Artista italoamericano nato a New York nel 1940, Vito Acconci è una delle figure più controverse e discusse del XX secolo per le sue performance di Body Art.
La ricerca e le performance di Vito Acconci riguardano uno dei più grandi esponenti della Body Art.
Circoscrivibile in diverse correnti artistiche, la sua ricerca comincia alla fine degli anni Sessanta. Nei primi anni del nuovo decennio, in particolare nel 1971, realizza una delle sue performance più famose: Seedbed presso la Sonnabend Gallery a New York.
All’interno di una sala della galleria completamente vuota, Acconci si nasconde sotto una rampa installata sul pavimento attuando una serie di esercizi autoerotici accompagnati da frasi derivanti da fantasie che gli suscitavano i movimenti e le voci dei visitatori che entravano nella sala.
Questo tipo di azione non ha un fine prettamente disturbante ma tende alla creazione di un rapporto intimo e profondo tra spettatore e artista che porti anche a un cambiamento della percezione dello spazio circostante.
La performance è stata ricreata nel 2005 da Marina Abramovic presso il Solomon R. Guggenheim Museum di New York con l’opera Seven Easy Pieces.
Del 1971 è anche una delle altre performance di Body Art più rappresentative.
Mette in scena Trademarks presso il Walker Art Center di Minneapolis: rendere il corpo il centro della propria ricerca artistica lo porta, in questo caso, a ricorrere ad atteggiamenti autolesionistici e narcisistici, tratto che lo accomuna all’azione degli stessi anni dell’italiana Gina Pane.
Durante la performance, Acconci completamente nudo si morde ripetutamente gambe e braccia provocandosi ferite che vengono prima fotografate e poi ricoperte di inchiostro in modo da imprimerle su carta.
Il suo contributo alla Body Art con la messa in scena di performance si esaurisce alla fine del decennio. Gli Anni Ottanta portano con sé una nuova tendenza dell’arte connessa ad un conteso storico mutato: nel 1975 era terminata la Guerra in Vietnam, evento che modificò la visione degli Stati Uniti di molti artisti, tra i quali Vito Acconci che inizia le sue sperimentazioni anche in risposta a ciò che gli stava accadendo intorno.
Terminata la Guerra e il decennio, la carica eversiva degli artisti si va progressivamente spegnendo e il focus di Acconci si sposta sull’architettura e il design. Molte altre sono comunque state le performance significative degli anni Settanta.
Tra queste Hand and Mounth del 1970, durante la quale l’artista italoamericano tenta di infilarsi completamente la mano in bocca, fino all’auto soffocamento.
Performance basata sul rapporto artista-spettatore è invece Following Peace del 1969: Acconci individua casualmente alcuni passanti di New York seguendoli fino a sfociare in uno stalking aggressivo.
In un’intervista rilasciata al The Art Newspaper da Vito Acconci nel 2012 si legge: «Perché dovrei limitarmi ad un pezzo di carta quando c’è un mondo là fuori?». Questa unica frase riassume, probabilmente, la sua intera azione performativa.