Bouvet Island è l’intervento site-specific temporaneo realizzato dall’artista Stefano Cagol per il cortile centrale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.
Il 21 febbraio scorso, in occasione della Giornata Internazionale della Giustizia Sociale, è stata inaugurata al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia l’opera site-specific The Bouvet Island dell’artista Stefano Cagol, curata da AAC Platform con Camilla Boemio. Nel giardino centrale della Villa, tra il portico a emiciclo di Jacopo Barozzi da Vignola e la loggia dell’Ammannati, spicca l’installazione dorata e lucente. Quest’opera d’arte contemporanea, inserita nell’ambito rinascimentale, si amalgama e contrasta con l’ambiente circostante attraverso la forma e il colore rendendola un affascinante parassita visivo. L’opera è ispirata a un evento misterioso del 1979 legato all’isola di Bouvet, una delle più remote e incontaminate del pianeta. In quell’anno, durante la guerra fredda, il satellite statunitense Vela rilevò in quella zona un lampo di luce di origine sconosciuta. Le acque dell’isola sudatlantica, furono teatro di un enigmatico esperimento nucleare per il quale nessuna nazione si assunse la responsabilità. Questo episodio, noto come “il caso Vela”, ha generato varie ipotesi sui responsabili, ma le indagini secretate ancora oggi alimentano il mistero. Ciò che rende affascinante questo fatto storico sono le spregiudicate implicazioni etiche
Implicazioni Etiche e Contesto Artistico
Gli autori di questo test nucleare svolto in un ambiente incontaminato sono sfuggiti alle conseguenze di tale azione, gesto eticamente discutibile. Da questa critica nasce il progetto artistico selezionato per la Giornata della Giustizia Sociale, riconosciuto per il suo alto valore culturale nell’ambito della Manifestazione di Interesse 2024 rivolta alle associazioni del terzo settore. L’opera invita a riflettere sui limiti e le differenze tra un approccio ecologico alla vita sulla Terra e una concezione provocatoria che mette in pericolo l’equilibrio ambientale. Per la prima volta Bouvet Island è di colore oro, elemento significativo che associa l’opera alle civiltà antiche, alla spiritualità, al sole e al divino. Mentre oggi rappresenta anche il potere economico e politico, richiamando l’avidità materialistica umana che impone conseguenze drammatiche per gli ecosistemi moderni.
L’opera nel contesto
L’installazione metallica dalle forme frastagliate e aguzze, ricorda una pianta carnivora, una carcassa animale o i resti di un aereo incidentato. L’opera attrae e respinge simultaneamente, la suggestione ispira un senso di fascino fatale e pericoloso. Come un virus visivo, si staglia al centro del giardino nel quale spicca non per le sue dimensioni ma per la sua forma tagliente e singolare, si distacca dall’ambiente come un elemento disturbante ma allo stesso tempo affascinante. Bouvet Island si integra cromaticamente con il contesto rinascimentale e con i reperti della collezione di ETRU, ed è in armonia con le forme organiche nei marmi corinzi dell’Ammannati. L’opera di Stefano Cagol esplora il comportamento prevaricatore e colonialistico umano mediato dall’utilizzo dell’energia nucleare nella natura selvaggia.
Riconoscimenti e Impegno Ecologico
La produzione artistica di Stefano Cagol è incentrata sull’ecologia e si colloca nei campi dell’Arte Concettuale, dell’Arte Ambientale e della Land Art. Nella sua carriera ha ottenuto importanti riconoscimenti internazionali come la vittoria dell’Italian Council e la partecipazione a diverse edizioni della Biennale di Venezia e Manifesta 1. Inoltre, ricopre il ruolo di direttore artistico presso Castel Belasi, centro d’arte contemporanea focalizzato sul pensiero ecologico. Il tema dell’ecologia è centrale anche per AAC Platform, piattaforma no-profit composta da attivisti impegnati nel dialogo con la natura per promuovere la cultura contemporanea con particolare attenzione ai temi sociali e politici in relazione alla storia dell’arte.
L’opera “Bouvet Island” sarà visitabile fino al 24 marzo 2024 presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia.