Il 24 agosto nessuna scusa! Che siate in Salento o in qualsiasi altra parte d’Italia, l’appuntamento è con “La Notte della Taranta“, il più grande festival della penisola e una delle più significative manifestazioni di cultura popolare a livello europeo. Il concerto si svolgerà, come ogni anno, a Melpignano, provincia di Lecce, ma sarà trasmesso in diretta in prima serata su RAI 3 e su Rai Radio 2.
Quest’anno, a rendere particolarmente interessante anche per l’arte contemporanea la manifestazione, c’è il dettaglio che, a firmare le scenografie del Concertone, sarà Emilio Isgrò, di cui proprio quest’anno si celebra il sessantesimo anniversario delle sue cancellature (qua la nostra intervista esclusiva al maestro).
Torniamo indietro nel tempo. Oggi è una delle notti più attese dagli abitanti del comune leccese, e dalle migliaia di spettatori e spettatrici che, edizione dopo edizione, e serata dopo serata – il concerto conclusivo è preceduto da concerti itineranti per la provincia – popolano le piazze e le vie, a suon di tamburelli e passi di pizzica, ma la sua storia ha radici ben più antiche.
La prima edizione risale al 1998, grazie all’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e all’Istituto “Diego Carpitella” e, in questi anni, la rassegna ha registrato una crescita costante nell’affluenza e nel prestigio. Nel 2000, nasce il Festival Itinerante, che coinvolge i rappresentanti più noti della scena della pizzica sul territorio, proponendo spettacoli nei comuni che fanno parte della Grecìa Salentina, fino a Lecce, Galatina, Alessano e Cursi. L’attesa maggiore, però, è quella che precede il concerto che, con la notte di Melpignano, chiude la stagione.
Nel 2004, con Ambrogio Sparagna, nasce l’Orchestra Popolare “La Notte della Taranta”, ormai attiva tutto l’anno e nota a livello mondiale. La tradizione raggiunge con l’edizione 2024 i suoi vent’anni. Il Concertone, simile e differente ogni anno, attrae circa centocinquantamila spettatori, e si caratterizza per la presenza di un Maestro Concertatore, invitato a reinterpretare i “classici” della tradizione musicale locale e di un gruppo di circa trenta tra i migliori musicisti di riproposta del Salento, assieme a ospiti della scena nazionale e internazionale e al Corpo di Ballo della Taranta. Alcuni dei Maestri Concertatori sono stati, nel tempo, Daniele Sepe (1998), Ludovico Einaudi (2010, 2011), Raphael Gualazzi (2017), Enrico Melozzi e Madame (2021), Dardust (2022), Fiorella Mannoia (2023).
Gli artisti e le artiste che hanno partecipato come interpreti nelle varie edizioni non si contano più: Luciano Ligabue, Giuliano Sangiorgi, Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Gianna Nannini, Caparezza, Clementino, Vinicio Capossela, Franco Battiato, Roberto Vecchioni, Massimo Ranieri, , Nada, Tosca, Antonella Ruggiero, Alessandro Mannarino, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Alfio Antico, Simone Cristicchi e molti altri. A questi, si aggiungono gli ospiti internazionali che si sono lasciati coinvolgere dal ritmo della pizzica e della tradizione salentina.
Veniamo all’edizione di quest’anno. Maestro Concertatore della 27esima edizione è Shablo. Punto di riferimento della musica urban italiana degli ultimi vent’anni, l’italo-argentino Pablo Miguel Lombroni Capalbo è musicista, produttore internazionale, manager, dj e discografico. La sua produzione spazia tra soul, trap, rap ed elettronica d’avanguardia. Ad accompagnarlo, il Direttore d’Orchestra, pianista e compositore Riccardo Zangirolami ed Emanuele Cristofoli, in arte Laccio, come coreografo, chiamato a dirigere il Corpo di Ballo della Taranta – nove ballerini e ballerine, a cui se ne affiancheranno altri sei.
Tema dell’edizione? Generazione Taranta! Si racconterà, cioè, la generazione di giovani cresciuti con la Notte della Taranta, «una generazione che accetta le differenze culturali e promuove un ambiente sociale aperto al dialogo, all’inclusione, alla diversità».
“Sono entusiasta di partecipare alla Notte della Taranta con il mio lavoro coreografico. Questo progetto – ha dichiarato il coreografo, noto sulla scena televisiva e cinematografica internazionale – rappresenta per me un’opportunità unica di esplorare e celebrare le radici profonde della nostra tradizione, portando al contempo una proposta di innovazione e contaminazione con delle danze più urbane. Il mio obiettivo è quello di creare un dialogo tra il passato e il presente, fondendo elementi tradizionali con influenze contemporanee per offrire al pubblico un’esperienza emozionante e coinvolgente”.
Una degli ospiti presenti il 24 agosto sul palco del Concertone sarà Angelina Mango. Dopo aver conquistato Sanremo e le classifiche degli ultimi mesi, la cantante ha annunciato la partecipazione all’evento sui canali social ufficiali della manifestazione: «Ciao a tutti sono Angelina Mango e volevo dirvi che il 24 di agosto sarò ospite alla Notte della Taranta a Melpignano in Puglia. Non vedo l’ora, sono molto carica, è una grandissima cosa, un grandissimo onore per me partecipare, quindi non mancate!» L’artista interpreterà i brani della tradizione salentina, arrangiati in chiave contemporanea da Shablo, e proporrà una versione inedita di uno dei suoi brani più famosi, accompagnata dal ritmo del tamburello.
Dalla sua prima edizione, il fulcro del Concertone ruota attorno alla contaminazione, tra generi musicali, influenze differenti, stimoli nuovi e possibilità espressive non ancora sperimentate, nelle coreografie, così come nella creazione di immagini e scenografie che riproducano nel presente la memoria di un passato fatto di leggenda, timore, agitazione e ribellione, in cui l’unico modo per sfuggire dalla costrizione erano le convulsioni e il ballo. Attraverso questo rito di “purificazione”, le tarantate, soprattutto donne, ballando fino allo sfinimento o alla perdita dei sensi, esprimevano sé stesse in una forma sensuale e libera da stereotipi e oppressioni e anestetizzavano il veleno del ragno che, secondo quanto si narrava, le avrebbe morse durante le giornate di lavoro nei campi.
Qualunque fosse la ragione – le troppe ore di lavoro, il sole caldo del Meridione, lo sfruttamento, la povertà, la fame o il morso di un ragno – che spingeva le lavoratrici a scuotersi, come possedute da una forza fuori da esse, gli unici antidoti erano la musica cadenzata dei tamburelli e il ritmo irresistibile che ne derivava, obbligando i corpi a muoversi in quella che, ancora oggi, è più che una danza, una beffa contro la morte, un vero inno alla vita.