La mostra di Mr.Wany alla Street Levels Gallery di Firenze è un tributo che riflette sui protagonisti dello style newyorkese degli anni ’70 e ’80. Noi lo abbiamo intervistato.
Vi ricordate il nostro articolo in cui si parlava di una mostra tributo al writing a Firenze? Se ve lo siete persi potete recuperarlo qui! I lettori più attenti si ricorderanno, invece, di Ephemeral Beauty, la personale di Mr.Wany (vedi sito) alla Street Levels Gallery.
Mr.Wany è un artista versatile e poliedrico, con una grande esperienza nel campo dell’arte visiva e delle combinazioni cromatiche, che spazia dalla grafica al fumetto e all’ illustrazione passando dal tattoo, lavorando negli anni anche come scenografo, progettista, serigrafo con parentesi di producer musicale, editore autoprodotto di Ill Fame – una delle prime fanzine nata nel 1996 che trattava il writing e la cultura hip hop – e ballerino professionista. Collabora come testimonial e opinion leader per numerosi brand come Red Bull, Nike, Adidas, Coca Cola, Timberland, Volkswagen, MTV e molti altri.
Wany è stato intervistato e pubblicato in tutto il mondo: poteva quindi sfuggire alle grinfie di Artuu? MAI!
Di seguito ecco le nostre 5 domande per Mr. Wany!
1 – Spulciando il tuo sito leggo che il tuo stile viene descritto con un “flavor personale e unico”: in cosa consiste?
“Flavor” vuol dire letteralmente “Sapore”. Chi guarda i miei lavori riesce a riconoscere un background nello Style writing tanto quanto nell’illustrazione, nei comics, una conoscenza dei cartoon giapponesi e del mondo dei tattoo. Nel mio stile è possibile riconoscere un personaggio, frutto della mia invenzione, che ha nome e cognome: Hyroshi Kabuki. Il nome come lo stile del disegno sono volutamente di matrice nipponica. Infatti ho iniziato ad appassionarmi al disegno da bambino guardando Ufo Robot, Goldrake ed altri cartoon della robotica spesso ideati dal maestro Go Nagai, per il quale ho poi lavorato con la Dynamic Planning Italia dal 2000 al 2007 circa. Il nome “Hyroshi” deriva del mio personaggio preferito, il protagonista di Jeeg Robot d’acciaio, Hyroshi Shiba, ma è anche da Hiroshima, perché da bambino mi colpiva il fatto che in tutte le serie di robotica il cattivo moriva sempre con un’esplosione atomica. “Kabuki”, invece, arriva dal teatro dei fratelli Kabuki, fra i più famosi in Giappone. Il mio personaggio interpreta e si traveste a seconda del referente e di quello che si vuole esprimere in base al contesto. Come un vero attore.
2) Mi ha molto colpito il rapporto tra il writing e la cultura hip hop che si evince nelle tue opere. Mi spieghi in che termini avviene questo connubio nella tua arte?
Io ho iniziato a dipingere in strada nell’estate del 1990, quando avevo solo 12 anni. Iniziai ad interessarmi alle 4 discipline della cultura hip hop con un background da skater e da appassionato di cartoon e di musica metal / hard core. Oltre a dipingere, ho provato a scratchare, a rappare e ad essere un breaker, quest’ultimo con ottimi risultati. Ora sono 28 anni che faccio parte in maniera assidua di questo movimento world wide e tento di rendergli un tributo parlandone con la mia arte.
3) Il tuo è un curriculum davvero invidiabile, ricco di esperienze internazionali e di collaborazioni di alto livello. Cosa consigli ai giovani writers che vorrebbero intraprendere un percorso nel mondo dell’arte contemporanea e della street art?
Di sperimentare. Di correre, ma di non avere fretta.
4) C’è un muro che non hai ancora fatto ma che vorresti realizzare in futuro?
Tutti i muri che non ho ancora fatto, vorrei farli. [ride] Di sicuro il prossimo anno mi concentrerò su una serie di muri che ho iniziato a dipingere nel 2015 durante l’evento “Toxic of paint” che fanno parte del progetto anche espositivo “Deep Trip”. Stay Tuned!
5) Dacci 5 motivi per andare a visitare la tua prossima mostra alla Street Levels Gallery.
Questa non è una semplice mostra, ma un vero e proprio tribute project, che spiega nel dettaglio e riflette su i protagonisti dello style newyorkesi fra anni ’70 ed ’80, sulla fragilità di questo movimento e su quello che oggettivamente ha lasciato e lascerà del proprio passaggio. L’idea è di raccontarlo in chiave “romantica” e nell’ equivocabile Mr.Wany’s style, utilizzando delle immagini fantastiche quasi pop surrealiste.