“Femmes de Tahiti” di Paul Gauguin, tra i dipinti a tema tahitiano, è il più famoso. Due donne polinesiane sedute in riva al mare, i capelli adornati con splendide orchidee, fanno sognare paradisi esotici, quelli che Gauguin amò, e cercò spinto dal desiderio di ritrovare un’umanità più pura e istintiva, trasferendosi proprio nella lontana Polinesia.
L’estate richiama l’idea di perdersi in questi paradisi senza tempo, è vacanza, è relax, ma per qualcuno è anche lavoro, cosa fanno gli artisti d’estate? Scopriamolo…
Francesco De Molfetta (alias Demo)
Artista pop-concettuale abituato a prendersi gioco di stereotipi, convenzioni e luoghi comuni, conosciuto soprattutto per le sue sculture dal taglio ironico e irriverente.
Ho sempre pensato che le ferie siano un po’ per persone anziane e soprattutto per persone che hanno bisogno di affrancarsi dal proprio lavoro perché appunto non lo amano. C’è una profonda discrasia tra la loro intenzione di vita e poi effettivamente quello che loro compiono, e per cui hanno bisogno di fuggire e vivere una dimensione di svuotamento, accumulano una tensione un dissapore durante l’anno, che poi viene svuotato durante quei quindici giorni di ferie. Mi chiedo a che cosa serve svuotarli per poi accumularli in maniera persistente durante l’anno, diventa una forma di isteria.
È molto difficile che un artista riesca realmente a sradicarsi dal vivere in relazione al proprio operato, si può concedere delle parentesi per ampliarlo, per svolgerlo. E quindi, forse aumenterò l’ascolto di conferenze, cosa che faccio anche quotidianamente, ampliando delle ricerche teoriche che mi interessano perché avrò più tempo e magari perfezionerò le mie letture. Intensificherò, insomma, quella che è la mia ricerca. Andrò a trovare amici, persone che mi possono aiutare a migliorarmi, e con cui posso avere un dialogo profondo. Non ho voglia di chiacchiere inutili, ma di una comunicazione vera, che possano nutrirmi, nella dimensione dialogica.
Non amo il mare e neanche stare al sole, quindi, mi dedicherò a visitare musei e cimiteri mi piace molto la scultura sepolcrale, e l’arte funebre. Anche i luoghi di culto mi attirano molto abbazie, chiese… e poi restare connesso con quello che faccio, restare sempre vigili in attesa che qualche nuova ispirazione mi possa cogliere, e sorprendere.
Ecco, più che altro il grande lusso è questa dilatazione del tempo avendo più spazio per il pensiero. In sintesi, la mia vacanza non è una fuga dal quotidiano, ma è una dilatazione temporale in cui approfondisco e comprimo la struttura più rigida dell’anno. Non è una dimensione fisica di spostamento legato alle esperienze di viaggio. I miei viaggi sono sempre introspettivi, qualcosa che mi avvicini a me, non che mi allontani da me stesso.
Caterina Tosoni
Indaga sul rapporto uomo-natura, legato anche ai paesaggi industriali milanesi, dove vive e lavora, inserendo sulla superficie pittorica elementi plastici di vario tipo. È alla ricerca sempre di nuovi linguaggi e questo l’ha spinta a confrontarsi con l’arte ambientale, progettando installazioni ed opere monumentali.
L’estate, si sa, è fatta per rilassarsi e riposare. Ma un artista ha il vantaggio, soprattutto in vacanza, di riflettere su nuovi progetti. Quest’anno, avendo la personale DoubleVision aperta fino a metà settembre all’interno del Palazzo Pretorio di Certaldo, uno dei borghi più affascinanti della Val d’Elsa, avrò il piacere di ritornare in quei luoghi per alimentare i contatti intorno all’evento, confrontandomi con galleristi e collezionisti della zona e pianificando la possibilità di spostare la mostra in altri luoghi.
Rimarrà sicuramente anche il tempo per visitare quella meravigliosa parte della Toscana ed assaporare i piatti tipici locali, unendo così l’utile al dilettevole e ricaricandomi per cominciare al meglio la stagione invernale.
Stefano Russo
Artista e designer contemporaneo, trae ispirazione dai principi fondamentali della fisica quantistica, dall’essenza della natura e dalla multisensorialità. Per la sua ricerca utilizza tecnologie innovative, materiali rinnovabili e sostenibili, e li traduce in sculture, installazioni, e fotografie.
La mia estate di solito dura due mesi e mezzo, durante i quali allento con gli appuntamenti e gli impegni che di solito ho a Milano e mi trasferisco in Toscana. Mi sveglio molto presto per fare meditazione e cerco di avere un’alimentazione sana.
Sposto il mio laboratorio dall’interno all’esterno, sotto un albero e leggo, disegno prendo appunti, progetto, taglio un pezzo di legno, incollo un pezzo di marmo. Entro in simbiosi con la natura e ne cerco il contatto con i piedi scalzi, è una cosa che adoro.
Una settimana, di solito la dedico a dei ragazzi, che vengono a fare tipo uno stage, vorrei riuscire a trasferire loro un concetto fondamentale, che è quello di fargli capire la differenza che c’è tra la creatività egoica e la creatività che nasce dall’essenza.
Io ho fatto un percorso di trasformazione personale che dura da tutta una vita e sto molto meglio quando faccio le cose per gli altri. Anche le mie mostre sono viaggi trasformativi che io dedico a chi può captare. Questo è il mio regalo, lo faccio con i ragazzi giovani che sono in quella fase in cui non sanno ancora cosa fare. Gli spiego gli elementi basilari, gli metto davanti carta, matita acquerelli e gli faccio fare degli esercizi.
Da questi esercizi di solito viene fuori il carattere di ognuno di loro e cerco di far capire qual è la differenza tra far qualcosa per cercare l’approvazione degli altri e quello che significa, invece, farlo per una tua esigenza personale che senti da dentro, ma soprattutto come ascoltarsi. Quindi eliminare gli strati, tutti i livelli che ti fanno star male per il bisogno di conferme.
Questa cosa poi di solito ha un ritorno, funziona.
L’estate continua e anche le nostre interviste…