Openhouse Roma2025, guide “multisensoriali” rendono il patrimonio ancora più accessibile

Sulla scia del network internazionale Open House Worldwide, dal 2012 anche a Roma, da un’idea di Leonardo Mayol e Davide Paterna, un gruppo di architetti e comunicatori con il pallino della partecipazione socio-culturale, ha dato vita alla realtà Open House Roma – OHR per la quale ogni anno, più o meno nell’ultima settimana di maggio, viene data alla cittadinanza la possibilità di visitare gratuitamente siti architettonici altrimenti chiusi al pubblico.  

Una rete di volontari tra ricercatori, architetti, artisti, ingegneri, guide turistiche, comunicatori, operatori didattici, educatori museali ed altri professionisti del mondo dei beni culturali e appassionati, accomunati dalla volontà di perseguire e diffondere la conoscenza storico-architettonica come bene comune, si occupa del coordinamento, della realizzazione e della gestione delle visite ad una serie di edifici e siti (già ormai più di 200!) solitamente inaccessibili, tra residenze, appartamenti, ville, palazzi di qualunque epoca.

A queste aperture eccezionali sono state poi aggiunte nel corso delle varie edizioni, talk, workshop, performance, lecture, mostre di approfondimento ed una serie di tour a piedi o in bici per i vari quartieri e parchi della città, utili a scoprire il paesaggio urbano quotidiano e le sue caratteristiche e specificità.

Le opportunità di prendere parte alle attività promosse dall’associazione sono tutte all’insegna del no profit: mettendo a disposizione tempo e competenze è possibile guidare i partecipanti nelle visite in programma o proporre, in fase di organizzazione, luoghi o tour di richiamo per qualche particolarità, oppure semplicemente aderire alle iniziative coinvolgendo magari anche altri eventuali interessati. 

In questa edizione, nell’ambito del progetto STRAordinario, curato da Laura Calderoni, Giorgia Dal Bianco e Francesca Laganà, Openhouse Roma, per il secondo anno consecutivo, ha lanciato una call, in cui si offre un corso di formazione per diventare guida multisensoriale’ con relativo attestato finale.

Dodici partecipanti selezionati, 6 normovedenti e 6 tra ciechi e ipovedenti, frequenteranno insieme, a partire dal 7 febbraio, un corso gratuito, finanziato grazie all’8×1000 della Chiesa Valdese, articolato in una decina di appuntamenti tra lezioni frontali e laboratoriali (trenta ore totali) in cui fianco a fianco, sono chiamati a confrontarsi, valutare e scegliere come meglio condurre attraverso tutti i sensi, alcune delle visite in programma nella prossima edizione di Openhouse. 

Il programma di formazione prevede dei primi incontri dedicati alla conoscenza storico artistica dei luoghi, altri alle modalità di realizzazione di una visita guidata sia per persone cieche che ipovedenti, compresi metodi di accompagnamento e gestione dei cani guida, con tanto di esperienza immersiva nella black box dell’ASP Istituto Sant’Alessio – Margherita di Savoia. I meeting successivi saranno poi dedicati alla scrittura dei testi, alla costruzione vera e propria delle visite guidate e alle prove generali di quanto realizzato.

Piuttosto che reiterare percorsi dedicati, OHR ha pensato di rendere accessibile il patrimonio architettonico a persone cieche e ipovedenti, immaginando un’occasione di coinvolgimento integrale di tutti gli interessati in tutte le fasi della progettazione, suggerendo per ciascuno la possibilità di sperimentare in prima persona un modo di conoscere insolito, che si propone di dare spazio a competenze, abilità e modalità differenti nell’approcciarsi alla realtà. 

Il percorso, i contenuti, le modalità e gli strumenti da utilizzare saranno determinati passo passo in modo creativo da tutto il gruppo di lavoro a partire dalle competenze dei singoli volontari che sceglieranno se e quando servirsi di inserti musicali, modelli 3D per l’esplorazione tattile, rievocazioni sonore etc., che saranno poi a disposizione del pubblico nelle visite multisensoriali calendarizzate. 

In questo modo non si avrà una replica del corso precedente poiché a partire dai nuovi luoghi deputati all’esercitazione pratica individuati quest’anno, ossia La Casa madre dei mutilati ed invalidi di guerra di Marcello Piacentini, con apparati decorativi di Prini, Wildt, Dazzi, Oppo, Sant’Agata, Socrate, Romanelli, Sironi, e il Drugstore Museum del Circuito Necropoli Portuense, le nuove reclute elaboreranno spunti altri, declinandoli e sistematizzandoli secondo la propria sensibilità.

La possibilità di rendersi conto di come e quali siano le percezioni in gioco, il loro formarsi e la successiva decodifica che compie il cervello nel momento in cui non è la vista ad essere coinvolta nella fruizione dello spazio, diventano proposta integrale aperta a tutti, da vivere nella sua interezza, fisica ed emotiva, attraverso la consapevolezza di se e lo scambio reciproco

Piuttosto che subire, testare e adattarsi a percorsi pensati da altri ci si ritrova nella condizione per cui ognuno viene messo in grado di entrare in contatto, abitare e fare proprio – anche se per poco tempo – un modo altro di conoscere, un approcciarsi tattile o sonoro o olfattivo ai luoghi, costruendo insieme una maniera diversa di relazionarsi e apprezzare il nostro patrimonio. 

E’ così che il progetto si fa davvero “STRAordinario” scegliendo di riscrivere il binomio disabilità – accessibilità, arricchendolo di possibilità di conoscenza dell’architettura e dell’arte interessanti per tutti e aiutandoci a risignificare il concetto stesso di inclusione. 

Credits: @Openhouse Roma

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