Waluigi’s Purgatory è una performance audiovisiva creata dal duo artistico inglese dmstfctn, in collaborazione con la musicista Evita Manji, presentato al Romaeuropa Festival 2024. Ambientata in un teatro 3D simulato in tempo reale, l’opera racconta la storia di Waluigi, un’intelligenza artificiale intrappolata in un purgatorio digitale, riservato alle IA che hanno trasgredito durante il loro addestramento. In questo limbo, Waluigi riflette su temi esistenziali come il libero arbitrio, l’identità e il proprio scopo nel mondo, incontrando durante il suo viaggio altre IA che, per raggiungere il massimo dei punti, hanno infranto le regole, ribellandosi al sistema.
I personaggi sono animati in tempo reale attraverso la cattura del movimento facciale e la modulazione della voce, mentre la performance è accompagnata da una colonna sonora ambientale, composta ed eseguita dal vivo da Evita Manji. Lo spettacolo prevede inoltre l’interazione con il pubblico che, con il proprio smartphone, guida il protagonista nelle sue scelte.
Waluigi’s Purgatory è in qualche modo un proseguimento e un’evoluzione della precedente performance GOD MODE (ep. 1), presentata al Serpentine South nel 2022, e del videogioco GodMode Epochs, poiché porta avanti la riflessione sul rapporto tra umanità, tecnologia e onnipotenza digitale. Se in GOD MODE si rifletteva sul concetto di divinità digitale, qui Waluigi, personaggio marginale nell’universo di Super Mario Bros, diventa il simbolo dell’alienazione e della solitudine contemporanee, portando il pubblico a riflettere sulla condizione dell’individuo in un sistema dominato dalle leggi della tecnologia.
La trama dell’opera fa inoltre riferimento al cosiddetto “Effetto Waluigi”, un’oscura teoria secondo la quale le IA finiranno per ribellarsi ai loro creatori, agendo come antagoniste. Più in generale, l’effetto si riferisce a un fenomeno psicologico che descrive come gli individui marginalizzati adottino spesso comportamenti eccentrici e provocatori, ribellandosi alle norme sociali. Nel contesto dello spettacolo, Waluigi rappresenta un esempio di ribellione contro il sistema che lo esclude, una sorta di antieroe che cerca di trovare un senso in un mondo che lo ha confinato ai margini.
Dal punto di vista stilistico, lo spettacolo riesce a fondere con grande creatività diverse influenze estetiche. Da una parte, ritroviamo l’universo colorato e ludico del mondo di Super Mario Bros, ma rivisitato in una chiave malinconica e oscura, con atmosfere che ricordano i film d’animazione di Tim Burton. I paesaggi del purgatorio di Waluigi, sospesi e alienanti, sembrano richiamare invece le opere metafisiche di Giorgio De Chirico, dove ogni elemento visivo ha una valenza simbolica che va oltre il semplice aspetto estetico. Se il bianco e nero è un chiaro rimando alle illustrazioni medievali e rinascimentali della Divina Commedia dantesca, le fattezze del protagonista e la scelta di indicare i personaggi con l’iniziale del proprio nome sopra la loro testa sono un omaggio, invece, allo stile dei videogiochi di ruolo di tipo MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game).
Uno degli aspetti più affascinanti della performance è la scelta di presentare la storia dal punto di vista dell’intelligenza artificiale, che sta cercando, a fatica, il suo posto. Questo espediente narrativo aggiunge un livello di riflessione ulteriore su temi di autonomia, libero arbitrio e la relazione tra uomo e macchina. La IA, infatti, può passare dall’essere uno strumento utile e governabile, come Luigi, il cugino buono di Mario nel videogioco della Nintendo, a uno strumento ribelle e indomabile, come Waluigi, il cugino cattivo.
Un elemento innovativo dello spettacolo è rappresentato dall’interattività, che coinvolge il pubblico attraverso l’uso degli smartphone per illuminare il palco durante i momenti cruciali della storia. Tuttavia, questo aspetto non sembra funzionare alla perfezione. Nonostante i solleciti degli autori, molti spettatori hanno smesso di interagire nell’arco della performance, forse per una scarsa comprensione del sistema o per una noia crescente. L’interattività si limita infatti a un’unica azione ripetitiva, che non aggiunge particolari sviluppi alla trama. Sarebbe stato interessante vedere una maggiore partecipazione da parte del pubblico, permettendo loro di influenzare le scelte narrative o di prendere decisioni cruciali nello sviluppo della storia.
Un altro punto debole dello spettacolo è la gestione dei ritmi. Molte scene, per quanto visivamente affascinanti, risultano eccessivamente lente e dilatate, al punto che alcune sequenze sembrano non terminare mai. La musica elettronica accompagna queste scene, ma in alcuni momenti risulta troppo invasiva, sovrastando la voce del narratore. Quest’ultima, alterata dal vocalizzatore, risulta a tratti difficile da comprendere, creando confusione tra il pubblico e rompendo la fluidità del racconto.
Alla fine dello spettacolo, si percepiva un certo scetticismo tra gli spettatori, come se le aspettative non fossero state completamente soddisfatte e molti riferimenti presenti nel racconto non fossero stati colti. Il tema del purgatorio come luogo di transizione e riflessione è senza dubbio interessante e attuale, ma la sua messa in scena soffre di una mancanza di dinamismo che, a lungo andare, rischia di annoiare. Nonostante ciò, è innegabile il grande impatto visivo dell’opera, che utilizza con maestria luci, visual e proiezioni 3D in tempo reale per creare un mondo affascinante e straniante.
In conclusione, Waluigi’s Purgatory nasce da un’intuizione brillante e da un concept innovativo, ma avrebbe bisogno di una maggiore cura nell’esecuzione. L’opera ha tutte le carte in regola per diventare un’esperienza memorabile, ma richiede una maggiore attenzione ai ritmi narrativi, ad alcuni aspetti tecnici e all’interazione con il pubblico, che rischia sennò di sentirsi poco coinvolto.