Il “quarto Regno” di Angelo Maisto, alla Galleria Vik Milano

“Le ali Misteriose di Mister Colibrì” è la nuova personale di Angelo Maisto, classe 1977, visitabile sino al 15 giugno alla Galleria Vik Milano in via Silvio Pellico 8, l’hotel d’arte che si affaccia su Galleria Vittorio Emanuele.

Già dal titolo della mostra si può intuire che il mondo di Angelo Maisto è un mondo popolato da creature fantastiche.

Tutto cambia e si trasforma, l’artista non esita a far sì che il popolo muto delle cose prenda letteralmente vita. E quindi nascono creature che prima non c’erano, dando leggerezza a ciò che prima era pesante e vita a ciò che era inanimato.

Fin da bambino, Angelo Maisto ha sempre pensato al mondo degli oggetti come ad una sorta di “quarto regno” da affiancare al regno animale, vegetale e minerale. Le sue passioni, l’etologia, l’entomologia e la botanica hanno segnato la sua immaginazione. Ha cominciato così a creare il suo “quarto regno”.

Come la sua scultura Capra testa a carriola o lo stesso Mister Colibrì, che dà il titolo alla mostra. Maisto è anche un fine acquerellista, i suoi personaggi vengono scomposti e studiati come negli antichi libri di botanica o come negli erbari di fine Ottocento.

Come racconta il curatore Paolo Sciortino nel testo che accompagna la mostra, “Questo artista, il Maisto, ha preso le difese di sé stesso e conquistato una meritata legittimazione proclamandosi inventore, artista scientifico. Pipacotteri, rane mobili, fiorecchini e capre a testa di carriola sono naturalisticamente catalogati con precise e incontestabili tassonomie. Non c’è trucco e non c’è inganno”.

Lo abbiamo incontrato per farci raccontare, in questa intervista esclusiva, l’intero suo mondo.

Angelo Maisto, Mister Colibrì, 2022

Come hai pensato e realizzato questa tua personale?

Nelle mie mostre generalmente presento uno o due pezzi nuovi, in quanto io ho una produzione continua, ma limitata. Il mio è un lavoro quasi certosino, soprattutto l’acquerello che curo molto con una precisione maniacale. I tempi per realizzare un’opera in questo modo sia allungano molto.

E quindi, in questa contemporaneità che va velocissima, tu sei un po’ controcorrente fino a stare quasi fuori dal tempo?

Sì, penso che la velocità bruci tutto e quindi io rallento, appunto per questa mostra ho presentato due nuovi lavori corredati da opere che partono dal 2009 e che sono diciamo un po’ i miei capisaldi, perché io comincio dalle tavole tassonomiche proprio per far vedere a chi viene a visitare l’esposizione tutto il percorso che c’è nel mio lavoro.

Angelo Maisto, Fiorecchino, 2021

Quindi tutte le tue personali sono sempre un po’ anche delle antologiche, delle mostre retrospettive?

In effetti sì, proprio perché il mio lavoro essendo un mondo deve essere mostrato nel modo più completo possibile, in maniera enciclopedica.

Angelo Maisto, Attesa, 2022

I tuoi lavori hanno qualcosa di fantastico, di irreale ma concreto, qualcosa di impalpabile, ma che in realtà incontriamo ogni giorno, giusto?

Per capire meglio come tutto nasce racconto un piccolissimo aneddoto. Allora io vengo da una famiglia un po’ sui generis, mio padre, lavorava al Museo di Capodimonte, e mia madre casalinga, a questo punto viene da pensare, tutto normale, ma no perché mia madre era un tipo particolare. Infatti, nel cassetto delle posate lei teneva anche le spazzole per i capelli. Questa cosa fece partire un corto circuito nella mia immaginazione, perché vedere degli oggetti decontestualizzati mi crearono una sensazione proprio straniante. E quindi è quasi come se io cercassi ogni volta di riprodurre quella sensazione, quando realizzo le mie sculture, cerco sempre prima di tutto di stupirmi, come successe quella volta.

Però poi c’è anche il lavoro quasi monacale?

Sì, è il desiderio di mettere in ordine con le tavole tassonomiche fatte ad acquerello, dove c’è questo rimando all’enciclopedia, alla tassonomia, c’è una dicotomia in questo, follia e razionalità, un duplice senso.

Angelo Maisto, Dialogo misterioso, 2017

Tu hai una passione per la tassonomia, infatti riproduci e sezioni sugli acquerelli le tue sculture in maniera enciclopedica, come nasce?

Fa parte degli interessi che avevo da bambino, a casa avevamo un’enciclopedia bellissima dove c’erano poche parole e tante immagini, quelle enciclopedie degli anni Ottanta che ormai oggi sono obsolete. E siccome, quando si è bambini, le cose che ci colpiscono, che ci emozionano, ci danno anche la direzione in un modo misterioso di quelli che poi saranno i nostri gusti, le nostre passioni. È questo che faccio nelle mie opere racconto il mio mondo, tutto il mio mondo interiore. E lo faccio ispirandomi a queste enciclopedie, ai bestiari, agli erbari che avevamo in casa, perché mio padre ne coltivava la passione.

Angelo Maisto, Capra dalla testa a cariola

Anche per la capra dalla testa a cariola ti sei ispirato a qualcosa che fa parte del tuo mondo di bambino?

La capra dalla testa a carriola, alias Capra cabillocephala, perché io ad ogni mio personaggio, che quasi sempre ha delle assonanze zoomorfe, oltre ad un nome così divertente, affianco sempre un nome scientifico, quasi come se io mi divertissi a fare l’etologo, lo scopritore di nuove specie. La scultura ha due rimandi: il primo è come sempre autobiografico, e cioè il corpo principale della capra è fatto con il LEGO le costruzioni che io usavo quando ero bambino, il secondo è legato alla storia dell’arte, ad un’opera di Picasso, perché per un certo periodo della sua vita ha lavorato con gli oggetti anche lui facendo degli assemblaggi. In particolare, mi aveva colpito un’opera, Testa di Toro che è un assemblaggio di un sellino ed un manubrio di una bicicletta. E quindi ho deciso di ricrearla alla mia maniera. La mia ricerca, in fondo, ha come fine il “santificare” le cose semplici, gli oggetti, perché sono questi che parleranno di noi e della nostra storia.

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