Sophie Vissière e il “Piccolo libro delle grandi cose”

Sophie Vissière è nata nel 1986 e io la immagino camminare tra le strade del centro antico della bella Toulouse, dove ha studiato e ancora lavora, con un taccuino mentale in cui fotografare tutto e tutti. Dopo gli studi in comunicazione visiva fra l’università della città francese e Valencia, in Spagna, oggi il suo mestiere è quello di grafica e illustratrice. 

“Le Petit livre des grandes choses”, pubblicato in Francia nel 2022, è un’esplorazione del mondo. In Italia è stato pubblicato all’inizio dal 2024 da Fatatrac, casa editrice fondata nel 1979 a Firenze e dal 2011 trasferitasi a Casalecchio di Reno, Bologna, parte delle Edizioni del Borgo. È emozionante pensare all’oggetto libro, oltre alle storie che contenute fra le sue pagine, perché anche questo si tratta di un viaggio capace di racchiudere, invisibili, intere vite e mestieri. Ogni libro non narra solo le vicende che contiene. Noi non ci facciamo caso, eppure le avventure grazie alle quali è stato creato prendono parte alla storia: sono incontri, ricerche, fogli buttati e accartocciati; appunti tenuti stretti sul cuore e infilati maldestramente in taccuini custoditi per anni. Le idee premono per uscire allo scoperto e un giorno accade che si trasferiscano sulla carta stampata, a disposizione della curiosità di tutto il mondo anziché restare chiuse in un cassetto o dentro al sogno di un quaderno sul fondo dello zaino. Succede quando le persone si incontrano e decidono di condividere l’ispirazione.

“Il piccolo libro delle grandi cose” racconta anche questo: per conoscere il mondo bisogna muoversi e, attenzione, non si tratta di percorrere grandi distanze, bensì di cambiare posizione, o anche solo angolazione. Cambiare prospettiva è l’atto più coraggioso e rivoluzionario che possiamo fare per la nostra vita. 

Del resto un libro può servire anche a questo, ad aprire un cassetto della memoria. Niente si perde, da qualche parte dentro di noi esistono invisibili cassetti segreti: è lì che mettiamo ciò che siamo stati; le emozioni più forti, i colori mai visti, lo stupore verso un mondo che oggi ci lascia indifferenti. Alto e basso, grande e piccolo, sopra, sotto, vicino, lontano, forme, colori: noi non lo ricordiamo, ma c’è stato un tempo in cui un tavolo poteva trasformarsi in un’architettura di cui vedevamo il meccanismo interno. Sì, il mondo un tempo lo vedevamo dal basso verso l’alto e ci sovrastava: possiamo sbloccare questo ricordo nel caso in cui ci capitasse di tornare, dopo anni, in una casa che di solito frequentavamo durante l’infanzia: improvvisamente tutto appare più piccolo e meno vasto. Sì, anno dopo anno noi cresciamo e il mondo si rimpicciolisce; assumiamo altre dimensioni, più grandi e stabili, e le dimensioni delle cose smettono di stupirci, solo che non ci facciamo più caso.

Per questo progetto è stato necessario un atto di fantasia da parte dell’autrice Sophie Vissière: non c’è una storia da narrare. Dare forma a questo libro è stata la pura e semplice avventura del quotidiano. Ma quanta fatica ci costa ricordare di essere stati piccoli! La memoria attua un tentativo instancabile di cancellazione. Ecco, sfogliare “Il piccolo libro delle grandi cose” e immergersi nelle sue illustrazioni, che fino al 2 febbraio 2025 saranno in mostra alla Casina di Raffaello a Roma, sarà un modo per ri/connettersi alla prospettiva di quel mondo a cui appartiene l’inizio della nostra esistenza. 

Sono immagini pulite, fatte di contorni semplici e senza parole: le illustrazioni di Sophie Vissière sembrano pennellate di colore che occupano l’ampiezza della pagina bianca come emergendo dal nulla. I volti sono accennati, le strade non connotate e forse per questo le sentiamo familiari: sembrano poter appartenere all’immaginario dell’ovunque, sono di tutti noi. Ogni illustrazione è un quadro in cui a emergere è la scelta di un dettaglio. Adesso immagina una fotografia mentale che hai scattato camminando, vivendo, facendo le mille cose che ti capitava di fare tanto tempo fa… sono tutte lì, conservate per sempre nel cuore. Scattiamo le nostre istantanee e le conserviamo in un cassetto segreto, per anni interi: a volte sembra di aver dimenticato certe cose, poi è sufficiente un dettaglio, un click della consapevolezza, e loro riemergono, basta un attimo. Saremmo capaci di ritrovare quei gesti e quei posti fra mille perché di questi piccoli, quotidiani, fondamentali scatti è fatto l’album dei ricordi dell’infanzia, che vive in uno spazio al di là del passato e del futuro dove piccolo e grande sono il gioco di un’Alice che si perde e ritrova, continuamente.

Abbiamo deciso di chiedere all’autrice Sophie Vissière una condivisione sulla genesi del suo libro “Il Piccolo libro delle grandi cose”, pubblicato in Italia lo scorso febbraio 2024 dalla casa editrice Fatatrac.

Parliamo della nascita del progetto: come si è sviluppata l’idea?

“La mia prima idea aveva a che fare con il progetto di due libri che si interfacciassero, “Il piccolo libro delle grandi cose” e “Il grande libro delle piccole cose”. Quello che ho osservato è l’interesse dei bambini verso le cose molto grandi, che li sovrastano, e verso le cose piccole, che sembrano poter gestire. Amo pensare alla forma di un libro fin dall’inizio del progetto e questi due formati mi sembravano interessanti da esplorare. Inizialmente ho provato a lavorare sui due libri contemporaneamente, ma mi sono accorta che questa soluzione non funzionava bene: avevo bisogno di concentrarmi su uno dei due perché fosse in grado di reggersi da solo. Osservando i libri illustrati dedicati all’infanzia, mi sono resa conto che gli oggetti non venivano mai presentati dal punto di vista dei più piccoli, così ho deciso di presentare degli oggetti del quotidiano, osservati attraverso la prospettiva di un bambino piccolo, alternati allo stesso oggetto rappresentato frontalmente, come nei libri illustrati classici, e messo a confronto con il bambino per dare un’idea della scala”. 

Puoi raccontarci il primo incontro con la casa editrice e con l’Italia?

“Ho incontrato per la prima volta Maddalena Lucarelli, editor e responsabile della comunicazione presso Fatatrac, al Salon du livre et de la presse jeunesse de Montreuil, vicino a Parigi. Questo incontro è stato possibile grazie alla mia casa editrice francese, con cui ho progettato il libro, e all’associazione Hamelin di Bologna, che si occupa di educazione e promozione alla lettura. Non conoscevo Fatatrac, ma quando ho scoperto il loro catalogo ho visto fra i loro titoli libri che avevo già letto in francese e che amavo moltissimo. Dunque, sono stata felice all’idea che il mio libro venisse portato in Italia da questa casa editrice e sono molto contenta che ora stia vivendo anche grazie alla mostra che al momento è in corso a Roma”.

Hai voglia di condividere un ricordo della tua infanzia? … E su come la passione possa diventare un mestiere!

“Mi piaceva già disegnare e creare libretti quando ero piccola, ma penso che sia un fatto comune per quasi tutti i bambini. La differenza rispetto agli altri è che faccio parte di quelli che non si sono fermati! Quando ero al liceo ho scoperto album dedicati al mondo dell’infanzia che davano molta importanza all’immagine e in cui il formato e l’impaginazione dimostravano una grande libertà. Poi ho scoperto i libri di Bruno Munari, Iela et Enzo Mari, Katsumi Komagata, Blexbolex… Tutti questi libri mi hanno ispirato e dato voglia di lavorare al mio”. 

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