Si intitola 366, come i giorni di un anno: non di un anno qualunque, beninteso, ma di un anno “bisesto”, qual è appunto questo 2024. E ogni giorno, infatti, cascasse il mondo, Massimo Giacon, artista, designer, storico fumettista di giornali come Frigidaire e Linus, dal primo gennaio di quest’anno (e fino al prossimo 31 dicembre) si ferma un momento, ovunque si trovi – a casa, in treno, in vacanza, tra una lezione e l’altra dello Ied, dove insegna illustrazione, o in qualunque altro posto in cui possa trovare un momento di calma per rimanere da solo e concentrarsi con il suo blocco, le matite e i pennarelli che, assieme al blocco, lo seguono dappertutto e da cui non si separa mai – per realizzare un disegno pensato appositamente per quel giorno. Ma per illustrare che cosa? Un episodio di cronaca, di politica, di cultura, d’arte, di musica, di sport, di scienza: un solo episodio – non necessariamente una notizia “da prima pagina” – che fissi sulla carta quel determinato giorno con lo stile inconfondibile dell’artista.
Il progetto (realizzato in collaborazione con le gallerie Antonio Colombo e Giampaolo Abbondio, e messo on line dall’artista solo in questi giorni in sito realizzato da Claudio Calia, ndr), spazia infatti dal terremoto con tsunami nella penisola di Noto, in Giappone, del 1 gennaio (una “grande onda”, che sembra mangiarsi il sole rosso della bandiera nipponica), alla giornata mondiale dell’orso bianco (27 febbraio, col povero orso solitario, a rischio estinzione, seduto su un iceberg alla deriva), agli orrori delle guerre in Ucraina e in Palestina, alle accuse di molestie verso Depardieu (30 aprile), alla mostra di Cattelan da Gagosian (4 maggio, con Cattelan-pistolero che soffia sulla pistola fumante con cui ha “bucherellato” i suoi quadri d’oro), alla legalizzazione della cannabis in Germania (24 febbraio), fino al recente, tristissimo dibattito Tv tra Biden e Trump, passando per la guerra di escrementi tra Corea del nord e del sud, l’elezione del presidente Meli in Argentina, i reali inglesi, la rivolta in Kenia, i morti alla Mecca per il caldo, la liberazione di Assange, le teorie cospirative sul sesso della moglie di Macron, e ancora Elon Musk e la ketamina, i morti sul lavoro, le elezioni in Iran, Chiara Ferragni, i funerali di Navalny, la serie Tv tratta dal videogioco Fallout… Insomma, tutto e il contrario di tutto, tra guerre, gossip, drammi, violenze, divertimenti, ingiustizie, follie e assurdità di un mondo che a prima vista sembrerebbe impazzito, ma che forse è semplicemente lo stesso mondo di sempre, che rinnova di volta in volta, di anno in anno, di decennio in decennio, i modi in cui la grande comédie humaine mette in scena se stessa. Un “disegno al giorno” insomma, per raccontare, con un taglio ironico, divertito e a volte anche un po’ sbigottito, la realtà in cui viviamo.
Ma com’è nato il progetto e come si sviluppa? Lo abbiamo chiesto direttamente al suo autore, Massimo Giacon.
Massimo, raccontaci di questo progetto. Da dove nasce l’idea?
L’idea mi era venuta già durante la pandemia, e forse anche prima: si riallacciava a un mio vecchio progetto di fare una serie di disegni, giorno per giorno, sui personaggi televisivi, che, prima dell’avvento di Internet e dei social media, costituivano un po’ la nostra “famiglia allargata”. Poi il progetto si è ampliato, con l’idea di incentrarlo sulle notizie dell’anno, da illustrare giorno dopo giorno. Così ho deciso di farlo nel 2024, che è un anno particolare perché è un anno bisestile (da qui il titolo 366, appunto), oltre che un anno cruciale e particolare. È infatti un anno in cui sono già successe tante cose che avranno un impatto negli anni futuri: le elezioni europee, quelle americane, la Francia che va a destra, due guerre in corso con sviluppi incerti, la situazione in Israele… È un periodo di grande incertezza e cambiamento, e questo rende il progetto particolarmente interessante, perché nessuno di noi saprà come svilupperà non dico fra un anno, ma neppure fra uno o due giorni…
Ma che cos’è in sostanza, una sorta di “diario in pubblico”?
Sì, è come un diario a tutti gli effetti, ma anche una sorta di “capsula del tempo”: mese dopo mese, giorno dopo giorno, i disegni vanno a costruire una specie di mappa di un anno della nostra vita. Li faccio in qualsiasi momento, al tavolino di un bar mentre faccio la colazione, mentre sono in treno, a scuola durante le pause, a casa, a tarda notte, all’alba, o anche al mattino andando a scuola o a un appuntamento di lavoro, mentre sono sul tram o in metropolitana, magari sfruttando anche i sobbalzi o le frenate del tram per fare tratteggi e puntini. Li faccio e li devo fare in ogni condizione, se ho la febbre o il mal di testa, se sono triste o di buon umore, sempre. Intorno a me il mondo si muoveva e io mi muovevo con lui, le persone, i famigliari, gli amici vivevano, mi telefonavano, ci vedevamo, facevamo cene e incontri, ci sono stati avvenimenti felici e tragici, ma io dovevo comunque trovare ogni giorno una notizia e disegnarla. In certi momenti mi sono chiesto perché lo facessi, e in altri momenti pensavo di non farcela più, volevo mollare. Anche adesso, a volte mi chiedo se riuscirò a completare questo lavoro, ma le incertezze fanno parte del gioco, e anche della vita.
Ho visto che tratti ogni sorta di argomento, da quelli più leggeri a quelli più drammatici. Come scegli le notizie da illustrare?
Cerco di mantenere lo spettro più ampio possibile, trattando temi che vanno dalla politica internazionale ai gossip fino alle notizie di “nera”. Spesso mi capita di scoprire notizie che i media occidentali non trattano o trattano pochissimo, come ad esempio le vicende interne africane. La selezione può comprendere qualsiasi avvenimento, dalla notizia da prima pagina a una notizia minore, come un ragazzino che raggiunge un record a Tetris, un gioco che appartiene ormai al modernariato dei videogiochi. Cerco sempre qualcosa di curioso, di strano, che per qualche ragione mi colpisca in maniera particolare, anche se non è magari la notizia su cui i grandi media si soffermano.
Ma che differenza c’è tra questo progetto e la vecchia, classica vignetta da prima pagina che campeggiava sempre sui grandi quotidiani nazionali?
Intanto proprio la scelta della notizia, che come ti dicevo non deve per forza essere quella principale della giornata. Poi il fatto che il vignettista doveva fare ridere o almeno sorridere; io invece, coi miei disegni, non ho questa necessità. Devo solo illustrarla, realizzare un disegno che può a volte essere evocativo, descrittivo o surreale. Cerco di non commentare la notizia, di non metterci la mia opinione, ma di riportare la notizia come la trovo, ma con l’assoluta libertà che scelgo di ritagliarmi: per esempio, a volte ho scelto di illustrarla come se fosse vista al microscopio, rendendo la notizia un po’ surreale, quasi astratta…
Quasi un invito a guardare le cose anche “da un altro punto di vista”?
Sì, esatto. La nostra realtà è sempre più sfaccettata e indecifrabile, non è detto che si debba guardarla sempre dal punto di vista da cui siamo abituati a guardarla…
Come fai a trovare il tempo e la voglia di farlo ogni giorno? Hai orari o ritmi precisi da seguire?
Senz’altro è una prova di costanza e di disciplina, non posso “bucare” neppure un giorno, per tutto l’anno. Per il resto no, non ho regole particolari, se non il fatto di informarmi bene ogni mattina su quello che succede e di dover fare un disegno ogni giorno, entro la mezzanotte. Fin dal primo mattino leggo i giornali, anche 4 o 5, e le notizie che trovo in giro su Internet, ascolto la radio e guardo la TV , e poi decido su cosa puntare… vado sempre d’istinto, non cambio mai il disegno, non cancello neppure se mi capita di sbagliare qualcosa né se nel corso della giornata, dopo che ho già realizzato il mio disegno, subentra una notizia più succulenta, tant’è che anche nei testi, che sono tutti scritti a mano, ci sono a volte delle cancellature.
Ma ci sono dei tormentoni e dei personaggi che ritornano tra un disegno e l’altro, immagino?
Certo, ci sono eccome. A volte non avrei voglia di fare l’ennesimo disegno sulla Palestina o su Putin. Ma in fondo è come una graphic novel con i suoi protagonisti fissi, come Putin o Trump, e poi i tanti comprimari, i personaggi minori… Ma a volte anche i personaggi per così dire minori sono fantastici, sono già dei characters a tutti gli effetti: penso ad esempio al presidente dell’Argentina Javier Milei, che è davvero un soggettone, neanche a inventarlo riuscirei a farlo così… uno che parla con la medium e con i fantasmi dei suoi cani morti, che fa concerti e va in giro a fare i comizi con la motosega… una manna per un disegnatore! O Depardieu… anche lui è fantastico come personaggio, irrefrenabile e fuori controllo com’è.
Insomma, la tua diventa una specie di soap opera sui fatti del mondo, tra eventi tragici, comici, assurdi… Ma come affronti i drammi quotidiani, come le stragi in Palestina?
Non è facile, in linea di massima cerco di guardare la situazione da diverse prospettive. Ogni mattina vedere ciò che succede può essere deprimente, ma ci sono anche notizie che ti fanno riprendere fiducia nell’umano. Questo progetto in fondo è una rappresentazione della complessità del nostro mondo.
E come mai hai scelto di andare on line solo ora?
Perché siamo a metà anno, mi sembrava un buon momento per renderlo pubblico. Prima, mi sarebbe sembrato prematuro, se per esempio mi fossi accorto lungo la strada che non sarei riuscito a portarlo a termine? Ora, da metà anno in poi, in fondo il peggio è alle spalle, la strada è tutta in discesa.
E i disegni, sono in vendita?
Certo, basta prenotarsi sul sito delle gallerie. E sai quanto costa ogni disegno?
No, quanto?
Beh, ovvio: 366 euro.