Lo street artist Gonzalo Borondo e le emozioni negative dell’uomo

Gonzalo Borondo

L’artista spagnolo a soli 18 anni ottiene fama internazionale a un Festival di Street Art.

Con l’influenza del comportamento umano e l’incertezza della psiche che invadono la sua arte, Gonzalo Borondo, nato a Valladolid classe 1989, è un artista spagnolo che ottiene fama internazionale a soli 18 anni, partecipando ad un Festival di Street Art ad Istanbul.

E’ un artista poliedrico che lavora principalmente con la pittura, per poi passare alla fotografia e all’installazione, utilizzando lo spazio, il paesaggio e il materiale in maniera sperimentale.

Nel 2003 si trasferisce a Madrid dove inizia a realizzare Street art, che diventerà il suo principale mezzo espressivo. 

Grazie al suo talento che lo porta ad imprimere sui muri le emozioni umane colme di umori e sensazioni, è tra gli artisti urbani più apprezzati nel mondo dell’arte pubblica.

Approfondisce e sperimenta l’arte classica, l’utilizzo di nuovi materiali e supporti nel periodo di studi a Roma, all’Accademia di Belle Arti, con un messaggio sempre chiaro: con i suoi corpi nudi e scheletrici e le scene malinconiche, ritrae tutte le emozioni più negative e intime dell’uomo.

L’idea vitale per Borondo è una: stabilire un dialogo tra l’opera e il luogo che la ospita, uscendo spesso dalla dimensione e della logica del muro.

Il lavoro di Gonzalo Borondo si riflette sull’esistenza della figura umana, dando luogo ad una ricerca sulla posizione dei corpi, che sono mezzi di espressività ed emozioni. 

Gonzalo Borondo

Il linguaggio del corpo, rappresenta comportamenti caratteristici della condizione umana, come la malinconia, la solitudine, la speranza, per questo Borondo utilizza rulli che sostituiscono i pennelli, per dare l’impressione di un tratto pittorico strapieno e con sovrapposizione di tracce, chiazze e colature.

Non esprime altro che la sua visione della vita, fatta di incomunicabilità e sovrastata dalla psiche umana.

Lo street artist ha inoltre inventato la tecnica dello “scratching glass”.

Serve a ravvivare la pittura e sperimentare la serigrafia, e consiste nel coprire pannelli in vetro con vernice bianca per poi raschiare con spazzole e punteruoli la superficie: le figure spiccano nella ruvidezza del graffio, per dare l’impressione della scarnificazione del corpo.

La scelta del vetro rimanda alle sue caratteristiche: trasparente e fragile, stimola Borondo alla riflessione e ispira nuovi soggetti che abiteranno quell’opera, per la maggior parte figure umane, femminili o nudi.

Stregato dalla città di Roma, per le sue strade si fa riconoscere per la creazione di opere in spazi aperti, spazi pubblici, che non passano inosservate e che l’artista lascia parlare attraverso le emozioni che suscitano negli occhi e nell’animo di chi le guarda.

Cover Photo Credits: Gonzalo Borondo, Insurrecta, 2020, work in progress. Photo Roberto Conte

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