Il senso della Vita di Paola Pezzi

Paola Pezzi riesce a manipolare i materiali, anche i più semplici, accudendoli, nobilitandoli, rendendoli altro da sé.

È questa la sua cifra distintiva attraverso l’utilizzo di materiali non convenzionali come feltro, tessuti, matite, eco-pelle e gomme, Paola Pezzi non solo riscopre queste materie dando loro nuova vita e significato, ma sfida anche le convenzioni tradizionali dell’arte. La sua capacità di trasformare la percezione ordinaria delle cose in un dialogo continuo e dinamico con lo spazio e l’osservatore è il fulcro della sua ricerca artistica.

Paola Pezzi, Matite bianche, 2017, matite colorate

Dopo l’avventura da poco conclusa alla Galleria Il Milione di Milano con la mostra “Continuum”, curata da Alberto Mattia Martini, abbiamo voluto approfondire insieme all’artista il suo percorso per capire come nascono le sue opere e quali sono i suoi riti propiziatori.

Paola Pezzi

La sua arte invita, infatti, a esplorare nuove prospettive visive e percettive, e come scrive il curatore, nel testo che accompagnava la mostra, “Le opere plasmate da Pezzi conducono lo spettatore attraverso un viaggio al di là dell’ordinario.”

In questa intervista esclusiva Paola Pezzi, ci svela qualche segreto.

Come nascono i tuoi progetti?

Il mio lavoro, da sempre, germina, fiorisce, cresce spontaneamente, indipendentemente dalle mostre in programma.

L’idea da sviluppare è nel lavoro stesso, poi nello spazio della Galleria si creano dinamiche, atmosfere, equilibri.

Avevo da poco concluso una Mostra pubblica a Brescia, (Capitale della cultura) e mi si erano poste delle tematiche, per esempio, in una sala del palazzo, già blu, impossibile da snaturare, ho voluto montare opere dello stesso blu, perché si leggessero e percepissero come elementi spaziali e dinamici, essendo opere plastiche.

Così ho trasposto questa idea al Milione nella prima sala.

Nella sala accanto, ho voluto ricreare un’altra percezione col bianco, una cascata di feltro bianco latte e un Volo di matite bianche, che avevo in mente da un po’. Mi era venuta in mente osservando una miniatura antica cinese raffigurante un volo di oche selvagge, ma anche guardando gli angeli sopra la Crocifissione di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni a Padova.

Paola Pezzi, Installation wiew

Hai dei riti prima di iniziare le tue opere?

Non ho riti particolari. Il mio lavoro è un Continuum, come il titolo che ho dato alla mostra al Milione. Da un’opera ne scaturiscono altre, altre infinite possibilità, perché è un lavoro in divenire, fluido e costante.

Nei tuoi lavori una figura ricorrente è la spirale, che significato dai a questa figura?

Il tondo, la spirale…per me rappresentano il movimento, il dinamismo, originariamente il cosmo, l’espansione nell’infinito. Nel mio lavoro anche gli spigoli sono arrotondati.

Ti piace essere definita una scultrice o non ami le etichette?

Non credo di averci mai pensato, nelle mie opere mi servo un po’ di tutto, ma credo che la mia sensibilità sia più tattile che pittorica. Mi servo della pittura per la scultura, a volte utilizzo elementi tolti alla pittura come matite, pastelli, tavolozze, ma di contro spesso le mie sculture sono appese come quadri.

Paola Pezzi, Cascata bianco latte,2024

Tu sei un’artista conosciuta e apprezzata, l’essere donna è stato un aiuto o un ostacolo, in un mondo in cui gli uomini predominano?

Se proprio devo pensarci, credo di non essermi mai posta il problema.

Come scegli i materiali che utilizzi nelle tue opere? 

Un materiale deve suggestionare la mia fantasia, tante volte ci inciampo, loro trovano me. Il materiale, comunque, è relativo, quello che conta è l’opera. E l’opera sovrasta il materiale lo potenzia e lo ammutolisce, lo riduce a non materiale, lo rende immateriale.

Paola Pezzi, Rami-matite, 2017

Tu ami molto sperimentare, nei tuoi lavori usi i materiali più disparati, cosa dobbiamo aspettarci per il futuro?

Il lavoro, l’opera deve sorprendermi, deve stupirmi, deve creare dei circuiti emozionali e mentali che permettano ogni volta di fare uno scatto in avanti, di andare oltre. È il mio senso della vita, dello stare su questa terra, continuare a scavare, a cercare, per cui so da dove son partita ma non posso sapere dove andrò, ma questo è anche il suo bello…

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