Perché la Pixel Art non passa di moda

Protagonisti, community e nuovi mezzi del fenomeno artistico della Pixel Art, nata negli anni Ottanta insieme ai primi videogiochi

Oggi negli ambienti artistici è diventato quasi quotidiano parlare di arte digitale. Sono ormai diffusi in ogni parte del mondo festival, istituzioni, centri di ricerca dedicati all’interazione del concetto artistico con le ultime risorse tecnologiche.

L’intelligenza artificiale, per citarne una di cui abbiamo recentemente parlato qui

Come spesso succede in campo artistico, il gusto della ricerca del nuovo può fermarsi per dare spazio alla riscoperta del passato. 

Così sta succedendo con la Pixel Art, un fenomeno che nasce negli anni Ottanta insieme ai primi videogiochi. È una tecnica 2D disegnata e rielaborata sulla base dei pixel.

Identificarla non è complesso, date le basse risoluzioni – generatrici appunto di pixel – e le scarse palette di colori. Tutto dovuto ai vecchi nonché storici primi hardware con pesanti limitazioni rispetto ai programmi Adobe e Macintosh attuali.

Quello che invece ora succede è una scelta di design controcorrente, che si lega al gusto retrò in alcuni visuals di opere digitali. Non solo legate ai videogiochi e non di facile realizzazione.

Queste opere comportano impegno, precisione e una presa di posizione che non può mutare durante il lavoro svolto dall’artista.

Il pixel è come una matita per chi disegna con questa tecnica, così afferma Krayon, pixel artist che ha fatto della tecnica il suo strumento di ricerca.

Krayon

Partito da Melfi, ma cresciuto nell’ambiente romano, ha una formazione in disegno industriale e grafica. Ispirato all’arte puntinismo di Seurat e dall’optical art di Vasarely e affascinato dal mezzo tecnologico, sviluppa il proprio linguaggio. L’artista lavora più di forma che di contenuto, concentrandosi sulla tecnica utilizzata: il pixel.

All’interno dell’articolo, alcune sue opere. Nel 2015 creano TEXTURA in fest, primo festival di street art nella loro città di origine. Nel 2018 il duo viene ospitato a Shenzhen da Jardin Orange per una residenza artistica e ha esposto durante la Shenzhen International Art Fair e Hong Kong Affordable art fair.

Alcune opere su tela sono entrate nelle collezioni permanenti dell’HQB Museum di Shenzhen e di Banca D’Italia.

Oltre ai singoli artisti, vi sono anche intere community a sostenere il fenomeno anni Ottanta. Tra queste le più grandi e conosciute sono Lospec Discord, Twitter, /R/Pixelart e Pixelation.

Chatroom, forum ed ecosistemi digitali aperti ad artisti emergenti ed esperti. La possibilità di approfondire la tecnica diventa di fatti ancora più democratica e la ricerca fondata sulla condivisione continua ad avanzare.

Da videogiochi a tecnica riscoperta, la pixel art sembra non fermarsi e dagli anni Ottanta prosegue il suo sviluppo cercando di riportare i propri artisti di nuovo al centro dell’attenzione.

I sistemi moderni giocheranno sicuramente un ruolo decisivo in questa sfida che l’arte 2D sta avviando con le ultime novità di arte digitale.

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