A Venezia la Collezione Peggy Guggenheim presenta Marina Apollonio. Oltre il cerchio. Il progetto espositivo, a cura di Marianna Gelussi, in mostra dal 12 ottobre 2024 al 3 marzo 2025, costituisce la più grande retrospettiva italiana dell’artista all’interno di un contesto museale.
Come per le personali di Edmondo Bacci e Tancredi Parmeggiani, anche in questa occasione la Collezione Peggy Guggenheim sceglie di realizzare una retrospettiva su un’artista italiana del Secondo Dopoguerra. Sempre cara alla Fondazione è infatti la connessione tra artista, territorio e la figura della collezionista, che nel 1968, dopo aver visitato un’esposizione personale di Marina Apollonio, le commissionerà l’opera Rilievo n. 505. Una dimostrazione del sostegno, economico ma anche concettuale, di Peggy Guggenheim nei confronti di giovani artisti e della realtà non solo internazionale ma anche locale.
È da considerare poi il rapporto tra Marina Apollonio, la città di Venezia e, in senso più ampio, l’area veneta.
Siamo nel 1948 quando l’artista si trasferisce a Venezia, all’età di otto anni. Il padre, Umbro Apollonio, è critico d’arte, scrittore e direttore dell’Archivio Storico della Biennale di Venezia dal 1949 al 1972. Queste coordinate delineano un contesto positivo e stimolante per Marina Apollonio, che si interessa all’ambito della percezione visiva. Il 1962 è l’anno dell’avanguardia Programmata, dell’esposizione Arte programmata. Arte cinetica. Opere moltiplicate. Opera aperta (Negozio Olivetti, Galleria Vittorio Emanuele, Milano, maggio 1962), di Opera Aperta di Umberto Eco. È anche il periodo del Gruppo T a Milano e del Gruppo N a Padova.
Seppur vengano qui citati eventi e personaggi inizialmente distanti da Marina Apollonio, questi definiscono un contesto che l’artista, “contagiata dal virus dell’arte”, conosceva bene. In questa dimensione svolge una ricerca sul linguaggio oggettivo, sulla geometria, su intuizione e verifica. Si uniscono così la percezione ottica e la dimostrazione matematica, trovando piena completezza nella figura-strumento del cerchio. Nell’astrazione programmata (in quanto matematica) della forma si ricercano le possibilità e si attestano le potenzialità, non solo teoriche ma anche di applicazione pratica.
L’intenzione di Marina Apollonio è quella di attivare l’opera, di promuovere un’indagine della forma attraverso il superamento. Nonostante una prima decisione di intraprendere un percorso artistico senza aderire ad alcun gruppo, Marina Apollonio verrà invitata a partecipare a mostre e instaurerà un legame con i grandi nomi dell’Arte Programmata, quali i membri del Gruppo N di Padova e T di Milano, ma anche Azimut/h, Piero Manzoni, Enrico Castellani, Nanda Vigo, Enzo Mari e Bruno Munari.
In questo modo la sua ricerca artistica trova condivisione e comprensione, alla ricerca di un superamento che non è solo formale ma anche concettuale e sociale. L’arte vuole superare l’Informale e il dogma del binomio artista-genio verso l’utopia dell’astrazione e dell’universalità.
“QUANDO L’ARTE È VIVA
CAMBIA I SUOI MEZZI DI ESPRESSIONE
PER ADEGUARSI OGNI VOLTA
ALLA MUTATA SENSIBILITÀ DELL’UOMO”.
Le sperimentazioni di Marina Apollonio sono tecniche, nella scelta dei materiali, nell’uso anche di materiali industriali. Il cerchio esprime il superamento della superficie, la concretezza di un’astrazione che riesce ad andare oltre la distinzione di pittura e scultura. Ma il concetto di superamento, come già accennato, non è solo formale. Non si tratta solo di tecnicismi, ma di una rivoluzione nell’arte mossa dall’utopia. Marina Apollonio e l’Arte Programmata condividono una ricerca di libertà attraverso il rigore, in particolare nel suo dinamismo. L’opera è aperta, dinamica nel rapporto con lo spettatore, che viene ora coinvolto attivamente. L’obiettivo è allora un’arte per tutti, un’idea dinamica, democratica (ed economica) di arte che si rivolge a tutti in forme e linguaggi universali.
Marina Apollonio. Oltre il cerchio è una retrospettiva che espone opere dal 1963 a oggi. L’esposizione consente di comprendere, attraverso il corpus di opere di Marina Apollonio, i principi e gli sviluppi dei suoi studi, proponendo anche due nuovi progetti site-specific: Entrare nell’opera (installazione immersiva, tre proiezioni, 2024) ed Endings (installazione musicale, 2024). Tracciando un percorso cronologico di circa sessant’anni, la mostra contestualizza un’artista e le radici concettuali di un intero movimento artistico, svelando il carattere utopico vivo ancora oggi nella democrazia e nell’universalità.carattere utopico vivo ancora oggi nella democrazia e nell’universalità.