Dal 20 dicembre 2024 al 15 febbraio 2025, MANCASPAZIO a Nuoro ospita La perte n’existe pas, la prima personale dell’artista Crisa in città, curata da Simona Spinella (MUSMA di Matera) e Chiara Manca. Questo nuovo progetto segna un ritorno significativo per Crisa, dopo oltre un decennio dalla sua prima incursione nel capoluogo barbaricino, attraverso un corpus di sette tele inedite che trasformano la sua pratica muralista in un’intima riflessione pittorica sul tempo, la relazione con lo spazio e le connessioni tra l’artista, il supporto e il pubblico.
Crisa, nome d’arte di Federico Carta (Cagliari, 1984), è un autore che ha saputo trasporre la propria esperienza sui muri delle città contemporanee in un linguaggio che affonda le radici nel rapporto ambivalente tra natura e metropoli, tra degrado urbano e rigenerazione visiva. Le sue opere sono costellate di simboli e frammenti di un mondo post-industriale: antenne, palazzi abbandonati, rifiuti e paesaggi desolati convivono con visioni di speranza e forme organiche, dove l’elemento naturale sembra cercare nuove vie di fuga. Il passaggio dalla strada alla tela, centrale in La perte n’existe pas, non è solo un cambio di medium, ma un processo di sedimentazione. Come tracce lasciate dal tempo, i lavori recenti di Crisa catturano la stratificazione di segni, esperienze e memorie.
Come osserva Simona Spinella, il suo è uno “spazio di relazione”, un concetto che si è sviluppato nel corso del loro incontro a Matera, quando Crisa ha dipinto Cartogramma, una grande geografia murale per il MUSMA in dialogo con le opere permanenti di Maria Lai. Una connessione consolidata successivamente con Cartogramma II, al Museo Stazione dell’Arte di Ulassai, in occasione della I Biennale d’Arte Contemporanea dedicata a Lai, dove l’artista si è aggiudicato il Premio del Comitato Scientifico. La memoria di questi intrecci diventa parte della narrazione della mostra, come racconta Spinella: “Con Federico e Chiara abbiamo intrecciato relazioni tra eventi, creando uno spazio di possibilità che ha portato a questo incontro.”
Chiara Manca, curatrice e figura vicina al territorio nuorese, ripercorre invece la storia del primo approdo di Crisa in città, nel 2013, con un murale realizzato di fronte al Museo MAN per il progetto Off, curato da Marco Peri. Un incontro visivo con Nuoro che si è cristallizzato nei ricordi di quei muri dipinti e cancellati, come le celebri balene comparse per le strade e poi scomparse, emblema del carattere effimero e mutevole del suo linguaggio urbano.
Nelle tele di Crisa, il muro diventa tela, ma non abbandona la sua funzione primaria: è uno spazio di stratificazione in cui i segni dialogano con le sovrapposizioni materiche. Il passaggio del tempo è al centro della sua poetica; le sue opere, spesso realizzate su materiali di recupero, incorporano un’estetica che è al contempo ruvida e lirica. Il degrado urbano, l’inquinamento e la natura oppressa ma resiliente diventano parte di un immaginario che non si chiude in un senso di fine, ma che suggerisce rinnovamento e rinascita. Come racconta l’artista stesso: “Lavorare su questi temi significa decostruire l’immagine di una città e ricomporla, come un archivio del vissuto umano.”
Le opere in mostra emergono come frammenti di realtà, in cui la stratificazione si accompagna a una nuova delicatezza pittorica. Il ritmo visivo delle linee, la sovrapposizione di tonalità e le textures ricche di dettagli fanno delle tele delle vere e proprie mappe intime. Le città scompaiono, lasciando spazio a paesaggi sospesi, dove la narrazione si sviluppa attraverso l’equilibrio instabile tra ordine e caos. L’artista mantiene la capacità di parlare di relazioni fragili, di ricordi perduti e di territori in attesa di riscatto, mescolando il passato e il presente attraverso un processo che richiama l’erosione naturale e l’azione del tempo sulle superfici.
É inevitabile pensare a quella stessa sensibilità malinconica e lucida che attraversano le liriche musicali dei nuovi cantautori urbani come Vasco Brondi (Le Luci della Centrale Elettrica): un racconto poetico e doloroso dell’Italia contemporanea, fatta di periferie scomposte, di mari soffocati dai detriti e di bellezze dimenticate.
Le sue città, desolate e frammentate, ricordano le “spiagge deturpate” di Brondi, dove la bellezza si ritrova negli interstizi del degrado, nei dettagli che sfuggono a un primo sguardo. La pittura di Crisa, come la musica di Brondi, sembra resistere al disincanto, restituendo una poetica delle rovine che invita a cercare speranza anche nei luoghi più marginali e dimenticati.
La mostra La perte n’existe pas, con l’esposizione delle ultime produzioni dell’artista, si configura come un dispositivo narrativo, accompagnato da un catalogo con testi di Simona Spinella e Chiara Manca, fotografie di Nelly Dietzel e la grafica di Sara Manca. L’approccio curatoriale, sensibile e attento, restituisce al pubblico non solo una visione della produzione attuale di Crisa, ma un percorso di crescita artistica e di ritorno alle origini, dove la memoria dei muri diventa tela e la pittura diventa traccia di un tempo ritrovato.
Federico Carta, con la sua formazione autodidatta e un linguaggio maturato tra le strade, rappresenta oggi una delle figure più interessanti della scena artistica contemporanea, capace di raccontare con forza poetica e visionaria la complessità del nostro tempo. Le sue opere, in bilico tra denuncia e speranza, invitano lo spettatore a una riflessione profonda sulla relazione tra uomo, natura e spazio urbano. Un invito a non smarrire la traccia, perché – come suggerisce il titolo della mostra – “la perdita non esiste”.