Borderland, a Verona un’opera AI reinterpreta la collezione di Palazzo Maffei

A Palazzo Maffei di Verona, il prossimo 10 ottobre, inaugura “Borderland”, un’opera generativa e interattiva di Manuel Gardina a cura di Serena Tabacchi, che unisce arte e intelligenza artificiale in un’esperienza pionieristica. Progettata specificamente per il museo, questa installazione digitale fonde paesaggi, ritratti e iconografie della collezione Carlon, creando scenari sempre nuovi e coinvolgenti grazie all’interazione con i visitatori. Attraverso l’apprendimento costante dell’intelligenza artificiale, il pubblico diventa co-autore dell’opera, partecipando attivamente alla sua evoluzione in tempo reale.

La mostra si colloca nel contesto internazionale dell’integrazione tra arte e tecnologia, ponendo Palazzo Maffei e la città di Verona come protagonisti di un dialogo globale tra passato e presente. L’artista bresciano Gardina, nato nel 1990, ha studiato scultura all’Accademia di Brera per poi specializzarsi nei nuovi media a Londra, esplorando la fusione tra tecniche tradizionali e digitali. “Borderland” permette ai visitatori di riconoscere elementi di capolavori di artisti come Picasso, Boldini e Magritte, reinterpretati attraverso algoritmi generativi che offrono una nuova visione del patrimonio artistico.

Fortemente voluta dal fondatore Luigi Carlon, l’opera è frutto di una stretta collaborazione tra Gardina e la curatrice Tabacchi, risultando una delle prime di questo tipo a essere acquisita da un museo. Ogni movimento dei visitatori davanti all’opera è percepito e trasformato in pennellate digitali, generando una stratificazione di immagini e informazioni che evolve costantemente. L’opera, in continua trasformazione, non si ripete mai, offrendo ogni volta una visione unica e irripetibile del mondo.

La curatrice Serena Tabacchi, esperta di arte contemporanea e digitale, spiega come l’intelligenza artificiale agisca come una tabula rasa che elabora costantemente input esterni per restituire nuove prospettive, in un dialogo continuo tra uomo e macchina. Questo processo riflette le sfide attuali della società, che cerca di comprendere i limiti e le potenzialità del digitale senza perdere la propria umanità.

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