Speciale Artisti Biennale 2024 (pt. 5)

Continua la nostra indagine sugli artisti invitati alla Mostra Internazionale della prossima Biennale Arte di Venezia. Un totale di 332 artisti, provenienti da tutti i paesi del mondo e di tutte le generazioni. Le prime quattro puntate sono state pubblicate qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 1), qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 2), qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 3) e qua (Speciale Artisti Biennale 2024 pt. 4). Di seguito, ecco la quinta puntata. Per raccontarvi ogni artista in poche righe, con un’opera rappresentativa della sua ricerca.

Emiliano Di Cavalcanti (Rio de Janeiro, Brasile, 1897–1976)

Pittore e illustratore, Ha tenuto la sua prima mostra di caricature nel 1916 al Salao dos Humoristas della Scuola di Arti e Mestieri di Rio de Janeiro. Studiò giurisprudenza ma abbandonò presto gli studi per dedicarsi all’arte. Fin dall’inizio si ribellò all’accademismo dominante presente nell’arte brasiliana.


Come membro di un giovane gruppo di artisti rivoluzionari, giocò un ruolo di primo piano nella Semana de Arte (Settimana dell’Arte Moderna), un evento culturale inaugurale della durata di una settimana tenutosi a San Paolo nel 1922 che segnò per sempre il movimento modernista brasiliano. Nel 1923 si recò in Francia dove incontrò Picasso, Max Ernst e Fernand Léger, il loro stile innovativo lo influenzò profondamente. Ha utilizzato il linguaggio visivo incontrato in Europa per rappresentare il popolo brasiliano, le sue tradizioni, la musica e le feste di carnevale. Al suo ritorno a San Paolo nel 1926, aderì al Partito Comunista e, come altri artisti brasiliani dell’epoca, cercò di conciliare la propria produzione artistica con un impegno sociale più marcato. Ben presto divenne uno degli artisti più rinomati del Brasile. Nel 1953 (insieme ad Alfredo Volpi) vinse la Biennale di San Paolo.

Danilo Di Prete (Pisa, Italia 1911 – San Paolo, Brasile 1985)

Pittore, artista visivo, illustratore e cartellonista. Autodidatta, inizia la sua carriera all’età di 20 anni, in Italia. Durante la Seconda Guerra Mondiale fece parte del Gruppo Artisti d’Armi Italiani e, con loro, illustrò episodi della guerra in Albania, Grecia e Jugoslavia. La sua pittura di questo periodo è figurativa e tra i temi esplorati al di fuori del gruppo predominano paesaggi marini, nature morte e ritratti. Arrivò in Brasile nel 1946, si stabilì a San Paolo e per quattro anni si dedicò alla pubblicità. Nel 1951 partecipa alla I Biennale Internazionale di San Paolo e vince il premio nazionale di pittura con il dipinto Limões. Amico di Francisco Ciccilo Matarazzo Sobrinho (mecenate, imprenditore e politico brasiliano, cui si deve la fondazione del Museo d’Arte Moderna di San Paolo, ndr), fu lui a suggerire la creazione, a San Paolo, anche di una Biennale d’arte. Partecipò, tra il 1951 e il 1967, a tutte le Biennali di San Paolo, diventando conosciuto e discusso a livello nazionale dopo che la sua pittura Limões vinse, alla I Biennale, nel 1951, il premio nazionale di pittura.

Partendo da un’arte figurativa intima, governata da morbidi contrasti di forma e colore, la pittura di Di Prete attraverserà diverse fasi dagli anni Sessanta in poi. Grande sperimentatore, utilizzando con altrettanta disinvoltura supporti e materiali tradizionali, affiancati a reti metalliche, nylon, rottami, lampadine, tubi zincati, acrilici e motori elettrici. Di Prete associa le risorse plastiche al movimento pendolare di lampade accese ma invisibili che, andando e venendo, rivelano uno spazio interiore, una nuova dimensione pulsante.

Cícero Dias (Escada, Brazil, 1907–2003, Parigi, Francia).

È uno dei pionieri del Modernismo artistico in Brasile. Si iscrive all’Escola Nacional de Belas Artes di Rio de Janeiro ma la abbandona presto, in quanto la vive come una dimensione troppo stretta. Fondamentale per la sua formazione è il soggiorno che conduce a Parigi negli Anni Trenta. Viene infatti a contatto con i movimenti artistici più importanti dell’epoca, come Surrealismo e Cubismo. Soprattutto i caratteri surreali si ravvisano nelle sue opere che offrono un’interpretazione personale di temi tipicamente brasiliani.

Nei suoi dipinti notiamo paesaggi tropicali, figure umane stilizzate e un uso audace del colore e delle forme geometriche. La sua opera è caratterizzata da un’interpretazione personale dei temi brasiliani, spesso esplorati attraverso una lente surreale e simbolica. I suoi dipinti presentano oltre i paesaggi tropicali, figure umane stilizzate e un uso audace del colore e delle forme geometriche. Le sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private in tutto il mondo. Dias ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo contributo all’arte, tra cui il Premio Guggenheim nel 1958.

Ursula Biemann (Zurigo, 1955 – 2003, Parigi)

Regista e teorica dei media, si dedica al documentario sperimentale e all’arte video in genere. Il suo è un lavoro articolato: all’interno delle sue opere interseca e fa dialogare alcune delle tematiche più in voga del nostro tempo. Si dimostra sensibile all’ambiente, alle problematiche legate alla migrazione e ai temi politici. Uno dei suoi lavori più noti è il documentario sperimentale Remote Sensing, un video digitale che traccia le topografie del commercio sessuale globale. Il video svela il significato multistrato di una geografia in cui la mobilità e la migrazione delle donne è legata alle economie illecite e all’implementazione delle nuove tecnologie (2001).

Ha anche scritto e curato diverse pubblicazioni e contribuito a conferenze internazionali sulle questioni ambientali, sociali e di genere. Il suo lavoro ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti e viene esposto regolarmente in importanti istituzioni artistiche di tutto il mondo.

Black Audio-Film Collective

Importante gruppo di artisti e filmmakers britannici attivo negli anni Ottanta e Novanta del XX secolo. Il collettivo era composto principalmente da John Akomfrah, Reece Auguiste, Lina Gopaul, Avril Johnson, e altri artisti e collaboratori occasionali. Il gruppo si è formato nel 1982 a Londra e si è distinto per un approccio innovativo al mondo del cinema. Fin da subito tende infatti a combinare tra loro elementi di cinema documentario, sperimentale e politico.

La sua produzione spazia da film a installazioni video e opere multimediali. Al centro del percorso del collettivo occupano un posto di rilevanza il razzismo, l’identità culturale, la diaspora africana e le politiche coloniali e post-coloniali. Uno dei lavori più noti del Black Audio-Film Collective è il film Handsworth Songs del 1986, un documentario sperimentale che esplora le rivolte razziali avvenute a Handsworth, un quartiere di Birmingham, in Inghilterra, nel 1985. Il film offre una riflessione complessa sulle cause e sulle conseguenze delle rivolte, analizzando il contesto storico, sociale e politico in cui si sono verificate.

Seba Calfuqueo (Santiago, Cile 1991)

Seba è di origine mapuche di cui il suo lavoro risente. Compie infatti una riflessione critica sullo status sociale, culturale e politico del soggetto mapuche all’interno della società cilena contemporanea e in America Latina. Seba dà voce ai suoi pensieri attraverso installazioni, ceramiche, performance e video arte. In ogni suo prodotto artistico emergono le differenze culturali tra il mondo indigeno e quello occidentale.

Un altro tema ricorrente della sua produzione è quello dell’appartenenza ad un determinato genere sessuale. Spesso, infatti, il protagonista indiscusso di alcune sue opere è il corpo umano, indagato e rappresentato nei minimi particolari e dotato di un forte senso plastico. Emblematico riguardo a questa tematica è il breve video Kowkülen (Liquid Being) (2020), un viaggio corporeo personale e poetico dove analizza l’elemento acquatico e il suo strettissimo rapporto con la vita.

Simone Cangelosi (Bologna, Italia, 1968)

Laureato in Filmologia presso l’Università di Bologna, dal 1998 al 2010 ha lavorato come tecnico restauratore per la Cineteca di Bologna. Nel 2007 ha portato a termine il cortometraggio documentario Dalla testa ai piedi (Mostra Internazionale Nuovo Cinema di Pesaro, Torino Gay&Lesbian Film Festival), in cui si avvale di un largo uso di materiale d’archivio amatoriale per realizzare una sorta di diario visivo che registra la sua transizione di genere.

Del 2010 è Felliniana (in co-regia con Luki Massa), una lunga, ultima intervista che Marcella Di Folco (attivista, attrice e politica italiana, tra i protagonisti del cinema di Federico Fellini negli anni Settanta, ndr) ha rilasciato a Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, sulla sua esperienza nel cinema di Federico Fellini.

Cinéastes pour les sans-papiers

Gruppo di cineasti francesi che si sono uniti per sostenere i “sans-papiers”, cioè le persone senza documenti di identità o permessi di soggiorno in Francia, spesso immigrati che si trovano in situazioni di precarietà; persone emarginate, senza diritti e vulnerabili. Il gruppo, attraverso il mondo del cinema e dell’audiovisivo, si fa promotore di un movimento atto a dare diritti e dignità a chi non ce l’ha, mettere nero su bianco le loro storie e cercare di sensibilizzare il proprio pubblico alle loro vicende.

Si pone come fautore di un processo di denuncia e sensibilizzazione. Promuove l’integrazione e un miglioramento delle politiche migratorie. Più volte il gruppo è sceso in piazza dando vita a manifestazioni pubbliche su larga scala.

Critical Art Ensemble

Collettivo di artisti, teorici e attivisti fondato nel 1987 negli Stati Uniti. Fin dagli albori dimostra una forte tendenza a caratterizzare la propria arte da uno spiccato attivismo politico. Il gruppo è composto da un nucleo di membri, tra cui il fondatore Steven Kurtz, un artista e professore d’arte, figura indispensabile per lo sviluppo del collettivo. Il CAE è noto per dare forma ad un lavoro interdisciplinare che comprende performance, installazioni, libri, video e interventi pubblici. Le opere del gruppo parlano di problemi sociali, politici ed etici e mirano a scatenare una sentita riflessione critica.

Tra le opere più famose del Critical Art Ensemble c’è The Molecular Invasion (1998), un libro che analizza i rischi della biotecnologia e delle manipolazioni genetiche. Il CAE ha anche lavorato su progetti come Flesh Machine (1997) e Free Range Grain (2003), che esplorano rispettivamente le implicazioni sociali della tecnologia medica e le dinamiche socioeconomiche della produzione alimentare. Attualmente il collettivo è molto attivo ed è sempre alla ricerca di tematiche attuali e rilevanti per la società contemporanea.

Snow Hnin Ei Hlaing (Kyaukpyu, Myanmar, Burma 1985)

Regista freelance attiva in Myanmar dal 2006, si forma in varie scuole di cinema sia in Myanmar che in Germania. Per sette anni ha lavorato alla Yangon Film School in Myanmar, facendo da mentore agli studenti e assistendo come regista e montatore i loro progetti cinematografici. Alcuni di questi film e documentari hanno svolto un ruolo importante nell’attuale cambiamento politico del suo paese. Uno dei suoi film più importanti è il documentario Ostetriche, che narra la storia di due ostetriche, una buddista e una musulmana, che sfidano le rigide divisioni etniche per lavorare fianco a fianco in una clinica improvvisata nel Myanmar occidentale, fornendo servizi medici ai Rohingya dello stato di Rakhine. Nel corso di cinque anni siamo testimoni delle loro lotte, speranze e sogni in un ambiente di caos e violenza sempre crescenti. Negli Stati Uniti, Ostetriche ha vinto il World Cinema Documentary Special Jury Award for Excellence in Vérité Filmmaking. È stato nominato per il German Documentary Film Award e l’Independent Spirit Award negli Stati Uniti nel 2023.

Il suo cortometraggio-documentario Burmese Butterfly è stato proiettato in più di 20 paesi, tra cui lo Sheffield Film Fest, e il suo film sperimentale PERIOD@PERIOD ha vinto come miglior cortometraggio al Wathann Film Festival.

Marcelo Expósito (Puertollano, Spagna, 1966)

Dal punto di vista critico, il lavoro di Marcelo Expósito nell’arte contemporanea spagnola è stato fondamentale non solo con la scrittura e la cura di libri come Plusvalías de la imagen,  Annotazioni (locali) per una critica agli usi (e abusi) dell’immagine (1993), Materiali 1990-1998: disagio nella libertà, ovvero Modi di fareArte critica, sfera pubblica e azione diretta (2001), ma anche con la video curation e la traduzione in spagnolo di numerosi testi specialistici, nonché la cofondazione della pubblicazione Brumaria. Pratiche artistiche, estetiche e politiche nel 2002.

Dalla pratica artistica Expósito si è interessato a progetti collaborativi, per lo più videografici, che analizzano lo sviluppo della città contemporanea e i movimenti sociali che ne derivano, nonché le disuguaglianze e la trasformazione degli ambienti locali. È stato docente presso centri nazionali e internazionali e attualmente fa parte di diversi progetti di ricerca, evidenziando il Red Conceptualismos del Sur. Ha partecipato a movimenti sociali per tre decenni e ha ricoperto gli incarichi di Segretario del Congresso e deputato nelle Cortes Generales spagnole (2016-2019).

Maria Galindo (La Paz, Bolivia, 1964)

Attivista, conduttrice radiofonica e psicologa boliviana. Dopo aver studiato da suora all’Accademia vaticana di Roma, abbandona ai voti e torna a stare in Bolivia, dove fonda Mujeres Creando, un movimento collettivo sociale che combatte contro il sessismo e l’omofobia e conduce un programma radiofonico. Nei primi anni di attivismo sociale si dichiara pubblicamente lesbica e inizia a partecipare in prima persona alla vita politica del suo paese. Insieme alla scrittrice argentina Sonia Sànchez ha pubblicato Ninguna mujer nace para puta, presentato nella Plaza Once di Buenos Aires, ribattezzata Plaza de los Prostituyentes per denunciare la tratta e lo sfruttamento sessuale, in un’azione pubblica che è servita come lancio del libro.

Nel 2014 il movimento Mujeres Creando, da lei rappresentato, ha condotto a Santa Cruz una rappresentazione pubblica, la “Passerella Femminista“, dove provocatoriamente sono stati messi a confronto i corpi femminili bianchi ed eterosessuali idealizzati dai mass media, con quelli reali delle donne indigene che si esponevano su passerelle improvvisate esibendo vestiario e consuetudini della loro quotidianità. Il suo percorso non è privo di contraddizioni e polemiche, infatti alla fine del 2019, è stata coinvolta in una polemica per un articolo in cui criticava aspramente la presidente boliviana Jeanine Anez ed è poi stata criticata da altri gruppi femministi per essersi considerata l’unica voce del femminismo boliviano.

Barbara Hammer (Los Angeles 1939 – 2019 New York)

Attrice, regista e produttrice cinematografica, viene considerata una figura pionieristica del cinema sperimentale, all’interno del quale inserisce le tematiche che più le stanno a cuore: si pone come difensore della libertà femminile e della salvaguardia di genere. Molto spesso narra di storie d’amore saffiche ponendosi come elemento di disturbo all’interno di quel mondo perbenista imperante nella società del suo tempo. Tra le sue opere più celebri vi è il film Dyketactics del 1974, un cortometraggio sperimentale che celebra il corpo femminile ricorrendo ad una serie di immagini poetiche e sensuali.

Altri lavori significativi includono Nitrate Kisses (1992), un documentario sperimentale che esplora la storia nascosta delle persone queer e transgender nel XX secolo, e Tender Fictions (1995), un’autobiografia cinematografica che riflette sulla sua vita e sulla sua identità più intima.

(schede a cura di Sofia Marzorati)

La prossima puntata la trovate qua: Speciale Artisti Biennale 2024 (pt. 6)

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