Una notizia che ha suscitato una grande attenzione e indignazione mediatica, una difesa a spada tratta della libertà di espressione dell’arte contemporanea distrutta dal “vandalismo pubblico”.
Negli ultimi anni però, diverse opere d’arte pubblica contemporanea hanno subito le angherie e le vandalizzazioni di visitatori “poco attenti” e sicuramente poco interessate al valore culturale di queste creazioni, per usare un eufemismo.
Vediamo insieme 5 opere d’arte contemporanea che sono state vandalizzate in Italia negli ultimi anni:
Collocata nel 2002 nell’ambito di un progetto di riqualificazione urbana, il così detto Igloo di Mario Merz nel 2022 è stato vandalizzato con un “tag” di un writer. L’opera, la sua classica “capanna archetipa”, in realtà faceva parte di una fontana, con canne che fuoriuscivano a gettare l’acqua, ma in quel momento, a causa di lavori, era spenta.
Il malcapitato ha sicuramente pensato che si trattasse di un semplice pezzo di cemento al centro della strada…
Nel 2018 una statua dell’artista svizzero “Big Clay #4” collocata in Piazza della Signoria è stata imbrattata con della vernice arancione. L’autore? Un cinquantenne della Repubblica Cieca che sosteneva di essere stato commissionato da Fischer stesso. Ovviamente, la scusa non ha retto e il signore è stato arrestato e condannato al risarcimento di 3.000 euro. Una curiosità: nel 2015 la stessa persona si era denudata nella Fontana di Trevi.
Nel 2020, una statua raffigurante la Statua della Libertà a Palazzo Collicola di Spoleto è stata vandalizzata… per ben 4 volte! I primi 3 episodi erano stati totalmente fortuiti, mentre il quarto, forse, è stato un gesto voluto di frustrazione diretto a quella rappresentazione della libertà americana… o forse è stato solo l’ennesimo attimo di vandalismo senza alcun senso.
Stavolta siamo nel 2022, a Roma, e il bersaglio dei vandali si chiama “Il giovane profugo” realizzata dal celebre scultore Jago. Nella notte tra il 5 e il 6 agosto, un pezzo del gomito delle statua è stato danneggiato. Purtroppo Jago non è nuovo a questo tipo di disavventure: un’altra sua statua, intitolata “Lookdown” a Napoli, era stata vandalizzata. In questo caso l’artista ha voluto incontrare i giovani autori di questo futile gesto, che erano stati ripresi in un video diventato virale, per mostrare loro il vero significato dell’arte.
Sempre a Torino, nel marzo di quest’anno, l’artista Rebor aveva realizzato un’opera provocatoria, un finto manifesto pubblicitario contro la crisi climatica con tanto di pantaloni e scarpe. Appena due giorni dopo, qualcuno ha pensato bene di portarsi via questi due indumenti, e l’atto era stato persino anticipato dall’artista stesso, che ha dichiarato: “Alla fine mettendo le opere in strada è molto probabile che succeda ciò ma con questa opera ho voluto anticipare e continuare la visione green. Le scarpe della scultura erano in buono stato e quindi potevano essere prese e riutilizzate idem per i pantaloni rosa”
L’arte contemporanea in Italia è espressione di creatività e innovazione, ma purtroppo certe opere pubbliche vengono di fatto costantemente minacciate da alcuni atti vandalici. Gli artisti, le comunità e le istituzioni culturali hanno reagito con determinazione per preservare e proteggere queste opere d’arte, dimostrando l’importanza di un dialogo aperto e rispettoso sul valore dell’arte contemporanea nella nostra società. La consapevolezza dell’importanza di proteggere l’arte contemporanea e il suo significato culturale è essenziale per garantire che queste opere contino a ispirare e affascinare le generazioni future.
“Sconcerto e sgomento questa mattina a Napoli dove all’alba un grosso incendio si è sprigionato in piazza Municipio: avvolta dalle fiamme la Venere degli stracci, l’importantissima opera di Michelangelo Pistoletto. Le fiamme hanno sciolto la statua e ridotto in cenere gli indumenti vecchi che ‘adornavano’ la Venere. Sull’accaduto sta indagando la Polizia. L’ipotesi maggiormente considerata al momento è che la natura dell’incendio sia dolosa”. (“Il Mattino”, 12 luglio).
“Questo rogo non mi stupisce, mi spaventa perché mi mette davanti a una situazione drammatica del nostro tempo. Un tempo in cui si continua a rispondere a qualsiasi proposta di bellezza, di pace e di armonia con il fuoco e con la guerra, afferma Pistoletto”. (Adnkronos, 12 luglio).
“A me dispiace tantissimo perché sono un estimatore dell’artista Pistoletto poi però bisogna capire che cosa è successo”, ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. (Il Mattino, 12 luglio).
È molto scosso, lo scrittore Maurizio de Giovanni: “Un atto vile, frutto del peggiore vandalismo. Non colpisce solo un’opera di prestigio, simbolica dei guasti del nostro tempo, ma anche il tessuto della nostra comunità”. (Il Mattino, 12 luglio).
“L’arte in piazza si espone al martirio. Ogni opera in piazza a Napoli è stata negli anni saccheggiata. Napoli non è un museo immobile dove tutto smette di essere nel flusso della vita per sospendersi nell’ammirazione ovattata dietro i vetri blindati pronta a mettersi in mostra nelle foto dei turisti. Questa è la sua dannazione ma anche la sua particolarità che la rende così necessaria da vivere, Napoli e le sue bellezze respirano, e rischiano”. (Roberto Saviano, “Corriere della sera”, 23 luglio).
“Lo hanno fatto di notte, di nascosto, come i ratti. L’immagine, girata questa mattina sui social, mi ha ricordato i Bücherverbrennungen, i roghi dei libri, partiti dalla Berlino del 1933 della Germania Nazista che voleva distruggere la cultura. La statua è bruciata come al tempo bruciavano le streghe, gli uomini illuminati e Giordano Bruno. Tutto ciò è metafora inveterata del potere patriarcale di dittatori, eserciti, produttori di armi e spietati finanzieri che, con guerre e manipolazioni psicologiche, impongono morte e distruzione alla terra, al femminile, alle parti socialmente più deboli” (Manuela Gandini, Facebook, 12 luglio).
“È un atto grave e ci auguriamo che sia al più presto chiarito nelle responsabilità. Ed è la conferma, in ogni caso, che occorre sempre maggiore rigore contro atti di vandalismo, oltraggio e sfregio, che prendono di mira beni culturali e artistici”, ha dichiarato il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca”. (Il Mattino, 12 luglio).
“L’unica immagine che mi viene in mente è quella dei Buddha di Bamiyan, distrutti dai talebani su insistenza di Osama Bin Laden”. (Vincenzo Trione, intervista rilasciata a Emma Sedini, Italy 24 Press Italian, 31 luglio).
“Penso che sia stato davvero l’atto di un individuo con seri problemi psicologici, in preda a una sindrome di Stendhal inversa. È il commento che mi ha fatto Mimmo Paladino, e mi sembra che esprima bene il caso”. (Vincenzo Trione, intervista rilasciata a Emma Sedini, Italy 24 Press Italian, 31 luglio).
“Era in una mensa di via Marina a Napoli ed è stato rintracciato dalla polizia che ha visionato i filmati della videosorveglianza. Ha 34 anni, S.I. le sue iniziali, e non ha una fissa dimora. Agli agenti di polizia che lo hanno fermato, l’uomo ha negato di essere il responsabile del rogo. Ma a incastrarlo sarebbero le immagini delle telecamere di sorveglianza”. (Agi, 12 luglio, h. 19.16).
“Il rogo della #VenereDegliStracci da parte di un clochard è probabilmente la performance artistica più interessante del 2023 (@stacce2021, Twitter, 12 luglio).
Il sindaco rivela: “C’era una gara social per bruciare la statua”. (Il Mattino)
“Basta accusare noi napoletani di essere ignoranti: il rogo della #VenereDegliStracci è stato appiccato da un clochard. I soliti francesi di merda”. (@rostokkio, Twitter, 12 luglio).
“Viene da piangere. È purtroppo un disastro annunciato”, lo ha scritto sui social Antonio Bassolino. “È infatti davvero assurdo che non si fossero progettati e realizzati i necessari sistemi di protezione e vigilanza di un’opera d’arte in uno spazio pubblico”. (Repubblica)
“L’arte in piazza a Napoli ci deve stare e libera non presidiata da gendarmi, deve rimanere così vulnerabile e ammirata dai più, pronta a farsi beffeggiare, persino distruggere arrivando al giorno in cui quell’atto gratuito verrà percepito finalmente come un dono da tutti”. (Roberto Saviano, “Corriere della sera”, 23 luglio).
“Godo, hanno fatto bene, dovete impazzire” (@uogiacco, Twitter, 12 luglio).
“La distruzione della Venere, guardando in una dimensione più estesa, potrebbe definirsi – si è chiesta Maria Pioppi – come un femminicidio?” è il commento di Maria Pioppi Pistoletto. (Fondazione Cittadellarte).
“Dobbiamo vincere questa battaglia non mettendo una guardia in ogni angolo della città ma facendo crescere la grande civiltà di Napoli”, ha detto il sindaco Manfredi. (Il Mattino, 12 luglio).
“Vantaggio dell’arte contemporanea, rispetto al moderno o all’antico, è che buona parte delle opere sono realizzate con materiali che ne prevedono il rifacimento. È questa la sola ‘consolazione’ di fronte a un atto vandalico senza precedenti nel nostro paese, ufficialmente iscritto all’elenco del degrado, dell’inciviltà, della mancanza di rispetto contro ciò che andrebbe conservato e rispettato, ovvero l’opera d’arte”. (Luca Beatrice, “Libero”, 13 luglio).
“Gilles Deleuze diceva che non abbiamo bisogno di esprimerci, lo facciamo fin troppo; abbiamo bisogno di interstizi di solitudine e silenzio per dire finalmente qualcosa di vero. La Venere carbonizzata fa più notizia di quella originale perché rappresenta “qualcosa di vero e autentico”… a partire per esempio dal monte di stracci che non era tale ma era una sua simulazione, realizzata con una struttura interna”. (Luca Rossi, 13 luglio, Facebook).
“lol ma che cagata era #VenereDegliStracci”. (@BMastrotta, Twitter, 12 luglio).
“L’opzione che tutti si berranno è quella psicologica: lo sbandato ha agito perché non tollerava la bellezza. Ma l’opzione più plausibile, secondo me, è questa: come il bambino della famosa favola, ha visto quella catasta di vestiti abbandonati per ciò che effettivamente era, una catasta di vestiti abbandonati, e non per quello che artista e pubblico si sono accordati di vederci. L’ha proclamato senza infingimenti, con un gesto radicale che può essere considerato esso stesso performance”. (Antonio Gurrado, Il Foglio, 13 luglio).
“La Venere degli stracci – ha spiegato Paolo Naldini, direttore di Cittadellarte – è dal 1967 simbolo del mondo nell’era del consumismo sconsiderato; adesso la Venere bruciata è anche il simbolo del pianeta in fiamme e di ciò a cui porta la nostra violenza”. (Fondazione Cittadellarte)
“La vera vita di un’opera morta, riproduzione di un’antica idea, come sempre in Pistoletto un concetto, è nel falò che l’ha fatta ardere all’improvviso e diventare, da provocazione, emozione. I vandali che, per dispetto e ignoranza, hanno appiccato il fuoco non hanno pensato che avrebbero, con il loro gesto apparentemente insensato, fatto vivere l’opera”. (Vittorio Sgarbi)
“Recentemente ho scritto un pezzo sul sublime intenzionale, in cui ho citato il caso di Venere. Come disse il musicista Stockhausen di fronte all’attacco alle Twin Towers: “Il fuoco è la più grande opera d’arte contemporanea”. C’è sì una dimensione spettacolare, ma non bisogna cadere nell’estetizzazione. Questo gesto deve essere stigmatizzato. Mi irritava leggere di persone che lodavano il fuoco come se fosse una ribellione popolare per un’opera fallita. Si tratta di affermazioni gravi e pericolose, che rischiano di legittimare ulteriori atti di vandalismo”. (Vincenzo Trione, intervista rilasciata a Emma Sedini, Italy 24 Press Italian, 31 luglio).
“La Venere – ha affermato Olga Pirazzi, responsabile dell’Ufficio Moda di Cittadellarte – era a Napoli per lanciare un messaggio di speranza e porre sotto i riflettori il tema della moda sostenibile. Uno degli obiettivi era infatti rigenerare gli scarti tessili, invece, alla luce di quanto accaduto, siamo tornati indietro nel tempo, come un anacronismo, quando si bruciavano gli indumenti negli inceneritori”. (Fondazione Cittadellarte)
“Il mio invito è di recarsi in piazza del Municipio e di lasciare un proprio straccio come solidarietà a chi amava quell’opera”, è l’appello di Alessandro Preziosi (Youtube)
“Preziosi non sa quello che dice. Quell’opera era una riproduzione fuori scala, e vale come i jeans usati che Preziosi invita a deporre come reliquie. Il fuoco l’ha resa unica e memorabile”. (Vittorio Sgarbi).
“Il mondo brucia, la nostra civiltà intera è consumata da un rogo, un olocausto di violenza, guerre, povertà, inquinamento, ingiustizia ed esasperazione: che una Venere degli stracci, in questo mondo in fiamme, sia stata incendiata da uno straccione è l’esito artistico più delizioso e giusto in cui egli potesse sperare per un’opera che, forse, stanca di essere usata in ogni contesto possibile come monumento alla fortuna del suo autore, ha deciso di ribellarsi e di vivere una nuova vita bruciante”. (Mariasole Friche Garacci, Facebook, 14 luglio).
“Le ‘sartine di Scampia’ organizzano uno stand in piazza Municipio per la vendita dei loro prodotti al fine di devolvere il ricavato alla ricostruzione della ‘Venere degli stracci’”. (Ufficio Stampa del Comune di Napoli).
“La Venere come una fenice contemporanea si rialzerà più imponente di prima e come ci ricorda il poeta Sufi ‘se la forma scompare la sua radice è eterna’”. (Dipartimento educazione il Castello di Rivoli).
“Questo simulacro fuori scala, questa ennesima copia inutilmente gigantesca, assomigliava più a una trovata scenografica, a un giocattolone alieno, calato dall’alto per ribadire se stesso, volendo a tutti costi spettacolarizzarsi e finendo con l’assomigliare a una versione goffa di sé. Persino là dove la verità e il rigore del progetto artistico avrebbero dovuto prevalere, ha vinto la facilità di una scorciatoia: sotto lo strato di indumenti si nascondeva – come rivelato dal fuoco – un’impalcatura in ferro, uno scheletro su cui poggiavano, con un trucco elementare, i pochi stracci necessari a simulare la catasta”. (Helga Marsala, Artribune, 13 luglio).
“Quella struttura carbonizzata sembra la struttura del Novecento e della retorica dell’Arte Povera, oggi diventata un brand su cui speculare”. (Luca Rossi, 13 luglio, Facebook).