Per anni, è stato lo spauracchio non solo di chiunque, in America e fuori dall’America, avesse a cuore le sorti di quella che viene spesso definita “la democrazia più antica del mondo”: non solo per le sue politiche dichiaratamente classiste, xenofobe, estremamente aggresive in tema di immigrazione (ha annunciato “deportazioni di massa” contro gli immigrati irregolari), contrarie ad ogni conquista in tema di diritti civili e sessuali (ha annunciato che metterà fine al “delirio transgender” nel suo primo giorno alla Casa Bianca, tagliando i fondi per le politiche di inclusività e di transizione per le persone transgender), ma anche per la sua spregiudicatezza, la sua arroganza, il suo linguaggio violento, il suo trasformare chiunque abbia un’opinione diversa dalla propria in un nemico da additare al pubblico ludibrio, da screditare, da schiacciare; e ancora, per le iperboliche “balle spaziali” gettate in pasto al pubblico per acchiappare voti (vedi il caso degli “immigrati che mangiano i gatti” in campagna elettorale), oltre che per lo spregio sistematico dei meccanismi di bilanciamento dei poteri e delle regole di base della democrazia rappresentativa (l’inquietante tentativo insurrezionale del il 6 gennaio 2021 con l’assalto al Campidoglio da parte dei suoi sostenitori ne è stata la prova più eclatante).
Il web ha spesso rimbalzato meme, vignette e sfottò su di lui, e molti artisti si sono schierati contro la sua rielezione, anche appoggiando apertamente la candidata democratica, poi risultata sconfitta, Kamala Harris. Oggi, però, piaccia o no, Trump sta per insediarsi per la seconda volta come Presidente eletto degli Stati Uniti. In occasione del suo insediamento, abbiamo chiesto ad artisti, americani e non solo, un parere al riguardo. Ecco le loro risposte.
Wang Guangyi: “Il mondo è paradossale, con Trump sarà sconfitta la serietà della politica”
Wang Guangyi, classe 1957, è uno degli esponenti più significativi della scena cinese contemporanea. Cresciuto durante gli anni difficili della Rivoluzione Culturale, ha vissuto in prima persona l’impatto della propaganda socialista, lavorando come pittore di manifesti rivoluzionari. È in questo contesto che matura il suo stile, che mixa in maniera provocatoria e ironica simboli del socialismo reale e icone del consumismo occidentale. Nella serie Great Criticism, che gli ha dato fama internazionale, mescolava immagini di operai, contadini e soldati, simboli della propaganda maoista, con i loghi di brand globali come Coca-Cola e Marlboro, creando un cortocircuito visivo e ideologico. Con queste opere, Guangyi ha svelato una verità paradossale, che l’utopia socialista e il feticismo consumistico del capitalismo non sono antagonisti, ma sono due facce di una stessa medaglia, entrambe capaci di plasmare desideri e immaginari collettivi.
Per la sua capacità di mescolare icone della propaganda politica con le immagini-simbolo della moderna società del consumo, Guangyi è oggi considerato un osservatore privilegiato del rapporto inestricabile che negli ultimi decenni si è andato a creare, in America, tra l’icona politica del Trump presidente e quella del Trump imprenditore, e più in generale tra realtà, manipolazione mediatica e intreccio di interessi politico-finanziari dell’era del post-capitalismo. “Quando ho affiancato i poster di propaganda alla coca-cola, l’obiettivo spirituale era stabilire un legame tra l’’utopia’ e il ‘feticcio’, ha detto l’artista. “Credo che le persone dovrebbero avvicinarsi alle mie provocazioni in modo serio, con un senso del sacro”.
Wang Guangyi, come vede il futuro dell’America e del mondo dopo la vittoria di Trump?
Forse l’impatto più grande è la decostruzione della serietà della politica.
In passato, lei ha unito i simboli del socialismo reale con le icone del consumismo occidentale, evidenziandone la complementarietà attraverso una fusione provocatoria. Cosa pensa ora della vittoria di Trump in America?
Quando ho combinato questi simboli, ho voluto assumere un atteggiamento neutrale. Stavo solo cercando di presentare il mondo come dovrebbe essere. Essi sembrano contraddittori, ma hanno una potenziale complementarietà e tensione. Nel breve termine, forse questa elezione ha aumentato l’incertezza, ma nel lungo termine, non credo che avrà un impatto assoluto, perché il mondo ai miei occhi sta procedendo secondo la sua traiettoria originale, e non cambierà e non cambierà il suo percorso solo a causa di una particolare persona.
Crede che possa esserci una svolta autoritaria in America, e che la democrazia americana diventerà più debole?
Può darsi che questo accada nel breve termine, ma il suo impatto maggiore è che mina la serietà e rende molte cose più difficili da giudicare.
Crede che l’arte possa ancora svolgere un ruolo di impegno sociale o politico?
Secondo me, le elezioni possono essere ridotte solo a una questione specifica, che è materiale; mentre l’arte dovrebbe concentrarsi principalmente su questioni metafisiche.
Crede che, come artista, lei possa intervenire nelle situazioni politiche?
Come artisti, non credo che dovremmo partecipare ad attività politiche specifiche. Una volta ho detto: “La politica deve essere al servizio dell’arte“.
Come artista, come pensa di poter documentare, riflettere o intervenire su ciò che accade negli Stati Uniti e nel mondo?
Ai miei occhi, l’arte non può interferire con ciò che accade; le cose sono concrete, ma la verità è spesso complessa e non possiamo assegnare un criterio semplice e rozzo di ‘giusto’ o ‘sbagliato’ a una verità complessa.
Nel suo lavoro utilizza spesso l’ironia e il paradosso per evidenziare le contraddizioni della società odierna. Crede che si potrà ancora usare l’arma dell’ironia anche dopo l’insediamento della nuova amministrazione Trump?
Ironia e paradosso sono strumenti metafisici. Io non ho mai pensato che le mie opere potessero avere dei significati pratici, ho sempre cercato di avere un atteggiamento il più possibile “neutrale” nell’utilizzare questi elementi visivi. Anche se nelle mie opere ci sono elementi “paradossali”, non è quello il mio intento: è il mondo stesso che è paradossale.
Le interviste precedenti le potete trovare qua:
Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 2: Timothy Greenfield-Sanders