“Qui su l’arida schiena del formidabil monte…” Con questi versi Giacomo Leopardi evoca la forza resiliente della ginestra, fiore solitario che si aggrappa alla vita sui pendii del Vesuvio, consapevole della propria fragilità di fronte all’immensa potenza della natura.
È proprio da questa immagine che prende avvio la mostra “La Ginestra e il Vesuvio” di Allegra Hicks, una riflessione sul rapporto tra l’essere umano e l’ambiente che lo circonda, sull’interazione tra distruzione e rigenerazione. Se Leopardi descriveva una natura indifferente e matrigna, Hicks propone una visione che, pur riconoscendo la forza devastante del vulcano, ne esalta la capacità di creare nuova vita, trasformando il deserto in una fioritura continua.
La mostra si terrà dal 2 al 19 ottobre 2024 presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York, con un’inaugurazione prevista per oggi 2 ottobre, dalle 18:00 alle 20:00. Allegra Hicks, designer e artista nota per la sua capacità di fondere arte e artigianato, esplora in questo progetto il delicato equilibrio tra vulnerabilità e forza. Il suo lavoro si ispira a tradizioni antiche come l’arazzo e la scultura in bronzo, reinterpretandole in chiave contemporanea per raccontare la fragilità umana e la forza rigenerativa della natura.
Le otto opere in esposizione offrono un viaggio attraverso questa dialettica. Nella galleria principale dell’Istituto spicca un grande arazzo di due metri per lato, in cui la ginestra emerge esplosiva dalla bocca di un Vesuvio nero-blu. I petali ricamati, simili a frammenti di lava, suggeriscono un dinamismo che contrasta con la maestosità del vulcano, incarnando il dialogo tra distruzione e creazione. Un trittico esplora il fiore da diverse prospettive, dissolvendone gradualmente la forma fino all’astrazione, mantenendo viva la sua essenza di simbolo di resistenza.
Nella Galleria Borghese, l’esperienza si fa immersiva con un’installazione che porta i visitatori all’interno del vulcano. Quattro tele dai toni scuri, animate da lapilli incandescenti, creano un’atmosfera intensa e drammatica. Al centro dell’installazione, una piccola ginestra in bronzo si erge fragile ma indomabile, richiamando l’immagine leopardiana del fiore che, pur vulnerabile, continua a fiorire. La scelta del bronzo sottolinea la forza e la durata della natura, capace di rinnovarsi anche nelle condizioni più estreme.
La mostra invita a riflettere sulla capacità della natura di distruggere e al contempo generare nuova vita, un ciclo eterno che tocca anche la condizione umana. In un’epoca segnata da sfide ambientali e cambiamenti climatici, l’opera di Hicks si rivela particolarmente attuale, offrendo uno spazio di riflessione sulla resilienza e l’interconnessione tra l’uomo e il mondo naturale.