Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 7: Eugenio Merino

Per anni, è stato lo spauracchio non solo di chiunque, in America e fuori dall’America, avesse a cuore le sorti di quella che viene spesso definita “la democrazia più antica del mondo”: non solo per le sue politiche dichiaratamente classiste, xenofobe, estremamente aggresive in tema di immigrazione (ha annunciato “deportazioni di massa” contro gli immigrati irregolari), contrarie ad ogni conquista in tema di diritti civili e sessuali (ha annunciato che metterà fine al “delirio transgender” nel suo primo giorno alla Casa Bianca, tagliando i fondi per le politiche di inclusività e di transizione per le persone transgender), ma anche per la sua spregiudicatezza, la sua arroganza, il suo linguaggio violento, il suo trasformare chiunque abbia un’opinione diversa dalla propria in un nemico da additare al pubblico ludibrio, da screditare, da schiacciare; e ancora, per le iperboliche “balle spaziali” gettate in pasto al pubblico per acchiappare voti (vedi il caso degli “immigrati che mangiano i gatti” in campagna elettorale), oltre che per lo spregio sistematico dei meccanismi di bilanciamento dei poteri e delle regole di base della democrazia rappresentativa (l’inquietante tentativo insurrezionale del il 6 gennaio 2021 con l’assalto al Campidoglio da parte dei suoi sostenitori ne è stata la prova più eclatante).

Il web ha spesso rimbalzato meme, vignette e sfottò su di lui, e molti artisti si sono schierati contro la sua rielezione, anche appoggiando apertamente la candidata democratica, poi risultata sconfitta, Kamala Harris. Oggi, però, piaccia o no, Trump sta per insediarsi per la seconda volta come Presidente eletto degli Stati Uniti. In occasione del suo insediamento, abbiamo chiesto ad artisti, americani e non solo, un parere al riguardo. Ecco le loro risposte.

Eugenio Merino: “Trump? Un fascista anarco-capitalista. Ma l’arte può scuotere le coscienze”

Classe 1975, Eugenio Merino è uno degli esponenti più significativi del panorama artistico contemporaneo. Le sue opere hanno sempre una valenza provocatoria e di forte critica politica, e prendono spesso di mira dittatori, come Francisco Franco, o presidenti e capi di stato contemporanei, le cui politiche presentano aspetti autocratici e liberticidi. In questo senso, le sculture e le installazioni di Merino appaiono come baluardi della libertà di pensiero, spesso sfidando la censura o procedimenti giudiziari, come nel 2012, quando l’artista fu citato in giudizio dalla Fondazione di Francisco Franco, per aver esposto durante la fiera Arco l’opera Always Franco, una scultura a grandezza naturale che ritrae il dittatore congelato in un frigorifero.

Nel 2020, anche Donald Trump è finito nel suo mirino (insieme a Bolsonaro e a Putin), divenendo parte della performance Freedom Kick, nella quale dei ragazzini delle favelas brasiliane giocavano a calcio usando sculture, realizzate dall’artista, che raffiguravano le teste dei suddetti presidenti. Il video della performance, divenuto virale in poche ore, ha scatenato, ovviamente, molte polemiche, incrementando il dibattito socio-politico anche nel mondo dell’arte. Non potevamo esimerci dal chiedere a Merino un parere a caldo sulle recenti elezioni americane. 

Come artista, qual è stato il tuo primo pensiero quando hai sentito la notizia della rielezione di Trump?

Gli americani hanno scelto la peggiore delle opzioni. Trump è un imprenditore fascista, razzista e anarco-capitalista, anche se gli interessi degli Stati Uniti sulla politica estera rimarranno gli stessi di quelli dei democratici. Come sostenere Netanyahu nel suo genocidio contro Gaza. Trump favorirà ulteriormente gli interessi delle corporazioni, delle grandi aziende e delle élite. Taglierà le tasse per i ricchi e imporrà nuove politiche fiscali per porre fine ai benefici per i più svantaggiati.

Con Freedom Kick hai letteralmente preso a calci la testa di Trump (insieme a quelle di Bolsonaro e Putin). Dopo la rielezione, vorresti realizzare un altro progetto, forse più specifico, su Trump? Se sì, puoi darci un’anteprima?

Freedom Kick rappresenta la lotta popolare antifascista, la lotta di classe, la lotta anticapitalista e anticoloniale contro il potere egemonico. L’opera simboleggia il potere che abbiamo, come società, di rovesciare e cambiare il modello economico che ci soggioga. Il video è stato girato a Tijuana con alcuni lavoratori della zona, che hanno giocato una partita di calcio con una replica in silicone della testa di Trump. Abbiamo anche realizzato un video con la testa di Bolsonaro in Brasile e con la testa di Putin a Washington. Freedom Kick rappresenta una forma di pubblica presa in giro di questi populisti.

La tua arte ha sempre lottato contro le violazioni dei diritti fondamentali e contro la censura (di cui sei stato vittima in prima persona). C’è la possibilità che il nuovo mandato di Trump abbia ripercussioni sulla libertà di pensiero? Se sì, cosa dovrebbero fare gli artisti per combatterla?

La libertà di pensiero è già influenzata dai media, dalla disinformazione e dai social network. Chi controlla i media controlla il discorso e il pensiero. Non credo che Trump sia molto peggio di questo. L’arte è uno strumento di trasformazione sociale in grado di plasmare la mente collettiva.

Uno degli aspetti più inquietanti della vittoria di Trump è che conferma la tendenza delle masse a essere ancora affascinate dalle figure dittatoriali del potere, il che inevitabilmente riporta alla mente eventi nefasti della storia del ventesimo secolo. Pensi che l’arte avrà ancora il potere di cambiare le menti, di aiutarle a ragionare, di modificare il corso della Storia?

Stiamo vivendo un’ascesa globale dell’estrema destra che sta cercando di riconquistare i privilegi del potere economico e politico. Il fascismo, come braccio armato del capitalismo, sta cercando di ristabilire l’ordine dopo il fallimento delle politiche neoliberiste. La sua incapacità di correggere i disastri sociali ed ecologici che ha generato richiede una narrazione più violenta per resistere. L’arte può mettere in discussione tutto questo. Può essere uno strumento educativo per tutti noi e può cambiare il modo in cui percepiamo la nostra realtà, la nostra storia e il nostro futuro.

Le interviste precedenti le potete trovare qua:

Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 1: Andres Serrano

Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 2: Timothy Greenfield-Sanders

Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 3: Wang Guangyi

Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 4: Dina Goldstein

Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 5: Matt Gondek

Trump è di nuovo Presidente: cosa ne pensano gli artisti / 6: Pyotr Pavlensky

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