L’interazione silenziosa negli sguardi ritratti da Tarcisio Veloso

“Olhares”, la prima mostra personale di Tarcisio Veloso in Europa, si apre negli spazi di Atipgrafia ad Arzignano. Curata da Elena Dal Molin e Alessandra Maria Venditti, l’esposizione riunisce dieci dipinti realizzati appositamente per questa occasione, dei ritratti tanto enigmatici quanto affascinanti. Veloso, nato nel 1991 a Correntina, Bahia, in Brasile, sviluppa la sua ricerca pittorica attingendo alla tradizione del ritratto classico, cogliendo i suoi personaggi in pose meditative o solenni, intensità che trova il suo culmine nello sguardo dirompente che instaura un affinità con lo spettatore.

Photo Courtesy Alberto Sinigaglia

Le sue tele sono superfici colme di dettagli rinascimentali, come i tessuti ricchi e i tagli degli abiti, con segni contemporanei che rompono la linearità temporale delle opere. Così, in un contesto privo di riferimenti precisi, figure umane e mitologiche levitano in uno spazio sospeso, teatrale e profondo, capace di esaltare i loro stati d’animo. Il titolo “Olhares”, che in portoghese significa “sguardi”, incarna perfettamente l’intenzione di Veloso: instaurare una connessione tra i personaggi del quadro e chi li contempla, portatori i primi, di segreti deducibili solo dai secondi, ma sempre in maniera intima e personale.

L’allestimento è la costruzione di questa sospensione e del dialogo silenzioso: gli spazi della vecchia tipografia, caratterizzati da pareti grezze e superfici industriali, accolgono i dipinti di Tarcisio Veloso come figure misteriose emerse da un altro tempo. Le tele galleggiano, alcune coperte da drappi leggeri che le isolano nello spazio, suggerendo un’intimità e una delicatezza che si fa sacra. Questi teli, disposti con cura e attenzione alla composizione visiva, cadono morbidi fino a terra, richiamando l’idea di un velo che copre e svela al tempo stesso, come se l’opera fosse parte di un rituale di scoperta per chi vi si avvicina.

Photo Courtesy Alberto Sinigaglia

L’illuminazione, strategicamente dosata, sottolinea il contrasto tra le superfici ruvide della struttura e la delicatezza pittorica dei ritratti, giocando con le ombre per enfatizzare le espressioni e i dettagli minuti dei soggetti raffigurati. Ogni dipinto, così isolato ma potentemente presente, diventa un dialogo muto quindi anche con l’ambiente, incorniciato in un minimalismo che richiama una teatralità sottile ma costante.

In questa cornice essenziale, le opere emergono come frammenti di storie lontane, non inserite in un contesto specifico, ma universali, permettendo a chi guarda di concentrarsi sui dettagli più intimi: uno sguardo, una piega del vestito, un gesto appena accennato. L’allestimento rispecchia così la poetica dell’artista, fatta di sospensione tra mondi, di una narrativa che si costruisce lentamente, quadro dopo quadro, sguardo dopo sguardo.

L’artista brasiliano racconta come ogni dipinto nasca da una commistione di esperienza reale e immaginazione, che sia l’impressione lasciata da un film o un incontro casuale. Per Veloso, i sentimenti umani sono un tema senza tempo, da esplorare attraverso l’arte e gli sguardi: “Ogni opera racchiude il mio sguardo sui sentimenti, sulle emozioni e le esperienze comuni alla vita di tutti noi. Mi piace pensare che chiunque li osserverà, attraverso il proprio sguardo, possa ritrovarsi in quelle stesse emozioni”.

La curatrice Elena Dal Molin riflette su questa scelta: dopo il successo dell’esposizione dedicata a Piero Fogliati e alla sua “città fantastica” fatta di scienza e poesia, era il momento di raccontare storie umane. E chi meglio di Tarcisio Veloso, con la sua origine brasiliana e il suo stile pittorico potente, poteva interpretare queste narrazioni? Il Brasile, nazione di innumerevoli etnie, offre un terreno fertile per riflettere sull’intreccio di culture e identità.

“Olhares” si inserisce nella programmazione di Atipografia, che continua a proporre progetti site-specific, pensati per dialogare con la storia e l’architettura dell’ex tipografia di Arzignano, mantenendo al contempo un occhio attento sulle voci emergenti del panorama artistico globale. Veloso, con questa prima personale europea, si affaccia al pubblico del vecchio continente attraverso un linguaggio pittorico raffinato e profondo, capace di parlare direttamente al cuore e all’immaginario di ciascuno di noi.

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