Il Palio di Siena tra arte e storia (pt.2)

Parliamo ancora del Palio di Siena e dei suoi Drappelloni.

Per i senesi è una sorta di rito la presentazione del drappellone al Palazzo del Podestà, che viene dato, poi, alla Contrada vincitrice. Il Cencio, come viene chiamato familiarmente dai senesi, o lo si ama o lo si odia, da subito, dal primo istante, il popolo non fa sconti e non guarda in faccia nessuno, neanche nomi di fama internazionale.
Lo hanno vissuto, sulla loro pelle, artisti importanti e famosi che si sono visti fischiare sonoramente le loro creazioni, da Valerio Adami contestato per il suo Palio dell’agosto 1981, a Gerard Fromanger che lo dipinse, nel 1989, a Fernando Botero con il Palio dell’agosto 2002, fino a Mimmo Paladino con il suo cencio del 1992.

Valerio Adami, Palio del 1981

16 agosto del 1981 il drappellone fu dipinto da Valerio Adami, la cui presentazione fu impreziosita da uno scritto inviato da Italo Calvino, e  vinto dalla Nobile Contrada del Nicchio.

Quest’opera  è innanzitutto un lungo studio e relativo omaggio alla pittura e iconografia del Rinascimento Italiano e Senese, un Cencio fatto di linee, una ragnatela infinita di segni e simboli poi magistralmente tripartito nella seta.  Il messaggio è chiaro, la semplicità della narrazione è evidente,  la Madonna con il cavallo e l’araldica.

Adami racchiude in sole tre unità (esattamente come è suddivisa la città di Siena nei tre Terzi) tutto ciò che racchiude il Palio. Il resto lo narrerà attraverso i colori e la distribuzione degli altri attributi iconografici.

Mimmo Paladino, Palio del 1992

Il  Drappellone del 16 agosto 1992 dipinto da Mimmo Paladino e che fu vinto dalla Contrada del Drago fu molto discusso e controverso, accusato di “scarabocchi erotici” , da alcuni letti come simboli fallici a fianco del volto della Madonna. Il tipico il volto, nella parte in basso, comune a molte opere di Paladino, al centro del drappo il cavallo, una testa solitaria svettante. Tutto ruota attorno, i raggi irradianti illuminano tutto come un sole dorato: il maestro crea il cuore pulsante dell’iconografia paliesca.

Fernando Botero, Palio del 2002

Il Drappellone del 16 agosto 2002 dipinto da Fernando Botero vede protagonista la Madonna nelle forme più’ Boteriane possibili. Lo vinse la Tartuca. Le vesti della Vergine  ricordano la cultura latino-americana, un rosso cardinale bordato di oro. Le curve sono quelle della scultura, la vergine è sospesa su di una nuvola, nonostante il peso dell’immagine, risulta leggera, delicata, soave.

Il bambinello tende una mano per cogliere il frutto offerto dalla Madonna, un regalo prezioso, la mela, spesso legato al tema del peccato originale ma anche alle gioie ultraterrene.

La mela si ripete nell’aureola della Vergine: sei mele, come numero perfetto, una corona nata dai frutti della terra, la stessa che viene stesa per far correre il Palio e che troviamo nella parte sottostante, calpestata pesantemente dai tre cavalli in corsa.

La Vergine Boteriana scatenò polemiche e discussioni l’Arcivescovo di Siena scrisse addirittura una lettera al Corriere della Sera:” Ben vengano i palii affidati all’ingegno creativo di rinomati artisti, ma si chieda loro di volersi confrontare seriamente con il mistero del sacro che debbono rappresentare”.

Gerard Fromanger, Palio del 1989

A dipingere il Palio dell’Assunta del 16 agosto 1989 fu incaricato l’ artista francese Gerard Fromanger che dipinse una Madonna che spingeva una carrozzina con dentro il Bambin Gesù, e con la Torre del Mangia (intoccabile per i senesi) che sembrava quasi stesse per cadere. Un drappellone che fece sobbalzare tutti i correttori delle Contrade. 

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