vicina a quella occupata da Monet, è stato battuto da Sotheby’s per 22,6 milioni di dollari, divenendo una delle sole tre opere dell’artista americana ad aver superato quota 20 milioni di dollari.
Spessi rettangoli viola e verde verdeggiante si uniscono a pennellate di vernice impastate e leggere, un capolavoro che annuncia trionfalmente la piena fiducia dell’artista nel mezzo. Allontanandosi dalle preoccupazioni accademiche della sua produzione precedente, alla fine degli anni ’60, Mitchell era entrata in una nuova era, che vede la sua pennellata nella sua forma definitiva e più consapevole di sé.
Con un’altezza di oltre due metri, la superficie di Noon cattura totalmente lo spettatore. Si tratta di un dipinto che rivela un’artista matura al suo apice assoluto: nel 1972, l’Everson Museum di Syracuse organizzerà la prima grande rassegna personale su Mitchell – in cui fu esposta l’opera – e solo due anni dopo la monumentale retrospettiva al Whitney Museum of American Art. Indubbiamente tra i migliori esempi della produzione di Mitchell, Noon testimonia la profondità dell’incontro dell’artista con il mondo naturale: la sua ricchezza di colore, spazio e luce trova casa nelle prime tele di Vétheuil di Mitchell con rigorosa specificità, simbolo di una vita modellata dal luogo.
Joan Mitchell, City Landscape, 1955 $17,085,000
A far da contraltare a Noon (1969 ca.) troviamo City Landscape (1955). Sebbene apparentemente influenzata dagli artisti dell’espressionismo astratto, Joan Mitchell non dava priorità all’istinto personale: le sue astrazioni spesso esuberanti riguardavano “il paesaggio, non me”, spiegò una volta.
City Landscape, aggiudicata per oltre 17 milioni di dollari durante l’asta serale del 19 novembre da Christie’s, raffigura le arterie di uno spazio urbano. Il senso di spontaneità gestuale trasmesso dall’opera, tuttavia, smentisce i metodi di Mitchell. A differenza di molti dei suoi contemporanei, Mitchell lavorava lentamente.
“Dipingo un po’, poi mi siedo e guardo il dipinto, a volte per ore. Alla fine, il dipinto mi dice cosa fare.”
Georgia O’Keeffe, Red Poppy, 1928 $16,510,000
New York City, Christie’s, 20th Century Evening Sale. Red Poppy, opera del ’28 di Georgia O’Keeffe, viene battuta per 16,5 milioni di dollari. L’intera tela è piena di forme morbide e sinuose, eseguite in rossi e neri luminosi. L’uso di tonalità attentamente modulate, che ricordano i dipinti ad acquerello, dà l’impressione di forme leggere ed effimere che fluttuano in uno spazio indefinito.
Allo stesso tempo, però, queste forme evocano, anche se non descrivono mai completamente, forme naturali, foglie viste in primissimo piano. Georgia O’Keeffe credeva che, a causa della vita frenetica, le persone si limitano a guardare i fiori, ma non ne osservano mai veramente la delicatezza. Voleva dare a queste persone frettolose l’esperienza e la sensazione della vera bellezza dei fiori.
“Se potessi dipingere il fiore esattamente come lo vedo io nessuno vedrebbe quello che vedo io perché lo dipingerei piccolo come è piccolo il fiore. Così mi sono detta: dipingerò quello che vedo, cos’è il fiore per me, ma lo dipingerò in grande e loro si sorprenderanno nel prendersi del tempo per guardarlo. Farò in modo che anche i newyorkesi impegnati si prendano del tempo per guardare quello che vedo io dei fiori.”
Red Poppy fornisce un esempio chiave di questo approccio.