L’arte contemporanea torna a riaffiorare dalle acque del lago d’Orta, e sulle sue sponde. C’è ancora tempo fino al 1° novembre per visitare le spettacolari installazioni promosse dalla fondazione Alberto Giacomini, una vera e propria mostra diffusa en plein air, disseminata su tutto il paesaggio lacustre piemontese, quest’anno alla seconda edizione. Sono poco meno di una trentina le grandi opere ideate e realizzate dagli artisti chiamati a partecipare all’iniziativa, e davvero connotano l’ambiente naturale del lago con suggestive presenze artificiali di forte impatto visivo, nel rispetto tuttavia del contesto, e anzi: avvalorando una sintesi di arte e natura che risulta tra le più apprezzabili manifestazioni di land art dell’ultimo periodo, che in questo caso si fa osmosi tra il pensiero artistico e l’ambiente, nel nome e nel verso della protezione reciproca.
Tre sono i filoni ispirativi adottati dalla rassegna e proposti agli artisti: i portrait, che raggruppano dieci imponenti sculture d’acciaio inox dell’albanese Helidon Xhixha, in dialogo con il territorio e le acque circostanti, i Floating, che oltre alle sculture dell’artista balcanico accolgono i lavori di Omar Hassan e di Simone Benedetto, riflettendosi nel lago, e infine la serie Oxigen: opere inserite ad hoc tra spiagge, giardini e antiche dimore, oppure sorgenti tra i profili delle colline o in intimità mistica con i luoghi sacri, pievi e cimiteri.
Altri tre sono gli artisti della collettiva benefica al lago d’Orta, con Sergio Floriani, Silvia della Rocca e Angelo Molinari. I sei autori hanno trasformato la geografia del lago in una vasta e fantasmagorica cornice naturale, fitta di messaggi suggestivi a firma d’artista, che mettono in guardia il visitatore dai pericoli che l’uomo starebbe infliggendo a se stesso, mettendo a repentaglio gli equilibri della natura. Percorribile perimetrando le sponde dalla terra ferma, o anche navigando da costa a costa con mezzi nautici, ma basta una canoa. Si incontrano le gigantesche bottiglie gemelle di Xhixha, ancorate al fondo come relitti del consumo e del rifiuto del riciclo, e dall’altra parte del lago gli iceberg lucenti che testimoniano l’afflizione della crosta terrestre per lo scioglimento dei ghiacciai, o il grande comignolo emergente di Hassan, colante lacrime di colore, e il poderoso Sexyteddy Bear, concepito e adagiato sulla superficie lacustre come un placido e consolatorio gonfiabile da spiaggia da Simone Benedetto, ma l’orsacchiotto in patchwork, grande come un cavallo di Troia, è da temere, per la specie umana, anche se sembra un dono per bambini.
Spaventosa meraviglia, tutta da ammirare, per un autunno di natura in mostra, nell’incontro fatato di un lago con l’arte.