Cristiana Perrella è la curatrice scelta del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede per Conciliazione 5, il nuovo spazio espositivo di arte contemporanea nato dall’idea del cardiale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero, di aprire “una finestra d’arte su strada”.
Lo spazio aprirà al pubblico sabato 15 febbraio e queste sono giornate davvero speciali per il rapporto, tutto nuovo, tra Chiesa e arte contemporanea: dal 15 al 18 febbraio si celebra infatti il Giubileo degli Artisti e del Mondo della cultura con un programma denso che vede un grosso convegno ai Musei Vaticani cui sono invitati i maggiori direttori dei musei del mondo, una “Notte Bianca” a San Pietro per gli artisti, una mostra di poesia visiva e l’incontro del papa a Cinecittà (è la prima volta nella storia che succede: il programma dettagliato è qui).
L’apertura di un nuovo spazio espositivo in Vaticano, e per di più dedicato all’arte contemporanea, è un fatto interessante, in particolare per una città come Roma: Artuu Magazine ne ha parlato con Perrella, che ne curerà la programmazione per tutto il 2025.
![Foto Daniele Molajoli - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/Foto-Daniele-Molajoli-683x1024.jpg)
Perrella, come è nata questa collaborazione con il Dicastero del Vaticano?
Direi in modo molto semplice. All’epoca il cardinale Tolentino, uomo molto colto e disponibile, era alla Biblioteca Apostolica Vaticana: era il 2022 e avevano organizzato una mostra sull’artista e graphic designer olandese Irma Boom, con cui io già stavo lavorando. Da allora, abbiamo sempre avuto rapporti di scambio e di confronto: il cardinale si era interessato anche al progetto Panorama che avevo curato per Italics a L’Aquila perché avevo esposto un lavoro di Ettore Spalletti in un chiesa ancora non aperta al pubblico poiché danneggiata dal terremoto. Recentemente, dal Dicastero mi hanno contattata presentandomi l’idea di questo nuovo spazio.
Conciliazione 5 si trova proprio al civico 5 in via della Conciliazione, la strada che tutti i pellegrini percorrono durante questo Giubileo per arrivare a San Pietro: una bella responsabilità.
Sento da tempo il bisogno di progetti che abbiano un’ambizione ideale e che credano che l’arte possa offrire un cambio di prospettiva e stimolare nuovi pensieri su temi importanti. Non è facile lavorare con queste premesse nei musei italiani e invece con il Vaticano ho avuto la sensazione netta che si volesse procedere proprio in questa direzione ovvero attivare progetti che diano alle persone la possibilità di trasformarsi non solo a livello culturale e sociale ma anche spirituale, ciascuno secondo la sua sensibilità. Sono molto motivata.
Descriviamo Conciliazione 5.
Diciamo subito che è uno spazio piccolo, una trentina di mq appena. Il cardinale Tolentino ha proprio chiesto di operare in uno spazio modesto che fosse una vetrina su strada, quasi un segno: sarà aperto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Non richiede nemmeno lo sforzo di entrare: si può vedere dalla soglia. Questa finestra d’arte è spalancata per i pellegrini che vanno verso San Pietro. Siamo in via Conciliazione, che è una zona molto disordinata, punteggiata di negozi vari, alcuni anche dozzinali: abbiamo voluto creare qualcosa che attirasse l’attenzione anche di chi non è esperto d’arte. Fin da subito mi era chiara l’idea che dovevamo presentare opere in grado di colpire per la loro sensibilità e immaginazione.
Ha avuto delle indicazioni sugli artisti da coinvolgere?
Assolutamente no. Il cardinale non mi ha mai chiesto di lavorare con artisti, per così dire, “confessionali”: ho avuto piena libertà. L’unico input dato è stato quello di pensare ad artisti che avessero a cuore i grandi temi sociali e ovviamente il tema della speranza che è quello del Giubileo indetto da papa Francesco. Il cardinale Tolentino ha poi avuto anche un’altra idea che trovo geniale.
Quale?
Mi ha proposto di usare lo spazio di Conciliazione 5 come una finestra che a sua volta rimandasse ad altri spazi della città di Roma, per attivare altri luoghi su questi temi. Così il tutto si è trasformato in un progetto di arte diffusa.
![Massimo+Stefano_01 - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/MassimoStefano_01-1024x683.jpg)
Conciliazione 5 inaugura sabato con i ritratti del maestro cinese Yan Pei-Ming.
Sì, è un progetto che riguarda il Regina Coeli, il più antico e difficile carcere di Roma. A dire il vero, dovrebbe essere una casa circondariale, cioè un luogo di transito dove arrivano i carcerati dopo la condanna del Tribunale: invece ospita anche detenuti con condanne lunghe, in condizioni di sovraffollamento e fatiscenza difficili da descrivere.
Abbiamo coinvolto tutta la comunità del Regina Coeli: i detenuti, gli agenti, i volontari, il cappellano, il dirigente sanitario. Si è lavorato di corsa, avevamo tempi molto stretti. Yan Pei-Ming è sempre molto impegnato, eppure ha subito capito la potenza del progetto. Da Shanghai mi ha chiesto di recarmi personalmente in carcere insieme al fotografo Daniele Molajoli, bravissimo. La direzione del carcere aveva selezionato alcune persone da coinvolgere e all’inizio a Yan Pei-Ming avevo chiesto di fare solo 12 ritratti. Abbiamo fatto le foto delle persone prescelte e raccolto le loro storie e gliele abbiamo inviate. L’artista, pur così lontano, è rimasto molto colpito: alla fine ha voluto realizzare altri ritratti, per un totale di 27 lavori.
![Luca - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/Luca.jpeg)
Come possiamo definire la sua opera?
Yna Pei-Ming ha dato un volto a persone invisibili: i suoi ritratti ad acquarello riescono a raccontare la persona ritratta, evidenziandone l’individualità. Del carcere, a parte papa Francesco, nessuno parla: i politici se ne tengono alla larga e nell’opinione pubblica i detenuti vengono percepiti come una massa informe, spesso associati solo ai reati commessi, come se poi non potessimo tutti sbagliare nella vita… Ho scelto Yan Pei-Ming perché è celebre per i suoi ritratti a persone di potere e a personaggi noti: volevo far diventare i volti delle persone che abitano il Regina Coeli delle icone.
![Nelide - Artuu Magazine](https://www.artuu.it/wp-content/uploads/2025/02/Nelide.jpeg)
Le opere resteranno esposte fino al 15 maggio a Conciliazione 5.
Non solo: i ritratti saranno anche proiettati sulla facciata del carcere, per essere visibili anche a chi passa da lì, sempre nell’ottica di una mostra diffusa.
E poi?
Dopo presenteremo un progetto dell’artista di origine albanese Adrian Paci che ragiona sul tema del viaggio. L’opera sarà esposta in Conciliazione 5 e poi a Santo Spirito. Nell’anno del Giubileo in cui il pellegrinaggio è percepito come un viaggio di speranza e un momento di rinascita pensiamo anche a chi viaggia per necessità e per cercare un destino migliore.
Di Paci apprezzo la capacità di parlare di migrazione con immagini potenti e mai retoriche (una sua potente installazione sul tema, dal titolo Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo, è ora in corso al Mudec di Milano, ndr)
Come definirebbe la scena dell’arte contemporanea a Roma in questo momento? Nel trambusto del Giubileo c’ è spazio anche per l’arte di oggi?
Sta emergendo una scena giovane, fresca e ricca di idee, desiderosa agire. Ci sono spazi no profit e musei come il Macro che la stanno intercettando e rappresentando. Sento Roma più viva. Anche il museo delle Civiltà, dove sto lavorando con i FormaFantasma per rileggere le collezioni di arte popolare (il progetto, finanziato con fondi del PNNR, è in corso sotto la cura del direttore Andrea Viliani e di Massimo Osanna, si concentrerà sull’accessibilità del museo; ndr) è uno spazio molto interessante, a differenza di altre istituzioni che risentono della presenza della politica nella città.