Gli artisti digitali sono i nuovi impressionisti? Il rapporto tra Storia dell’Arte Contemporanea e Nuove Tecnologie

Le scoperte tecnologiche hanno sempre provocato nella società una serie di reazioni e di domande sull’etica dell’innovazione apportata. Ed è per questo motivo che l’Intelligenza Artificiale è stata accolta dal grande pubblico con curiosità ma anche con diffidenza.

Nel mondo delle Arti Digitali, già dure da digerire per gli accademici, l’interazione con l’AI ha prodotto non pochi dubbi sulla liceità del mezzo che tende a semplificare troppo il procedimento creativo e quindi ad ottenere massimi risultati con il minimo sforzo a danno delle tecniche tradizionali. Ma procediamo per gradi e compariamo queste innovazioni con altre innovazioni che nel corso della storia dell’arte hanno avuto un peso specifico, determinando stili e ricerca di nuove tecniche.

L’influenza delle tecnologie sulla produzione di molti creativi nati verso gli inizi del diciannovesimo secolo, per esempio, ha decisamente condotto ad una rapida trasformazione dell’oggetto estetico. L’avvento della tecnica fotografica tra gli anni 20 e gli anni 40 dell’Ottocento, motivò a Parigi la nascita della corrente degli Impressionisti

Attenti al progresso del proprio tempo, convinti che la vecchia scuola dovesse mettersi in discussione, questi artisti ribelli (Monet, Pizarro, Sisley) affascinati dalla velocità con il quale il nuovo mezzo ritraeva i soggetti, reagirono abbandonando la lezione accademica. Se la fotografia catturava rapidamente la realtà, paesaggi, ritratti, oggetti, riducendo drasticamente i tempi di posa, e di lavorazione, tramite una rapida impressione della luce su una superficie fotosensibile, la competizione con essa doveva avvenire sui parametri della velocità di esecuzione e sulla riproduzione della luce naturale, in cui la fotografia sembrava imbattibile.

Camille Pisarro Boulevard Montmatre 1897

Stile tipico degli Impressionisti, la pittura en plein air, fu un modo di dipingere all’aperto, che permetteva di catturare la luce esterna unendo ad una tecnica tradizionale (la pittura ad olio) un’esecuzione nuova, sperimentale e quanto mai rapida, simile alla tecnica di impressione fotografica. Questa scelta rivoluzionaria diede il via ad una fenomenologia che ha condizionato tutta l’arte del 900 in una serie di trasformazioni stilistiche causate dal progresso tecnologico.

Già verso la fine del secolo, furono molti gli artisti in Europa a raccogliere questa novità, Delunay, Seurat in Francia o Segantini e Pellizza da Volpedo in Italia, cominciarono a rappresentare la luce nei paesaggi, sui corpi, sugli oggetti tramite macchie di colore, più o meno larghe.

Paul Cèzanne Still Life with Apples and a Pot of Primroses 1890

A Cèzanne, stimolato da questa primitiva destrutturazione della forma, si deve un cambiamento decisivo che apre le porte al contemporaneo, ovvero l’idealizzazione dell’oggetto. La pittura divenne sempre più una questione interiore e cominciò a perdere i tratti della definizione realista, acquisendo in cambio nuove cromie vibranti di luce, come nelle sue nature morte, o sui volti ritratti con sempre meno dettaglio. Il tratto prese a diventare sempre più macchia, fino a stendersi in campitura piatta. Ai pennelli piccoli, buoni per i dettagli minuziosi del realismo, si cominciò a preferire quelli piatti e grandi, adatti a stendere larghe pennellate di colore.

Le tonalità si fecero accese, gli spazi vuoti (o campiture) sempre più larghi, la ricerca del colore portava verso una tavolozza di primari. La tempera non, più stesa finemente, divenne materia grossolana, spesso, poco diluita. Una vera rivoluzione.

Pablo Picasso Poveri in riva al mare 1903

Ed è in questo contesto che prende a formarsi il Picasso dei ritratti giovanili e del periodo blu. L’industrializzazione, la meccanica, l’elettricità erano tutti fattori che influenzavano molto le discussioni del pubblico. I cambiamenti sembravano essere incalzanti e la diffusione delle trasmissioni radio, grazie agli studi  di elettro-magnetica di Maxwell, Hertz e Marconi, fu sicuramente un’innovazione importante, che influenzò il pensiero delle masse e determinò il lavoro creativo delle Avanguardie. 

Nel primo ventennio del nuovo secolo i Futuristi misero definitivamente in discussione la solidità della forma, che ormai era un tutt’uno con lo spazio dinamico circostante, fatto di movimento, auto, treni e onde elettromagnetiche. Sparirono definitivamente i contorni. In casi più estremi e sperimentali, l’input tecnologico divenne parte integrante delle opere, e viene inglobato nelle procedure, ad esempio  con il movimento Dada e il lavoro sperimentale di Làszlò Moholy-Nagy, fotografo e pittore ungherese, che successivamente aderì al movimento di avanguardia del Bauhaus di Gropius, riferimento per una nuova idea di architettura e design Funzionalista e Razionalista.

Egon Shiele Self portrait in orange jacket 1913

La tecnologia della Prima Guerra invece,  destruttura ulteriormente la figura umana, a tratti straziata o costretta a pose innaturali come un burattino, in Egon Schiele e nel movimento dei Secessionisti Viennesi.  A tratti resa quasi irriconoscibile dalla deformazione grottesca di Otto Dix e nelle varie evoluzioni dell’Espressionismo nell’Europa della Prima Guerra, evento catastrofico che ha avuto un impatto sull’immaginario decisamente forte. In pittura oggi appare stilisticamente affascinante e innovativo, il trionfo dell’idealizzazione e della deformazione della figura, con accese cromie primarie, la rappresentazione dell’eleganza macabra ed irriverente nei ritratti della mortifera borghesia guerrafondaia, la mostruosità delle macchine da guerra, l’irriverenza nella rappresentazione delle divise di uno stile che verrà definito dalla sottocultura nazista “Arte degenerata”, ma che in verità è espressione di una grande verità, in cui ad essere degenerato è l’essere umano.

Nella Seconda Guerra la tecnologia militare sarà ancora più evoluta, altamente distruttiva, tanto distruttiva che nel lavoro dei pittori sparisce la figura umana. Anzi, sparisce ogni tipo di forma riconoscibile, perché non resta più nulla  dopo la devastazione. Forse perché non merita di essere celebrato niente della vita che fu. La dignità umana ormai è disintegrata esattamente come la sua rappresentazione nelle arti figurative. La vita doveva rinascere su nuovi parametri e così l’arte, rinasceva disinteressandosi della rappresentazione di qualcosa e cominciò a rappresentare il suo contrario, la non rappresentazione o Informale.

Alberto Burri Cretto 1975

Gli americani Rotchko, Pollock, De Kooning, gli europei Wols, Futrier ma anche gli italiani Vasco Bendini, Emilio Vedova, Mario Nanni, sono solo alcuni dei tantissimi nomi che aderirono a questa nuova tendenza che prediligeva la sperimentazione tecnica dei materiali e rinnegava ogni tipo di forma riconoscibile. Dal Nuovo al Vecchio Continente si diffuse la pittura senza forma, una fase in cui si indagano i primordi dell’esistenza, fra forme geometriche sparpagliate come frammenti, microrganismi, brodi primordiali e materie gassose. Un nuovo processo di ricostruzione sembra essere in atto e lentamente ricomincia a prendere forma, parallelamente alla fine dei conflitti. 

Così è per Dubuffet e nella sua Art Brut, in Italia per lo storico Calvesi è la Figurabilità, o nuova possibilità di figura.L’indagine dello spazio vitale riprende nel dopoguerra la discussione sull’efficacia dei materiali tradizionali. Lo spazio pittorico non basta più. Fontana fa i suoi tagli per liberarsi dai confini della tela, Burri invade lo spazio con la materia plastica aggettante dalle grandi superfici appese sui muri.

L’arte dal dopoguerra mette in discussione l’esistenza, entrando nello spazio vitale e diventa politica, sociale e poi, di conseguenza, Pop. Arriva la televisione e con essa la diffusione su larga scala dell’immagine. L’oggetto artistico ha bisogno di rappresentare il vissuto come accade sullo schermo e quindi le tecniche artistiche attingono direttamente dalla realtà. Qualsiasi cosa può servire all’arte. Pittura, vernice, cemento, oggetti, fotografia, stampa, video, tutto può essere utile alla realizzazione dell’opera.

Gilbert George Waking 1984

Andy Warhol fotografa e produce stampe con varie tecniche. Sdogana definitivamente l’acrilico su stampa serigrafica e celebra il prodotto di massa allo stesso modo delle pubblicità televisive. 

Gilbert & George, fanno dell’esistenza uno spazio creativo e di loro stessi un’opera d’arte vivente, fuori dai binari dell’ordinario, per loro ogni cosa esistente trova una propria spiegazione nel senso artistico. Lavorano in maniera estremamente disinvolta con la fotografia, la stampa, la pittura e il video. L’opera del secondo Novecento diventa definitivamente multi-materica e multimediale, e lo è diventato grazie all’influenza delle tecnologie. 

Certo, senza la fotografia l’arte avrebbe continuata a rappresentare, ma non sappiamo né cosa né come.

Oggi con le tecnologie digitali, sembra avviarsi una nuova era in cui si sta indagando un nuovo oltre, come fu per gli Impressionisti con la comparsa delle prime tecniche di impressione dell’immagine. Entrambe, fotografia e intelligenza artificiale sono novità tecnologiche intrise del proprio tempo, emerse dalle evoluzioni del proprio periodo.Gli artisti digitali sono i nostri impressionisti, lo sono Michael Kutsche, Franz Cerami, Ryoichi Kurowaka, Sublime Tecnologico, Refik Anadol (su di lui un link ad un interessante articolo che parla di AI e mercato dell’arte https://www.artuu.it/augmented-intelligence-il-mercato-accoglie-lai-art-ma-alle-sue-condizioni/) Amon Silex, Cris Cian, Dietmar Höpfl, Paulina Zybinska, Katsukokoioso e tanti altri ultra-nuovi che percorrono la strada di un Nuovo Surrealismo Digitale ultra-contemporaneo. Stay tuned.

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