Google Earth nasce da… un’installazione artistica?

L’idea dell’ormai celebre Software Google Earth deriverebbe da un progetto artistico nato nella Berlino dei primi anni ‘90

La storia di Google Earth è alquanto controversa, specialmente da quando nel 2014 la società tedesca ART+COM ha intentato una causa contro il gigante informatico.

Esiste infatti un progetto molto simile sviluppato da un collettivo formato da artisti e programmatori, perlopiù giovani studenti universitari di Berlino, il cui obiettivo era quello di creare una “rappresentazione pittorica dei dati relativi allo spazio”.

ART+COM, nel 1993, aveva infatti creato un software di mappatura 3D con un algoritmo capace di mettere insieme tutte le immagini derivate dai satelliti terrestri, raster topografici e immagini aree, per consentire agli utenti di navigare virtualmente in qualsiasi parte del globo, proprio come succede in Google Earth oggi.

L’output del progetto era un’installazione artistica, chiamata TerraVision, dove i fruitori potevano manovrare e utilizzare una sfera rappresentante il globo terrestre, e i luoghi venivano visualizzati su uno schermo direttamente connesso ad esso.

E c’è di più, TerraVision prevedeva anche l’inserimento di dati quali siti web, numeri di telefono ma anche e sopratutto informazioni su eventi culturali, mostre e musei, vero obiettivo dell’azienda.

Google Earth e la disputa giudiziaria

Il 2001 è l’anno in cui è stato lanciato e commercializzato Google Earth, e nel 2006 ART+COM ha richiesto a Google l’acquisizione del brevetto relativo a TerraVision.

Dopo che ciò non è avvenuto, nel 2014 ART+COM ha intentato una causa per violazione di brevetto contro Google, chiedendo 100 milioni di dollari.

La vicenda è terminata solo nel 2017, quando la Corte Federale del Delaware ha scoperto un sistema di visualizzazione geografica dello Stanford Research che era stato utilizzato prima del 1993, invalidando quindi il brevetto di ART+COM.

Anche Netflix si è interessata alla vicenda, che viene raccontata nella miniserie “The Billion Dollar Code”, seppure con molti resoconti fittizi.

Vicende giudiziare a parte, TerraVision è stata un’autentica innovazione per l’epoca, sia dal punto di vista tecnologico che concettuale, tanto è che la stessa ART+COM ha fatto riferimento al racconto di Neal Stephenson, “Snow Crash”, ideatore del concetto di Metaverso.

Una vera e propria opera di New Media Art di cui anche il mondo dell’arte stesso sembra aver sottovaluto la portata.

Cover: “TerraVision”, 1996, installazione, courtesy of ART+COM

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