Può un sito web essere considerato un’opera d’arte? La risposta è sì. Scopriamo il fenomeno della Net Art
Prima della Crypto Art e degli NFT, prima della Digital Art come la conosciamo oggi, esisteva un movimento artistico che creava opere fruibili solamente online.
Stiamo parlando della Net Art o net.art, corrente artistica che si è sviluppata a partire dagli anni ‘90, quando Internet e i Personal Computer erano agli albori e cominciavano a diventare parte della nostra quotidianità.
Il termine, che si pensa sia coniato nel 1995 dall’artista sloveno Vuk Ćosić, indica delle opere d’arte che hanno come principale medium proprio Internet, ovvero codici, software, browser e perfino le e-mail.
Ridotte all’osso, le opere di questi artisti non sono altro che siti web pensati e progettati con i fini artistici, estetici e concettuali.
Parole chiave: collaborazione e decostruzione.
L’approccio dei “netartisti” era, per l’epoca, completamente radicale e critico nei confronti delle nuove tecnologie. Il loro obiettivo era di costruire uno spazio “nuovo”, libero, interattivo per spingere l’utente/fruitore a partecipare attivamente, stimolando riflessioni critiche sulla natura dello “cyber spazio” e, più in generale, sulle nuove tecnologie.
Anche gli artisti, di per sé, non erano quasi mai singoli “autori” dell’opera, bensì dei collettivi composti da 2 o più persone, talvolta addirittura anonimi.
Ancora oggi, nel web, è possibile fruire di opere di Net Art, vediamone alcuni esempi:
- Life Sharing di 0100101110101101.org : un progetto tutto italiano di Eva e Franco Mattes, dove i due artisti hanno messo a disposizione il loro Personal Computer dal 2000 al 2003, con la possibilità per gli utenti di scaricare documenti e file personali.
- Mouchette.org: del 1996, è una delle opere di Net Art più conosciute. Il sito web è concepito come una sorta di identità a sé stante, una bambina artista di 13 anni di Amsterdam che svela le sue emozioni, paure ed ossessioni. Tutt’oggi non si conosce l’autore o gli autori di questa opera…
- My Boyfriend Came Back From the War di Olia Lialina: sempre del 1996, è un sito web totalmente in bianco e nero in che racconta la storia di una coppia che cerca di comunicare dopo un non ben specificato conflitto militare, in cui gli utenti hanno la possibilità di scegliere l’evolversi della trama. Un vero e proprio classico.
- Shredder 1.0 di Mark Napier (1998): altro progetto che da oltre 20 anni è in continuo divenire, Shredder consente agli utenti di inserire qualsiasi url e di ottenerne un’immagine destrutturata e quasi astratta a livello grafico, attraverso un motore che ne “smembra” il codice sorgente.
- wwwwwwwww.jodi.org (1993): forse il più grande esempio di destrutturazione della Net Art. Creato da Joan Heemskerk e Dirk Pesmas, è un insieme di codici, pagine e contenuti pixellati che si basano sulle schermate di “errore” tipiche dei primi Personal Computer.
L’abbraccio istituzionale e la fase ascendente
A partire dalla metà degli ‘90, sono i musei americani, specialmente il Whitney Museum, il MET e il Solomon Guggenheim Museum, ad acquisire opere di Net Art e a supportare questo movimento attraverso mostre, eventi e biennali.
Il mercato del collezionismo di Net Art non è mai decollato particolarmente, data la loro natura e la volontà degli artisti di creare progetti “open source” e improntati all’interazione più che ad una fruizione meramente privata.
Opere di Net Art sono state create anche nel corso negli ultimi due decenni, ma ormai non si può parlare di un “movimento” preciso e ben definito, bensì di pratiche artistiche che vengono incorporate in output più “fisici” come installazioni e performance.
E tu, conoscevi la Net Art?
Cover Photo Credits: Olia Lialina “My Boyfriend Came Back From the War”