Sophia Vari e Fernando Botero, un amore durato 47 anni: il racconto delle figlie

Si erano conosciuti a Parigi, a casa della marchesa di Crussol, l’attraente e promettente pittrice greca Sophia Canellopolos (in arte Sophia Vari, ndr) e il già famoso Fernando Botero. Si innamorarono e iniziarono a vedersi di nascosto, perché entrambi ancora sposati. Lei aveva il suo appartamento a Montparnasse e lui a Saint Germain des Près.

Divorziati, nel 1978 si sposarono. Da allora, la vita di Fernando e Sophia si è divisa tra Parigi, Italia, Colombia e New York. Le loro estati erano a Pietrasanta, dove Botero aveva il suo laboratorio di scultura. Nonostante si spostassero spesso, trascorrevano gran parte del loro tempo nella cittadina versiliese, dove sia Vari che Botero realizzarono molte delle loro opere, alcune delle quali si possono ammirare in città.

Sophia Vari e Fernando Botero

Sophia Vari e Fernando Botero avevano, infatti, eletto Pietrasanta la loro città del cuore, è qui che si sono amati e hanno lavorato alle loro opere. A Pietrasanta riunivano la loro famiglia e qui sono rimasti anche dopo la loro intensa e meravigliosa vita (le loro spoglie riposano nel cimitero di Pietrasanta).

Anche Pietrasanta non li dimentica e li ha voluto ricordare con “Mi querida Pietrasanta“. Una serie di eventi culminati in una serata interamente dedicata ai due artisti. “Con questa iniziativa vogliamo celebrare un sentimento reciproco tra la città e questi due grandi artisti”, ci dice Gianluca Borgonovi, presidente de Le Botteghe di Pietrasanta (che hanno promosso la serata), “un rapporto che, nato da una necessità professionale legata alla produzione delle rispettive opere, si è a poco a poco trasformato in qualcosa di più profondo e personale, emotivamente indissolubile, in qualcosa che sappiamo resterà per sempre”.

Paola Gribaudo – editrice, da decenni amica della famiglia Botero e consulente dell’artista per la realizzazione dei suoi libri e dei suoi cataloghi – (qui la nostra intervista) e Vittorio Sgarbi, sono stati chiamati a raccontare la poetica e il lavoro dei due artisti (qui la lectio magistralis del critico).  

Un amore durato quarantasette anni quello tra Sophia e Fernando, tanto che ci hanno lasciato a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro,  a maggio dello scorso anno Sophia Vari e a settembre del 2023 Fernando Botero.

Proprio nella notte pietrasantina abbiamo incontrato le figlie dei due artisti e ci siamo fatti raccontare i segreti del loro amore. Comunciamo con Ileana Boubouli, figlia di Sophia Vari.

Ileana Boubouli: “Mia madre Sophia Vari, innamorata di Botero… e di Pietrasanta”

Sophia Vari

Ileana, Pietrasanta è un luogo magico, che ha attirato grandi artisti, come sua madre e Fernando Botero. Qual era il rapporto di sua madre con questa città che si adagia ai piedi delle Alpi Apuane?

“Fu Fernando Botero a far conoscere a mia madre Pietrasanta e Carrara. Venivano molto spesso per lavoro. Non volendo più andare sempre in albergo, decisero anche di comprare una casa. Pietrasanta per loro all’inizio è stata solo un luogo di lavoro poi è diventata il collante tra le nostre due famiglie. L’unico posto al mondo dove tutta la famiglia si riuniva una volta all’anno. Eravamo tutti innamorati di Pietrasanta”.

Come si svolgevano le giornate di Sophia Vari e Fernando Botero quando erano a Pietrasanta, quali erano i loro riti?

Lavoro, lavoro e ancora lavoro. Pranzo a casa per non allontanarsi troppo dai loro laboratori, e poi la sera a cena nei loro ristornati preferiti. Quando c’eravamo anche noi figli si concedevano qualche ora alla spiaggia “Rosina” per poi tornare velocemente a lavorare nei loro laboratori. E naturalmente visitare regolarmente le fonderie, gli stuccatori…”

Sophia Vari, La femme

Quello che mi incuriosisce sempre degli artisti è capire come si preparano a creare, ma difficilmente rivelano il loro modus operandi, mi svelerebbe lei qual erano i riti di Sophia Vari quando doveva creare?

“Non doveva prepararsi perché aveva il suo lavoro costantemente in mente, e quando era nel suo studio riusciva finalmente a esprimerlo. A volte andava bene e altre volte no. E se l’opera non era come l’aveva pensata, era capace di distruggerla e in mente aveva solo il pensiero di ritornare il giorno dopo il più presto possibile  per provare a realizzarne una migliore. Non c’era nessun rituale, almeno per quanto riguarda mia madre. Respirare o creare per lei era automatico”.

Avere come madre una donna così creativa ha influenzato la sua vita?

“Ovviamente. Ero immersa nella ricerca dell’estetica, nell’amore per l’arte. La sua creatività mi ha sempre colpito e affascinato. La sua costante ricerca di equilibrio e armonia. Proprio come la sua vita intima personale. Mia madre era la bontà stessa, pensava sempre agli altri prima di pensare a sé stessa. Ha sempre trovato la forza per aiutare il prossimo. Il che la portò a considerare tutti gli abitanti di Pietrasanta suoi figli! Quando era lì si sentiva veramente a casa, circondata dai luoghi e dalle persone che amava. Lei e Pietrasanta si sono adottate a vicenda”.

L’amore tra Fernando Botero e Sophia Vari è durato ben 47 anni, come vivevate voi figli questo connubio tra amore e arte?

“Eravamo tutti nella stessa atmosfera con due genitori pittori-scultori. Per noi è stato naturale. Amore tra due esseri e amore per l’arte. Come non viverlo bene con amore a tutti i livelli? Erano una coppia normale, che viveva un amore normale (straordinario è vero perché durato tanti anni), che amava il lavoro dell’altro (estremamente importante: erano orgogliosi l’uno dell’altro). Noi figli non potevamo che essere felici, perché hanno saputo tenerci anche molto uniti”.

I gioielli di Sophia Vari

Come era il rapporto il rapporto di sua madre con Botero?

“Come ho detto prima: ammiravano molto il lavoro l’uno dell’altro. Questo è ciò che li ha uniti fin dall’inizio. E… la bellezza di mia madre sedusse Fernando e il fascino che aveva per lui non cessò mai. A poco a poco hanno costruito la loro relazione. Erano amanti ma anche migliori amici. E alla fine della loro vita erano totalmente inseparabili. Per questo sono sepolti a Pietrasanta. Nella stessa tomba. Era la loro volontà. Nel luogo dove è fiorito il loro lavoro e il loro amore”.

Non potevamo non approfittare di questa ghiotta occasione per fare qualche domanda anche a Lina Botero, curatrice d’arte, che sta preparando proprio in questi giorni una grande mostra di suo padre Fernando a Roma.

Si terrà dal 17 settembre 2024 al 19 gennaio 2025 a Palazzo Bonaparte, e  già da inizio luglio una serie di sculture e di opere monumentali saranno sparse nelle principali piazze del centro storico della Capitale.

Lina Botero: “Otto sculture nelle piazze di Roma, e in autunno una grande mostra. La celebrazione più bella per mio padre Fernando”

Fernando Botero e Sophia Vari a Pietrasanta

Lina, che rapporto aveva tuo padre Fernando Botero con Pietrasanta?

“Era un rapporto straordinario. Il suo luogo del cuore era Pietrasanta, a tal punto che nonostante lui fosse colombiano e sua moglie Sofia greca, tutti e due hanno scelto di rimanere qua per l’eternità. Sono infatti sepolti al cimitero di Pietrasanta. Questa città era un luogo importante per loro, perché era anche un riflesso della loro personalità. Mio padre ha viaggiato tantissimo, ha avuto un successo grandissimo nella sua carriera professionale. Ma lui  è rimasto una persona molto semplice e si trovava bene con la gente di Pietrasanta, diceva che questa era la sua famiglia.

Aveva un rispetto enorme per gli artigiani: la gente della fonderia, quelli che facevano i gessi, quelli che facevano la patina, e capiva che le sue opere potevano essere come lui voleva grazie alle loro mani e al loro talento”.

Fernando Botero, Porta del Paradiso

Aveva dei riti particolari quando era qui a Pietrasanta?

“Sì assolutamente. La casa che avevano comprato era sulla via della Rocca, mio padre usciva presto ogni mattina e andava a fare il giro di tutte le fonderie per vedere a che punto fosse il  suo lavoro. Poi ritornava qua in studio e  lavorava fino alle due di pomeriggio.

Quando c’eravamo noi figli raggiungevamo lui e Sophia al bagno Rosina in bicicletta, pranzavamo lì insieme e stavamo a parlare delle ore. Poi loro due verso le cinque tornavano in studio a lavorare”.

Come era avere un padre come Fernando Botero?

“Quando ero bambina pensavo di avere il papà “più fantastico” del mondo perché il suo lavoro era dipingere, lui  faceva quello che avrei voluto fare anch’io, dipingere. Io e i miei due fratelli abbiamo avuto un’infanzia magica. Quello che più mi rimane di mio padre, è il suo esempio di generosità, la dedizione che aveva per il suo lavoro. Era una persona che ha avuto il suo nord sempre molto chiaro, il suo piacere più grande era il suo lavoro e niente lo distraeva da quello”.

Come ha iniziato il suo lavoro di curatrice?

“Nel 2012 per gli ottanta anni di mio padre fu organizzata una  grande retrospettiva a Città del Messico con il titolo “Fernando Botero: una Celebrazione” presso il Museo de Bellas Artes e in quell’occasione mi fu chiesto di curare la mostra. Da quel momento sono stata la curatrice di tantissime opere e mostre di mio padre e ora andrò a Roma per l’installazione di otto sculture monumentali nel cuore della capitale, in Piazza di Spagna, in Piazza del Popolo, sulla Terrazza del Pincio, in via del Corso, in piazza San Lorenzo in Lucina, e in piazza San Silvestro.  E poi il 17 settembre inaugureremo la mostra a Palazzo Bonaparte. Allora sarà un grande evento, Botero nella Città Eterna”.

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