L’ultimo film firmato da Paolo Genovese è uscito nelle sale il 20 febbraio e, da allora, ha incassato oltre € 137.066,00 e registrato più di 1.701.199 presenze, tanto da aver raggiunto il posto di primo in classifica al Box Office, scavalcando tutti gli altri film presentati in Italia dall’inizio dell’anno. Dopo Perfetti Sconosciuti, uscito nel 2016 ed entrato nel Guinness dei primati come il film con più remake in assoluto nella storia del cinema (oltre 20 remake in meno di dieci anni), la nuova commedia del regista romano aveva l’arduo compito di non deludere le aspettative.
Sul filone del successo di Inside Out, anche se l’idea di Genovese sembra avere radici ancora più antiche – uno spot realizzato nel 1999 per il canone Rai – il concetto della coesistenza in ognuno di noi di emozioni, nel caso di Inside Out, e di personalità, in quello di FolleMente, è stato ripreso e ampliato negli ultimi cinque anni, fino al risultato a cui assistiamo oggi. Dal singolo abbonato Rai, a cui si riferiva lo spot, che racchiudeva in sé molti altri abbonati, tutti diversi e tutti da accontentare con programmi ad hoc, si è arrivati alla narrazione di una sceneggiatura in cui due persone, quasi sconosciute, si danno appuntamento nell’appartamento di una di queste, e da lì non si muovono per tutta la durata del film. A dare maggiore dinamicità, qualche inquadratura sul balcone e sul cortile su cui affaccia l’appartamento e il muoversi da una stanza all’altra, tra cucina e salotto, bagno e camera da letto, fino a tornare in cucina, lì dove tutto era cominciato e dove, infine, si interrompe.

Se in Perfetti Sconosciuti, i protagonisti, pur vivendo uno accanto all’altro da anni, apparivano tra loro come completi estranei, tormentati dalla paura di essere scoperti, ma incapaci di prendere una decisione, turbati, impauriti ed egoisti nel non volerlo fare, accettandone le conseguenze, in FolleMente, l’uomo e la donna in scena – Edoardo Leo (1972), insegnante di Storia e Filosofia al liceo, uomo sui quarant’anni, con una figlia piccola e una ex moglie da cui si è recentemente separato e Pilar Fogliati (1992), appassionata restauratrice di mobili, donna trentacinquenne e single, reduce da una relazione con un uomo sposato che continua ad assillarla – sembrano due estranei che, sconosciuti e molto imperfetti, si trovano a condividere uno spazio in cui, ad affollare la scena, più che le parole che si scambiano, ci sono i loro folli e rumorosi pensieri.
Ogni minuto è un susseguirsi di interazioni, scambi di opinioni, prospettive diverse, voci confuse e frasi che escono fuori come non si vorrebbe, gesti spontanei a cui mettere fine in modo più brusco del dovuto e commenti fatti a mezza bocca. Il tutto è condito con ironia e una buona dose di confusione generale. Nella mente di Piero, convivono in quattro: Romeo (Maurizio Lastrico), dolce e romantico; Valium (Rocco Papaleo), folle e paranoico; Eros (Claudio Santamaria), passionale conquistatore e il Professore (Marco Giallini), razionale e spesso giudicante. Anche nella mente di Lara convivono quattro personalità: la romantica e sognatrice Giulietta (Vittoria Puccini); un’istintiva e audace Trilli (Emanuela Fanelli); la matura e disincantata Alfa (Claudia Pandolfi) e Scheggia (Maria Chiara Giannetta), più istintiva e irrazionale.
Il copione, scritto da Genovese a cinque mani con Isabella Aguilar, Lucia Calamaro, Paolo Costella e Flaminia Gressi, è arguto, ma la storia è semplice: due persone si incontrano un giorno, si piacciono e decidono di vedersi a cena per il loro primo appuntamento. Nel momento in cui si trovano uno davanti all’altra cominciano i problemi. Nascono le paure, gli imbarazzi, le paranoie, i timori, le aspettative, i pensieri contrastanti che affollano la mente di entrambi, generando situazioni tragicomiche in cui chiunque potrebbe essersi trovato almeno una volta: chi può fare il primo passo, chi l’ha già fatto, chi deve versare il vino, chi pensa di essere un pessimo padre, chi si chiede se voglia essere madre, chi dubita se ci sarà futuro, chi è rassegnato a non provare emozioni, chi si accontenta di ciò che sente in quel momento, chi non vuole che finisca, chi desidera mettere fine a tutto prima che sia tardi.

In una sola mente, ogni pensiero sconfina nell’altro, che lo limita e lo condiziona e tutti si sovrappongono, non lasciando nessuno spazio al silenzio. Le personalità si accalcano e si spintonano, perché niente è solo come sembra e dietro ciò che si dice, spesso, rimane tutto quello che si sceglie sapientemente di non dire, parafrasando ciò che scriveva Alda Merini.
Il film comincia e finisce in una sera, che poi sembra diventare notte e probabilmente arriverà fino alla mattina successiva. Dopo? Chissà. Alla fine di uno scambio acceso tra le personalità nella testa di ognuno dei due protagonisti, tra i due protagonisti e tra le personalità di uno con le personalità dell’altro, rimane solo il rumore delle forchette su una pentola da cui mangiare spaghetti aglio, olio e peperoncino, in piedi, senza sedersi, senza pensieri. Sarà forse possibile? Per un’ora e mezzo, al cinema, la commedia romantica funziona. E soprattutto, molto diversa dal successo del passato, né gli si avvicina, né lo tenta, né, non da poco, delude.
Bellissimo film,che ci rappresenta e ti fa chiedere com’è veramente chi ti sta vicino!