Artisti: come convincere un gallerista a rappresentarti

Talento o personalità? Quali caratteristiche di un artista emergente possono convincere un gallerista ad iniziare ad esporlo, promuoverlo e curare i suoi interessi?
Artsy ce ne parla così.

 

Irving Blum | via blogs.getty.edu

Secondo quale criterio un gallerista sceglie di rappresentare un giovane artista non ancora solido sul mercato? La decisione riguarda esclusivamente il talento artistico che un art dealer scorge in un artista in erba? O c’è dell’altro?
Irving Blum, il gallerista che nel 1962 lanciò Andy Warhol, sostenne di aver scelto di rappresentare il pop-artist dopo essere stato rapito dalla sua incredibile personalità, e non per via del lavoro dell’artista che, affermava Blum, non lo colpiva in modo particolare.

Da questo aneddoto una considerazione: per via del notevole investimento in termini di tempo e denaro che le gallerie d’arte devono affrontare per promuovere giovani artisti non ancora posizionati sul mercato, un gallerista quasi certamente non si fermerà di fronte al talento di un artista, ma cercherà di capire se oltre al lavoro in atelier la persona che ha davanti possiede le capacità di sostenere e gestire una possibile carriera sul mercato dell’arte, che come ormai tutti ben sappiamo è piena di aspetti collaterali alla sola produzione in studio.

Jessica Silverman, gallerista di San Francisco, la pensa assolutamente così.
“con i giovani artisti hai la possibilità di vedere solo pochi lavori,(…), devi allora valutare la loro personalità, la loro ambizione e la loro tenacia, e capire inoltre se saranno in grado di produrre opere capaci di riscuotere interesse”

 

Jessica Silverman | via artnet.com

 

C’è chi, tuttavia, la vede diversamente. Parliamo ad esempio del gallerista Jack Shainman, che in un’intervista affermò di come la personalità dell’artista non avesse in alcun modo peso sulla decisione di inserirlo o meno della sua “scuderia”, e di quanto solamente la convinzione verso il lavoro avesse importanza.

 

Jack Shainman | via wsj.net

 

Per il gallerista Candice Madey entrambi gli aspetti sono indispensabili. Per lavorare insieme, afferma l’art dealer, gallerista ed artista devono condividere l’idea alla base del progetto artistico ed avere personalità compatibili per lavorare in modo affiatato.

 

Candice Madey | via artnet.com

 

Tutto chiaro?
Ovviamente no. Cosa faccia scegliere ad un gallerista di iniziare a promuovere o meno un giovane artista è una delle questioni più discusse dell’arte contemporanea. Nemmeno i dealer di settore, chi lo fa di mestiere e da anni, hanno una risposta comune, che metta d’accordo tutti.
La discriminante è comunque una: la convinzione.
Convinto del lavoro o convinto dell’artista, un gallerista prenderà in considerazione la possibilità di accoglierlo sotto la sua ala protettrice, di esporlo, di promuoverlo.
In caso contrario, le porte della galleria saranno inesorabilmente chiuse.

L’articolo che hai letto è stato tratto e tradotto da Artsy.net. Vuoi leggere l’articolo originale? Clicca qui.

Header via cloudfront.net

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

La Musa surreale, Alessandra Redaelli racconta Gala Dalì in prima persona nel suo nuovo libro

Nel libro La musa surreale, Alessandra Redaelli ripercorre, attraverso la voce della stessa protagonista, la vita della musa di Salvador Dalì, non solo come compagna del celebre pittore, ma come una figura indipendente, capace di determinare il proprio destino.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno