Una “Nebula” a Videocittà: il racconto di un’ascesi sensoriale

In occasione di Videocittà 2024, evento che si è tenuto a Roma dal 5 al 7 Luglio, l’imponente struttura metallica del Gazometro si è trasformata nel medium artistico specifico di un’ascensione sensoriale oltre i confini dello spazio. “Nebula”è il titolo della straordinaria installazione immersiva site-specific, nata dalla preziosa collaborazione tra lo studio creativo Quiet Ensemble e l’icona internazionale della musica disco ed elettronica Giorgio Moroder, con il supporto scientifico dell’ Istituto Nazionale di Astrofisica. Questa è la terza installazione presentata da Quiet Ensemble per l’evento, dopo “Luna Somnium” nel 2022 e “Mater Terrae” nel 2023.

Il duo artistico Quiet Ensamble, fondato nel 2009 da Fabio Di Salvo e Bernardo Vercelli, si distingue per la creazione di opere audiovisive che sfruttano il dialogo tra luce, suono e spazio per dare vita a esperienze avvolgenti, concentrando la sua ricerca sull’esplorazione della relazione tra caos e controllo, tra il naturale e l’artificiale, creando installazioni e performances che catturano l’essenza di questi contrasti. Realizzata attraverso l’utilizzo di 400mila luci, montate lungo i 75 metri di altezza di una delle architetture simbolo della capitale e che si muovono e dialogano in un rapporto simbiotico con la traccia musicale creata ad hoc, Nebula crea l’illusione di un viaggio che partendo dal suolo terrestre porta gli spettatori a trovarsi sospesi nel mezzo di una galassia.

L’esperienza ha inizio nel buio, dove si riescono appena ad intravedere le linee geometriche del cilindro del Gazometro, quando d’un tratto si comincia a sentire una musica dai toni onirici e quasi epici che, sfruttando un effetto studiato di riverbero, sembra seguire l’andamento circolare della struttura. Il suono delle tastiere è accompagnato dall’apparizione di stelle colorate che danzano lentamente fino a scomparire repentinamente nel silenzio. Quando riparte, la musica si fa più incalzante e quel firmamento quasi statico viene scosso da un movimento sempre più vorticoso. La sensazione è quella di un’ascesa rapida, fuori dai confini dello spazio dell’installazione e protesa verso il cosmo.

I punti di luce creano una pioggia che sembra al contempo cadere e tornare verso il cielo, quasi sfidando la gravità e le leggi della fisica. Lo spettatore si ritrova a galleggiare in un mare di stelle cadenti, pianeti, satelliti ed asteroidi, fino a perdersi in uno stato meditativo nel giro di pochi minuti. Questo momento quasi trascendente viene interrotto da alcuni lampi di luce bianca, che a tratti rendono visibile lo scheletro del Gazometro, momento evidenziato dai toni scuri dei sintetizzatori e delle tastiere che guidano le luci nel loro movimento caotico che le porta a scontrarsi e fondersi tra loro.

E poi il buio e un riverbero che sembra farsi sempre più lontano. Quando tutto sembra già finito, una luce calda emanata da una grande lampada montata a terra al centro dello spazio, della quale nessuno si era accorto entrando, si irradia con una potenza quasi accecante, rivelando il groviglio di migliaia di fili e i microfoni che hanno reso possibile questo viaggio così surreale. Sembra di tornare di nuovo sulla terra. 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Il premio Palombini a Tarquinia, connettere antico e quotidiano attraverso la ceramica

Tarquinia, culla di antiche civiltà, continua a essere un crocevia di cultura e innovazione artistica grazie al lavoro della STAS (Società Tarquiniense d'Arte e Storia), da oltre un secolo custode del patrimonio artistico cittadino, e a iniziative come la mostra "Orizzonte Terra" e il Premio “Vasco Giovanni Palombini”.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno