by Paola Martino e Alessandro Riva
Sette residenze per artisti con locali condivisi e laboratorio/atelier nel cuore di Firenze, a pochi passi da Santa Maria Novella e collegate al museo Novecento. Una sorta di piccola casa delle arti dove i giovani creativi potranno vivere, ideare e scambiare esperienze a stretto contatto con la città.
Sembra un quadro idilliaco, è davvero una rarità avere residenze artistiche all’interno di un museo, ma il risveglio dal sogno è stato brusco: non per gli artisti, che svolgeranno le loro residenze regolarmente (ottima notizia per un museo, come quello Novecento a Firenze diretto da Sergio Risaliti, che sul contemporaneo si sta caratterizzando come una delle eccellenze dell’arte contemporanea in Italia), ma per Nemo’s, street artist a cui era stato commissionato un murale proprio all’interno delle residenze, e che, stando a un articolo uscito il 4 marzo scorso sul Fatto Quotidiano a firma di Tomaso Montanari, ha rischiato che fosse vanificato (o addirittura censurato?) il proprio lavoro, lasciando dietro di sé una coda di polemiche, di accuse e contro-accuse.
Ma partiamo dall’inizio: il Servizio Belle arti del Comune di Firenze affida il cantiere di rigenerazione di via Palazzuolo alla Cooperativa Archeologia, che a sua volta contatta la Galleria Street Levels, che segnala Nemo’s come artista designato a realizzare il murale all’interno delle residenze. Fin qui tutto bene. Lo scandalo parte quando uno dei responsabili della cooperativa si trova davanti all’opera finita.
Cosa ci sarebbe di tanto scandaloso? È presto detto: nel murale di Nemo’s, Palazzo Vecchio è rappresentato come un registratore di cassa che conta le fortune di una città luna park, le case diventano un salvadanaio che ingrassa la rendita, la Cupola del Brunelleschi uno spremiagrumi da cui estrarre tutta la polpa che il turismo di massa può offrire. Il riferimento, chiaramente, è alle polemiche e alle insofferenze derivate dalla gestione del turismo di massa, “mordi-e-fuggi”, che Firenze, come altre città d’arte italiane (a cominciare da Venezia) si trovano da tempo ad affrontare, con i centri storici svuotati da abitanti e gli affitti brevi che stanno sconvolgendo la fisiologia della città. E Nemo’s è un artista che non va molto per il sottile: mette in scena nudo e crudo il degrado, lo sconforto, attraverso vecchi-bambini nudi che rimestano tra le macerie.
Secondo quanto appreso dalla gallerista Sofia Bonacchi, a esprimere perplessità era stata proprio la Cooperativa Archeologia (che abbiamo tentato di contattare, ma che al momento in cui andiamo on line non ci ha risposto in alcuna maniera, ndr) subappaltata dal Comune, che aveva invitato l’artista a modificare l’opera perché altrimenti sarebbe stata coperta durante l’inaugurazione. Forse aveva paura di vedersi precludere eventuali lavori futuri con l’ente pubblico? È solo un’ipotesi (che si basa su quanto ci ha dichiarato Nemo’s nell’intervista esclusiva che ci ha rilasciato), quindi non suffragabile da altri elementi se non le dichiarazioni dello street artist, dal momento che dalla cooperativa non sono arrivati chiarimenti (e a tal proposito ribadiamo che siamo più che disponibili in ogni momento a pubblicare eventuali repliche, spiegazioni, ricostruzioni e/o punti di vista da parte della cooperativa stessa, da cui ancora attendiamo una risposta alle nostre domande, ndr).
Sarebbe stato attuato, dunque, secondo quanto ci dice la gallerista Sofia Bonacchi, un vero e proprio tentativo di censura dell’opera, della quale non venivano graditi i contenuti “offensivi” verso la gestione comunale del problema affitti. Ma Nemo’s, naturalmente, non si piega a questo tentativo di censura e, come ci racconta lui stesso nell’intervista che segue, contatta il professor Tomaso Montanari. “Ho contattato il professor Montanari perché essendo fiorentino, storico dell’arte, e avendo spesso parlato di alcune tematiche trattate nel murales, mi sembrava la persona più competente e qualificata per poter parlare di tutto ciò e con la quale aprire un dibattito costruttivo sull’argomento”, ci dice lo street artist.
Tomaso Montanari, storico dell’arte e docente di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università per stranieri di Siena, in un articolo infuocato apparso giorni fa sul Fatto Quotidiano, da parte sua racconta la vicenda accusando direttamente l’Amministrazione comunale di aver chiesto all’artista di cancellare, o almeno modificare in parte il disegno, perché risulterebbe offensivo.
Nell’articolo del Fatto Quotidiano (Firenze, il “mural” di Nemo’s è troppo vero per essere visto), il professor Montanari scrive infatti: “Nel novembre dello scorso anno, un muralista, Nemo’s, è stato contattato dall’architetto responsabile del progetto di ristrutturazione dei nuovi locali per le residenze d’artista del Museo del Novecento di Firenze (diretto da Sergio Risaliti, inarrivabile guru culturale del regime nardelliano). L’edificio in questione è di proprietà del Comune, e si trova a ridosso del Museo, in Via Palazzuolo 18. Proprio qui, all’interno dell’atrio del palazzo, è stato chiesto a Nemo’s di realizzare un murale che raccontasse la città di Firenze, parlando della situazione sociale e culturale contemporanea”.
“Il risultato”, continua Montanari, “è mirabile, artisticamente e concettualmente: sulle pareti vediamo moltiplicarsi gli inquietanti vecchi-bambini nudi di Nemo’s, che popolano una Firenze in cui Palazzo Vecchio è ormai solo una cassa, la Cupola di Brunelleschi serve a spremere le arance di un turismo di massa, tutto (culminando nella ridicola ruota panoramica fortissimamente voluta dal sindaco) è ridotto a un luna park per ricchi e mentre la rendita trasforma le case del centro in salvadanai tutto si dorme per strada, tra i cartoni. Davvero sarebbe impossibile rappresentare meglio di così l’abisso in cui è precipitata Firenze nei quindici anni filati in cui Nardella è stato prima vicesindaco di Renzi, e poi si è messo in proprio. Un autentico capolavoro”.
“Ma ecco che”, continua il professore, “il grande mecenate, il novello Lorenzo il Magnifico (il Sindaco Nardella), si adonta, o forse qualche servo sciocco, più sindachista del sindaco, teme che lo faccia. Fatto sta che l’artista si vede chiedere di cancellare, o almeno modificare in parte il disegno, perché risulterebbe offensivo per l’Amministrazione comunale, e in primo luogo per il sindaco di persona personalmente: e questo nonostante non ci siano riferimenti diretti di alcun tipo alle istituzioni. E siccome Nemo’s ovviamente respinge la censura, gli si fa sapere che il disegno verrà cancellato prima della inaugurazione dei nuovi spazi”.
Di polemica costruttiva, nell’articolo di Montanari, non troviamo molto (si intravede in filigrana, in maniera piuttosto evidente, una contesa tutta politica, con la palese ostilità da parte del professore, da sempre vicino al Movimento 5stelle, alle alle politiche del sindaco Pd Nardella), che in effetti accusa di censura la Giunta comunale e il sindaco i quali, a quanto ci risulta, il murale non lo avevano ancora visto.
Torniamo allora a quello che ci ha raccontato Nemo’s, dando la parola direttamente allo street artist: “Confermo quello che la Street Level Gallery vi ha riferito. Non posso sapere se il Comune o il sindaco non fossero stati informati del disegno. Durante il cantiere durato un mese e mezzo sono passati alcuni funzionari che con il comune avevano diretto contatto. Chiesi tra l’altro ad uno di loro di potermi organizzare un incontro con il sindaco, con un suo vice o consigliere comunale per poter spiegare (cosa non dovuta da parte mia) ciò che avevo rappresentato e perché ho deciso di rappresentarlo in questo modo.”
Quindi, chi voleva censurarti?
“Il responsabile della Cooperativa mi chiese la modifica o la cancellazione del murales, e mi disse che, se non fosse avvenuta, lo avrebbe fatto coprire prima dell’inaugurazione. La cosa più grave, a parer mio, è che sia stato accusato di aver dipinto immagini offensive per il Comune e per il Sindaco”.
Ma non era questo il tuo intento…
“Durante tutta la realizzazione del murales ho spiegato e rispiegato argomentando tutto ciò che ho deciso di rappresentare. Sono partito da fatti di cronaca e da questioni dibattute anche in altre sedi. Come si può vedere dalle immagini del disegno non ci sono riferimenti a persone specifiche ma il lavoro racconta un contesto, un punto di vista. Persino l’architetto responsabile della ristrutturazione, dal quale ero stato contattato per la realizzazione del murales, ha preso le distanze da ciò che era stato rappresentato nel disegno”.
L’architetto responsabile, di cui parla Nemo’s, è Mario Pittalis, funzionario dell’ufficio Belle Arti del Comune di Firenze, al quale il murale sembra dunque non fosse piaciuto. A domanda diretta da parte nostra, se effettivamente le perplessità sull’opera di Nemos fossero partite proprio da lui e se volesse dire la sua sulla vicenda, Pittalis preferisce non rispondere: “Su questa vicenda non voglio aggiungere altro”, ci scrive, “se non il fatto che si polemizza sulle cose fatte e nulla viene detto su quelle non fatte, ad esempio quante altre commesse l’artista Nemo ha ricevuto a Firenze, dove sono state realizzate e da chi sono state pagate? Da cittadino vorrei poterle visitare ed apprezzare”. Risposta sibillina (non è chiaro quali siano le cose “non fatte” a cui allude l’architetto), che lascia aperti molti dubbi. E che in qualche modo sembra indirettamente confermare, però, che all’interno del Comune, come sostiene Montanari nel suo articolo, il murale di Nemo’s qualche maldipancia lo avesse effettivamente provocato.
Non certo da parte del direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti, però: il quale, come ci ha confermato anche la gallerista Bonacchi, il murale di Nemo’s lo aveva apprezzato eccome. E infatti lo stesso Risaliti si era espresso in questa maniera in risposta all’articolo del Fatto Quotidiano: “La censura non è di casa al Museo Novecento, tantomeno in via Palazzuolo”, ribadendo che, a suo giudizio, il murale di Nemo’s contiene “una sana critica e costruttiva satira nei confronti della città di Firenze”, e bollando come “strumentalizzazione” di una “committenza intelligente” da parte di un docente che si comporta, in televisione e nelle piazze, da “tribuno del popolo”, sfoderando “tutta la retorica di cui è capace”: “I fatti dimostrano”, sottolinea Risaliti, “che l’Amministrazione è dalla parte degli artisti, anche street artists. Il conto degli interventi realizzati in città e nelle periferie testimonia un’attenzione e una sensibilità ben diverse da quella che dipinge il promotore di una campagna denigratoria come quella lanciata oggi”.
L’Amministrazione comunale, da parte sua, respinge ogni accusa di censura e imputa i ritardi per l’inaugurazione del murale alla concomitanza con la tragedia occorsa nel cantiere fiorentino dell’Esselunga. La vicesindaca e assessora alla Cultura, Alessia Bettini, nei giorni scorsi ha ribadito: “Non c’è mai stata da parte di questa giunta alcuna volontà di censura nei confronti dell’artista e della sua opera, che infatti rimarrà al proprio posto e sarà inaugurata contestualmente alle residenze”.
Anche il sindaco Dario Nardella non ci sta: “Non ho mai censurato nessuno e non censuro Nemo’s che è un artista importante, nonostante abbia realizzato un’opera critica verso alcuni aspetti della città. Ho sempre portato avanti una battaglia per un turismo sostenibile; quindi, Nemo’s mi piace e mi fa piacere che venga incontro alle mie battaglie. Abbiamo un sostenitore in più”.
La replica di Montanari su Instagram è sarcastica, in linea con il tono tutt’altro che pacato che ha preso la vicenda fin dall’inizio: “Leggo che l’amministrazione comunale nardelliana ha deciso, dopo il mio articolo, di tenersi l’opera così com’è. Meraviglioso! E ora mi aspetto una dettagliatissima ecfrasis (una descrizione dettagliata di un’opera visiva, ndr) e una lettura iconografica e iconologica di ogni scena da parte del direttore Risaliti e del sindaco Nardella. Lupi in fabula, del resto. Pendo fin da ora dalle loro labbra”.
E allora tutto e bene ciò che finisce bene: il murale di Nemo’s resta dov’è, non verrà cancellato né modificato. Ma un dubbio sorge: se non ci fosse stata tutta questa polemica e questo dibattito, cosa sarebbe accaduto? Davvero qualcuno stava lavorando ai fianchi dell’artista per fargli “ammorbidire” i contenuti e i toni del murale? Se così fosse, il polverone alzato dal Professor Montanari è comunque servito a qualcosa, e grazie a tutto questo noi possiamo continuare a godere di un’opera che merita di essere vista, e che – come un altro celebre murale, quello dipinto da Blu sulla facciata del Pac a Milano , che raffigura un’immensa orgia a base di soldi e cocaina, più che mai a rischio di cancellazione per lo stato di degrado in cui è lasciato da quasi 15 anni – mette il dito nella piaga della gestione delle città contemporeanee da parte delle Amministrazioni, sempre più città a misura per ricchi o per un turismo mordi-e-fuggi, pochissimo inclusive e altrettanto poco attente alle esigenze della comunità.
Quel che è certo, è che, salvo (a quanto sembra) il bellissimo murale di Nemo’s, ora anche le residenze d’artista, ottima iniziativa del museo e del suo direttore Risaliti, finalmente da aprile a settembre 2024 si animeranno grazie al lavoro di quattro artisti: Friedrich Andreoni, Lucia Cantò, Benedetta Fioravanti e Giovanna Repetto, oltre a una curatrice, Benedetta Casini, vincitori del bando Wonderful! Art Research Program 2024 1st edition-Maria Manetti Shrem, che ha ricevuto oltre 170 candidature. Il gruppo seguirà un programma di formazione e realizzerà, al termine dei sei mesi, una mostra che illustrerà la ricerca portata avanti. Come dire: polemiche (e strumentalizzazioni politiche) a parte, la vita artistica nella città che fu dei Medici continua
e fiorisce, possiamo ben dire più rigogliosa che mai. Meno male, diciamo noi.