La foto segnaletica di Trump si dice che abbia segnato un passo ulteriore in quell’ “annullamento del reale” di cui già parlavano, anni fa, filosofi come Jean Baudrillard, sostituito da una sua immagine fittizia, costruita, artificiale.
Eppure, quell’immagine è già virale, e potrebbe rappresentare una rivincita dell’ex presidente nel cuore dei suoi sostenitori, che tutt’ora non si rassegnano alla sconfitta nelle ultime elezioni. Sul valore simbolico di questa foto e sui suoi riferimenti estetici e politici, abbiamo chiesto tre autorevoli pareri.
A Luca Beatrice, giornalista e critico d’arte, Oliviero Toscani, uno dei più famosi e geniali tra i fotografi italiani, e Filippo Riniolo, artista che ha lavorato spesso sul rapporto tra arte, etica e politica.
Luca Beatrice: luciferino e perfetto nella costruzione dell’immagine di sé
Come ti sembra questa immagine di Trump dal carcere, che in pochi giorni lui stesso ha reso virale? Ha colpito un po’ tutti per quest’aria quasi “diabolica”, da cattivo di una pellicola hollywoodiana…
Ha colpito anche a me, intanto perché è un’immagine veramente pazzesca, di una forza incedibile, con questi capelli biondi, sembra davvero un genio del male. E poi per la pervicacia del personaggio, quel volere riportare indietro l’orologio del tempo, nel senso che sembra di rivivere una campagna elettorale che gli elettori hanno già visto e già vissuto, soltanto che sono passati molti altri anni e i protagonisti sono diventati piuttosto vecchi. Ricordo la prima campagna elettorale di Obama, nel 2008, lui era un signore neanche 50enne e il suo volto venne usato da Obey per quella campagna molto efficace con la scritta “Hope”. Io non so se questa immagine, oggi, potrebbe avere lo stesso tipo di ricaduta… perché non so cosa gli americani possono aspettarsi da un signore che ha perso le elezioni e che oggi si ripresenta, però è indubbio che l’immagine sia efficace, un po’ diabolica e assolutamente poco consueta: quello che è certo è che non lo dimentichi.
Il paradosso è che appunto Obey giocava sul contrario, cioè “Hope”, la speranza, l’aria buona, lui invece estremizza i connotati “cattivi”, aggressivi, insomma negativi.
Assolutamente, lui è cattivo, lo è sempre stato e non fa niente per cancellare questa sua espressione luciferina, anzi. E dirò di più, forse è giusto per Trump giocare su questo. Lui da un punto di vista della costruzione dell’immagine è perfetto, molto coerente e determinato. È luciferino, certo, però è anche vero che quando Trump è stato Presidente è stato uno dei pochi che non ha scatenato una guerra e probabilmente, se fosse stato eletto, la storia rispetto alla guerra in Ucraina sarebbe cambiata, basti pensare al rapporto che aveva con Putin… con questi messaggi è come se lui volesse dire: io sono indistruttibile, faccio quello che voglio, non faccio sconti a nessuno, però alla fine vengo a patti con gli altri potenti della terra, quindi so fare il mio mestiere mentre quell’altro, Biden, non è altro che un nonnetto incapace.
Mi sembra di capire che tu voglia dire c’è anche furbizia nella sua strategia: oggi per vincere bisogna giocare sull’estremizzazione dei sentimenti, e Trump si autopropone con l’immagine del “cattivo” per strategia elettorale.
In qualche maniera si, d’altra parte tu te lo vedresti un Trump buono? Rispetto a Berlusconi, che giocava anche sul voler piacere, faceva il papà, il nonno, si faceva fotografare mentre teneva Dudu in mano… Anche come persona, Berlusconi era piacevole, faceva ridere, conquistava: questo invece è proprio cattivo. Però il suo messaggio è: meglio uno cattivo piuttosto che uno che non sa fare il suo mestiere, che dimostra la sua inconsistenza.
Credi che in qualche maniera la sua strategia incarni lo spirito di un tempo di rivendicazione di sentimenti estremi, di odi, guerre, contrapposizioni? Se si ponesse in maniera meno estremizzata, rischierebbe di essere visto come un debole?
Gli americani hanno bisogno di messaggi chiari. Del resto, già ai tempi di Reagan, avevano un presidente che si dava arie da cowboy, era un attore. Anche Obama ha utilizzato una strategia molto chiara, era il primo presidente afroamericano, era giovane, elegante, stiloso. Oggi a contrapporsi a Trump c’è un vecchio signore coi capelli bianchi, un po’ inconsistente. Trump sta giocando la sua carta, incarna il cattivo e lo incarna bene, impone il suo personaggio e sa farlo in maniera convincente.
Stando sull’immagine, che artista vedresti a rappresentare Trump oggi? Obama aveva Obey che lo ha trasformato in una star. Trump a chi si dovrebbe rivolgere?
Ci vorrebbe un grande pittore realista e psicologico… un Lucien Freud per esempio. Che sapesse indagare a fondo la sua psicologia. Non un artista pop, una caricatura… di quelle gliene hanno già fatte a iosa, e non hanno cambiato nulla!
Oliviero Toscani: è il ritratto della disperazione del presente
Toscani, come vede la foto segnaletica di Trump?
Brutta foto.
In che senso? Non è a fuoco?
A fuoco lo è fin troppo, anzi: piena di luce. Da villaggio vacanze. Non è certo una foto segnaletica della Polizia. Le foto segnaletiche carcerarie sono tutt’altra cosa: di prospetto. Di profilo. Mezzo busto con un numero di archiviazione. Questa è evidente che non gliel’hanno fatta in carcere, forse gliel’ha fatta sua moglie al club Mediterranee.
Molti dicono che la foto è già iconica…
Ma sì, la gente ripete quello che dicono i media, ma io dico che quella foto non ha nulla di iconico e non è nemmeno una foto segnaletica.
Potrebbe tuttavia avere un certo effetto sull’elettorato, non crede?
Assolutamente no. Questo è il ritratto di un demente, di un uomo disperato, non avrà nessuna efficacia nella comunicazione propagandistica per le elezioni. Non è una pagina intelligente. È anche vero che ci sono state tante pagine non intelligenti che hanno fatto la storia, vedi i vari regimi, però questo è proprio il ritratto della disperazione.
Chi, fra gli artisti contemporanei o del passato avrebbe efficacemente dipinto Donald Trump?
Ma Trump è un mostro, ed è il ritratto della disperazione. Forse Munch, ecco: Trump in primo piano sul ponte che urla di disperazione.
Resta il fatto che Trump è un protagonista piuttosto iconico del mondo contemporaneo.
Ma sicuro, anche questa foto è importante come documento del tempo presente, ma è la testimonianza della disperazione del presente.
Filippo Riniolo: è l’immagine del combattente
Filippo Riniolo, tu in passato hai lavorato, come artista, sull’immagine di Trump. Era il 2017 quando hai creato un ciclo di opere in cui c’era, assieme ad altri politici e capi di Stato, un Donald Trump che puntava la pistola allo spettatore…
Sì, il ciclo si chiamava “Loro”. Era dedicato ai potenti della terra, raffigurati tutti con una pistola in mano che puntavano verso lo spettatore. Quel ciclo era ispirato alle teorie del filosofo argentino Ernesto Laclau, che offre una visione della società non divisa in destra e sinistra, ma in alto e basso. Partendo da questa visione, ho voluto raffigurare i potenti della terra con le armi in pugno: infatti, anche se non si vedono mai con le armi in mano, perché sono gli eserciti e i poveracci che portano le armi e che muoiono, in realtà sono loro a muovere i fili e a decidere le guerre. Quindi ho voluto costruire un’immagine che, benché falsa, rappresentasse la realtà meglio di una “vera” immagine. Però, col tempo, quest’immagine è diventata profetica, perché poi Trump le armi le ha usate veramente, o meglio le hanno usate i suoi seguaci, in suo nome, per tentare di ribaltare l’esito elettorale del 2021 con l’assalto a Capitol Hill. L’immagine guardava al futuro, quindi ha dato una forma alle cose prima che accadessero.
Hai creato l’immagine di un Trump come un “cattivo” degno di un film di gangster. Oggi, però, è lui stesso, utilizzando e rendendo virale la sua foto segnaletica, a dare di se stesso un’immagine di “cattivo”, tutt’altro che rassicurante…
Credo che ci sia tra le caratteristiche principali della destra mondiale una dimensione eversiva della democrazia. Lo dichiara pubblicamente perché unisce autoritarismo (anche in Italia dove la destra è sempre anti-libertaria, contro la libertà delle persone), e una politica economica tutta favore dei ricchi e contro i poveri. Queste sono le caratteristiche della destra mondiale. Trump le incarna molto bene, è dichiaratamente contro i poveri, dichiaratamente contro le persone fragili e dichiaratamente autoritario. Perché il senso più profondo della democrazia non è solo il voto, ma è la tutela degli ultimi, il diritto ad avere diritti. La destra mondiale è autoritaria e Trump la incarna molto bene… in questo senso è esemplificativa questa sua immagine autoritaria, che d’altra parte è tipica dell’immagine della destra: pensiamo a Mussolini con le braccia incrociate e l’aria imbronciata. Naturalmente sono tempi e contesti molto diversi, ma Trump non fa finta di non rappresentare molto bene quel modello autoritario di destra mondiale.
Ma credi che in quell’immagine ci sia anche una specie di invito a tirar fuori la parte “cattiva” di ognuno di noi?
Io cercherei di evitare questa contrapposizione tra buoni e cattivi… lui rappresenta un’antropologia… bianco, vecchio, maschio cisgender, altoborghese.. e autoritario. È il maschio che comanda. Questi sono gli elementi di Donald Trump autoevidenti: un maschio orgoglioso di comandare. Piace proprio a quel popolo che vuole l’uomo forte al comando. Lui coglie questa domanda politica. Make America Great Again voleva dire: scegli l’uomo forte.
Tu mi dici di levare la retorica del buono e cattivo, ma questa immagine sembra la personificazione del cattivo, tant’è vero che è stato paragonato a Jack Nicholson in Shining, o a Malcolm McDowell in Arancia Meccanica…
Certo, attenzione però. Secondo me è l’immagine del combattente, non del cattivo. Lui la usa per mettersi in contrapposizione a Biden, che è l’immagine del leader vecchio, rincoglionito, un po’ stupido, che fa gaffes… secondo la narrazione trumpiana, i dem sono mosci e stupidi. Mentre lui è il combattente. Se vuoi anche Salvini utilizzava la retorica del combattente, anche se oggi è cambiato molto… l’immagine di Salvini con la ruspa, o quella della Meloni dura e pura sono l’immagine del combattente. Tant’è vero che lui anche con questa foto lo ribadisce: “sono qua e combatto, non mollo”.
Però un’immagine così, con quello sguardo infuocato, sfocia nell’immagine dello psicopatico…
Questo per noi, ma quest’immagine non è rivolta a noi. Negli Stati Uniti fa presa perché lui appare come quello che decide, che comanda, che non si arrende mai.
Se tu dovessi associarla dal punto di vista formale estetico… ci vedresti dei riferimenti pittorici?
I primi personaggi che si fissano su questa immagine del “combattente”, e la utilizzano in maniera strumentale, distribuendola ovunque per ottenere consenso, sono Garibaldi, Napoleone e il Duce. Garibaldi è il primo in Italia… pensa che Garibaldi andava in giro con le proprie fotografie stampate e le regalava alle persone con l’autografo… perché era estremamente narcisista e aveva questa fissa della costruzione della propria immagine e del culto di sé. Ma comunque l’immagine del volto del leader combattente è sempre stata quella che sta sulle monete, dagli imperatori romani in avanti. Il fatto che sia accigliato, poi, non è una novità: il Duce si fa ritrarre arrabbiato mille volte. Una delle sue immagini più note è proprio quella di lui imbronciato.
Però qua c’è anche un altro elemento: quello della foto segnaletica. Che significato assume il fatto di utilizzare un’immagine del genere, che solitamente sarebbe una cosa vergognosa, da nascondere, per rilanciare la propria immagine?
L’elemento del carcere, della vittima della giustizia fa venire immediatamente in mente Berlusconi.
Eppure la vittima in questo caso non fa la vittima… sembra più un aggressore che un aggredito.
Lui ha una dimensione eversiva rispetto all’ordine costituito. E nel costituirsi vittima di questo ordine costituito, e appropriandosi dell’immagine da foto segnaletica attacca i giudici. Attacca il sistema perché ne ribalta il significato. Lui se ne appropria e la ribalta, trasformandola nell’immagine del combattente.
È una mossa geniale.
Ma certo, lui è un genio della comunicazione. In questo modo, facendo la vittima, in realtà vuole mettere in discussione l’ordine costituito… attaccando i giudici, che rappresentano quel sistema che lui vuole ribaltare. L’idea del leader che finisce a processo è quanto più lontano dall’idea trumpiana, perché lui si considera una sorta di imperatore, e in quanto tale non può essere processato.
Eppure Berlusconi cercava anche la simpatia del popolo, soprattutto nella sua ultima fase, si è posto come un “nonno buono”. Trump invece non cerca di far venire fuori la sua anima bonaria, ma quella oppositiva, rancorosa.
Oggi così. Ma in passato era anche altro, intanto il circondarsi di donne oggetto, le battute pruriginose… è solo in questa fase decadente che si è incattivito. Prima era l’uomo seducente nella sua virilità dozzinale.
Un’ultima domanda: questa foto può essere il simbolo, la rappresentazione del nuovo mondo basato sul conflitto dilagante, sull’ostentazione dell’odio e della forza?
Sì sì, ma incarna soprattutto l’immagine della destra mondiale. Ostentare l’odio e la superiorità, odio per le istituzioni democratiche in quanto garanzia dei più deboli. È strutturale alla nuova destra che si sta imponendo un po’ ovunque nel mondo.