“Una madre che vive per vendicare la morte della figlia, sacrificata dal padre sull’altare degli dèi: dal 6 all’11 febbraio, al Teatro Strehler, Isabella Ragonese è Clitennestra, la tragica regina di Micene, nell’ultimo spettacolo di Roberto Andò, tratto dal romanzo con cui Colm Tóibín ha riletto il mito classico come dramma di passioni e debolezze terribilmente umane”
Che sia per ricordi scolastici o per interesse personale, tutti conosciamo la storia di Clitemnestra*, moglie tradita e traditrice che insieme all’amante uccide il marito quando fa ritorno dalla conquista di Troia. La tragedia messa in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano, però, non ricalca quella di Eschilo*, ma segue la trama di “La casa dei nomi”*, romanzo del pluripremiato scrittore irlandese Colm Tóibín*, che Roberto Andò ha adattato per il teatro.
La storia si sviluppa per quadri, momenti diversi dell’intera vicenda, dal sacrificio di Ifigenia, la prima amatissima figlia di Clitemnestra e Agamennone, avvenuto con l’inganno, all’assassinio architettato dalla regina di Micene insieme all’amante Egisto, fino alla vendetta perpetrata sulla protagonista dagli altri due figli, Elettra e Oreste.
Nel romanzo di Tóibín gli dèi non esistono, o se ne sono andati da tempo, e i protagonisti della storia sono esseri umani soli, animati da nient’altro che le loro passioni e le loro paure. Soli di fronte alla profondità del dolore e all’orrore dell’animo umano, ai nostri che vivono in ognuno di noi. Ecco, quindi, che la scena di Gianni Carluccio è buia, popolata da tombe anonime e letti di ospedale e ripartita su due piani, per consentire a tutti i protagonisti della rappresentazione di esprimere e vivere sentimenti diversi o affini, in contemporanea.
I toni dominanti sono freddi, con largo uso dei non colori, nero e bianco, e i costumi sono contemporanei, ridotti all’osso, perché ciò che risalti sia la capacità attoriale degli interpreti.
In questo senso Isabella Ragonese spicca su tutti con la sua Clitemnestra, che dà voce a tutto il suo dolore e alla sua rabbia, senza mai essere sopra le righe. La affiancano altri sette attori ben affiatati, e un coro di cinque altri interpreti, sempre presenti sulla scena, silenziosi e agenti come un corpo unico, a voler sottolineare i momenti più profondi dello spettacolo, che sono quelli del silenzio e della presenza fisica. A volte basta un passo accelerato, un taglio di luce o uno sguardo per comunicare ciò che mille parole non riuscirebbero a trasmettere.
Una “Clitennestra” umana, dunque, quella del Teatro Strehler, che offre uno sguardo diverso sul rapporto tra violenza subita e vendetta ottenuta.
Note
Clitemnestra: regina mitologica di Micene, figlia di Tindaro e Leda e sorella di Elena, Castore e Polluce. Diventa sposa di Agamennone in seguito che questi uccide il suo primo marito e il figlio neonato della coppia e con lui ha altri quattro figli: Ifigenia, Elettra, Crisotemi e Oreste. La sua figura incarna la rappresentazione della donna adultera e si contrappone a quella della fedele Penelope.
Eschilo: drammaturgo della Grecia antica, scrive “Le Orestee”, un gruppo di tre tragedie (“Agamennone”, “Coefore” e “Eumenidi”) in cui offre il racconto più famoso delle tragedie che ruotano attorno a Micene.
“La casa dei nomi”: romanzo di Colm Tóibín uscito nel 2017, pubblicato in Italia nel 2018 da Einaudi editore.
Colm Tóibín: scrittore, critico letterario e professore irlandese classe ‘55. Noto autore LGBT.
Fonti e crediti fotografici
Piccolo Teatro Milano
CLITENNESTRA
da La casa dei nomi di Colm Tóibín
adattamento e regia Roberto Andò
con Isabella Ragonese, Ivan Alovisio, Arianna Becheroni, Denis Fasolo,
Katia Gargano, Federico Lima Roque, Cristina Parku, Anita Serafini
coro Luca De Santis, Eleonora Fardella, Sara Lupoli, Paolo Rosini,
Antonio Turco
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Daniela Cernigliaro
musiche e direzione coro Pasquale Scialò
suono Hubert Westkemper
coreografie Luna Cenere
trucco Vincenzo Cucchiara
parrucchiera Sara Carbone
aiuto regia Luca Bargagna
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival
Lo spettacolo presenta scene di nudo
durata: 90 minuti
Piccolo teatro Strehler, dal 6 all’11 febbraio 2024