Dal Machu Picchu al Louvre: un nuovo libro ci guida attraverso i siti sacri dell’arte e dell’archeologia antica.

In tempi come i nostri, a causa del frequente utilizzo e dispiegamento largo del termine, “sacro” pare aver perso molto del suo potere evocativo. Spazi sportivi, talvolta anche camere da letto, vengono dichiarati come tali. Un viaggio attraverso i secoli ci rivela che la radice latina del termine, “sacer”, aveva un significato più profondo, legato sia agli spazi o agli oggetti capaci di generare una sorta di “inquinamento spirituale”, sia a quelli riservati per un uso divino.

Romani, ne sappiamo, avevano un rapporto peculiare con l’area sacra, sigillando di fatto gli spazi per distinguerli dal “profanum”, quindi sotto il controllo diretto dello Stato. Per i luoghi sacri delle culture cosiddette “barbare” che incontrarono nel loro cammino, l’approccio fu differente: da indifferente, nel caso di luoghi come Stonehenge, a distruttivo, come per il Tempio di Gerusalemme.

Ma se dovessimo cercare un luogo sacro universalmente riconosciuto, allora non potremmo che ripiegare sull’unico che ci accomuna tutti: la Terra. È su questo presupposto che si basa “Sacred Sites”, l’ultimo volume della serie “The Library of Esoterica” della Taschen. Il progetto è ambizioso: raccontare tutti i luoghi considerati sacri dall’uomo, dalla preistoria ai giorni nostri.

Raffigurando un percorso sacro che va dai robusti templi di pietra alle trascendentali opere d’architettura moderna, come sostiene l’editrice Jessica Hundley nella prefazione, questo libro incarna la celebrazione della storia collettiva di spazi resi sacri attraverso il culto umano.

Sempre più immersi nella dimensione multiculturale del nostro tempo, noi lettori ci prepariamo a intraprendere un viaggio attraverso alcuni tra i luoghi di maggior fascino della storia dell’umanità: dalla Grande Sfinge a Stonehenge, passando per Machu Picchu, il Muro del Pianto a Gerusalemme, la Sagrada Familia di Barcellona.

Fascinoso non solo per i grandi nomi, ma anche per quelle meraviglie meno conosciute, come il Minareto di Jam, una torre di mattoni alta più di 60 metri edificata dagli Ghuridi ottocento anni fa, o le abitazioni rupestri del popolo Pueblo, risalenti al XII secolo, che si trovano nell’odierno Colorado.

“Sacred Sites” ci dimostra così come i luoghi sacri, oltre a essere spazi di culto, siano anche efficaci strumenti per capire l’evoluzione della società umana, documentando sia i cambiamenti materiali, legati all’arte e all’architettura, sia quelli immateriali, legati alle credenze e alle pratiche religiose. L’esplorazione di questi luoghi sacri ci invita, infine, a riflettere sul significato universale della sacralità e sulla nostra comune umanità.

In conclusione, “Sacred Sites” rappresenta molto più di un libro di arte o architettura: è un viaggio profondo e avvincente attraverso la storia dell’umanità, all’insegna dello stupore e della riflessione. Sicuramente una lettura imprescindibile per ogni appassionato di cultura, religione e arte.

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