Il 26 e 27 settembre, alle ore 18, Piazza del Ferrarese a Bari si trasformerà in un laboratorio a cielo aperto, un luogo in cui la memoria della scienza e l’impeto dell’arte si incontreranno in un gesto inedito. Protagonisti di questo incontro sono due spinterometri degli anni ’70, grandi sfere un tempo custodi di tensioni fulminee, che ora, attraverso la mano dell’artista MADE514, ritroveranno una nuova voce e una nuova funzione, lontana da quella per cui erano stati creati.
Non è solo una performance, è un’operazione di alchimia urbana, in cui la scienza cede il passo all’arte, trasformando strumenti dimenticati in simboli visivi, veicoli di un messaggio che attraversa epoche e discipline. MADE514, figura di riferimento nell’Urban Art, accetta la sfida di ridare vita a questi colossi dormienti, facendoli vibrare nuovamente, non più sotto l’impulso di scariche elettriche, ma sotto quello dell’ispirazione artistica.
Questa iniziativa, frutto della collaborazione tra il Politecnico di Bari e “IN MY NAME. Above the show”, è un’operazione che va oltre l’estetica, proponendo un’osmosi tra mondi che raramente dialogano tra loro: il rigore accademico e l’energia irriverente dell’arte di strada. “Cercherò di rievocare la tensione che li percorreva”, anticipa l’artista, come un moderno Prometeo che tenta di riportare la scintilla vitale a ciò che sembrava inanimato. È un tentativo di tradurre in colori e forme ciò che un tempo si esprimeva in numeri e formule.
L’evento diventa così un ponte tra passato e futuro, tra la storia del Politecnico e il suo desiderio di aprirsi alla città, al territorio. Perché queste sfere non torneranno a misurare la potenza dei fulmini, ma diventeranno un’installazione permanente, un nuovo riferimento nel paesaggio accademico, un segno visibile di come l’arte possa rivelare il potenziale nascosto in ciò che sembra ormai dimenticato. “Attraverso l’arte – sottolinea il Rettore Cupertino – vogliamo comunicare al territorio la nostra capacità di mettere insieme le conoscenze tecnico-scientifiche con quelle umanistiche”.
L’intervento artistico non sarà un episodio isolato: proseguirà con un workshop dedicato alla progettazione urbana e alle arti contemporanee, un modo per consolidare un legame che non si limita agli eventi, ma vuole intrecciare visioni e progetti, allargando i confini del sapere accademico. Perché, in fondo, quello che accadrà in Piazza del Ferrarese è questo: la scoperta di un linguaggio comune tra due mondi che, pur parlando lingue diverse, cercano la stessa cosa: comprendere e trasformare la realtà che li circonda.