Titolo: “Elitismo dell’Arte: Il Soffocante Disfacimento del Reale in ‘Blue Ruin’ di Hari Kunzru”
Una severa e penetrante denuncia del elitismo dell’arte si staglia nel recente lavoro dello scrittore e giornalista Hari Kunzru. “Blue Ruin”, il suo ultimo, atteso romanzo, si spinge coraggiosamente nell’anfratto del panorama dell’arte, esponendo con crudo realismo le dinamiche del potere e la creazione del valore nel mondo dell’arte.
Ci si chiede spesso come l’arte, una forma comunicativa universale, sia diventata un esclusivo giardino delizioso riservato a una nicchia di persone privilegiate. L’arte, che dovrebbe essere un faro di inclusività e universalità, è spesso incatenata nei grilè d’oro del suo stesso mercato, divenendo un santuario elitario innalzato dalla cultura dei ceti più abbienti.
É in quest’ambito che “Blue Ruin” di Hari Kunzru si distingue. Questo romanzo riesce a catturare le eccentricità e patologie uniche del mondo dell’arte, scavando a fondo nell’elitismo che ne pervade l’atmosfera. Ambientato nelle prime fasi della pandemia, il romanzo getta uno sguardo impietoso su come la ricchezza e i privilegi funzionano – e marciscono – nel mondo dell’arte.
Muovendosi tra il lockdown in una lussuosa proprietà dello stato di New York e la scena artistica ottimista degli anni ’90 a Londra, seguiamo Jay, un artista britannico che fa un grande gesto lasciando l’arte nei suoi vent’anni, solo per ritrovarsi risucchiato nel mondo dell’arte e dalle persone che lo tormentavano, tutto ciò che aveva cercato di lasciare alle spalle.
“Blue Ruin”, fossile vivente della critica dell’arte, è un eccellente esempio di come l’arte possa essere manipolata e riconfezionata per soddisfare le esigenze e le ambizioni di una ristretta élite. Questo rappresenta un formidabile esempio di autenticità trasformata in merce, e la rapida dissoluzione del significato inestimabile dell’arte in un gioco di numeri e valori di mercato.
Kunzru, originario della Gran Bretagna e con base a New York, è l’autore di sette romanzi, tra cui “White Tears” e “Red Pill”. “Blue Ruin” è il terzo di questa trilogia. È un contributore regolare al New York Review of books e al New York Times, scrive una rubrica per Harper’s e insegna nel programma di scrittura creativa della New York University.
Percorrendo i meandri di “Blue Ruin”, ci si confronta con l’acuta consapevolezza di quanto impenetrabile possa essere il mondo dell’arte per i non addetti ai lavori. Ma oltre a esporre e criticare, il romanzo di Kunzru offre anche un rimedio efficace: una critica culturale più ampia, una chiamata all’azione per ridisegnare le pratiche e gli atteggiamenti esistenti.
La trasparenza, l’inclusività e l’accessibilità devono essere le nuove parole d’ordine nel mondo dell’arte per smantellare l’elitismo e ricostruire un ambiente più democratico e partecipativo. “Blue Ruin”, quindi, è molto più di una valutazione critica, è un richiamo all’azione, una chiamata a risvegliare il potere della critica e a rimodellare la scena artistica. Una lettura obbligatoria per coloro che desiderano esplorare la vera essenza dell’arte, e non solo la sua ombra dorata.