L’intersezione tra arte e ristorazione ha radici profonde e ha attraversato varie fasi, evolvendosi da una necessità espositiva a una vera e propria collaborazione creativa. Da semplici mostre organizzate nei caffè per dare visibilità agli artisti, questa sinergia ha toccato momenti di grande rilevanza culturale, come nel caso dei caffè storici di Parigi e Milano, dove si firmavano manifesti o si creavano movimenti artistici.
Come dimenticare il Bar Jamaica di Milano ,che negli anni Cinquanta e Sessanta divenne un ritrovo fondamentale per artisti, intellettuali, poeti e scrittori. Frequentato da personalità come Lucio Fontana, Piero Manzoni, Dario Fo, Ugo Mulas, e altri esponenti dell’arte e della cultura italiana, il locale è stato testimone di vivaci discussioni, dibattiti artistici e momenti di grande fermento creativo. Fotografi, pittori e scrittori si incontravano qui per discutere di arte e letteratura, e molti dei principali movimenti artistici del periodo trovavano espressione nelle conversazioni e nei manifesti firmati tra queste mura.
E ancora Le Chat Noir di Parigi punto di incontro per artisti, scrittori, musicisti e intellettuali, dove circolavano idee nuove e si sperimentavano forme d’arte diverse. Si esibivano qui artisti come Claude Debussy, Erik Satie, e Aristide Bruant, e partecipavano scrittori e poeti come Paul Verlaine e Stéphane Mallarmé.
Negli ultimi anni, con la crescente attenzione per la qualità gastronomica e la ristorazione esperienziale, il dialogo tra cibo e arte è stato ripensato in una chiave contemporanea più sensibile e consapevole. La ristorazione non è più solo un supporto o un contesto alternativo per l’arte, ma diventa un interlocutore attivo, unendo esperienze sensoriali, estetiche e culturali.
Molti chef e ristoratori, collaborando con artisti di fama o emergenti, concepiscono i propri spazi come gallerie d’arte e il loro lavoro come una forma d’espressione creativa che dialoga con l’ambiente circostante. Non si tratta solo di decorare pareti o presentare piatti in modo esteticamente curato: si crea un linguaggio comune, dove i valori del cibo di qualità e della ricerca artistica si fondono per proporre al pubblico un’esperienza completa e immersiva, in cui la gastronomia e l’arte si valorizzano reciprocamente, dando vita a nuove esperienze culturali.
È così che Martina Moretti, supportata dal co-curatore dell’iniziativa Matteo Galbiati (critico e professore all’Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia), ha pensato Tasting Art, un format innovativo che vuole esplorare l’intersezione tra arte contemporanea e alta cucina, immergendo i partecipanti in un’esperienza multisensoriale e intellettuale che va oltre la semplice esposizione visiva.
Il primo appuntamento del progetto, Tasting Art Vol.1 – Edoardo Codalli x Lev Khesin, è stato ospitato al Ristorante Clu presso il suggestivo Castello di Clanezzo, un contesto storico perfetto per questa sinergia tra linguaggi artistici diversi. Immerso nelle valli bergamasche, il Castello di Clanezzo risale al periodo tra il 900 e il 1100 e ha subito molteplici trasformazioni, passando da fortificazione difensiva a elegante residenza con loggiati, sale affrescate e un grande giardino.
Il format Tasting Art nasce dall’idea di promuovere un dialogo profondo e originale tra arte e gastronomia, superando l’approccio estetico tradizionale con un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. Il progetto vuole creare un legame tra l’estetica dell’arte visiva e il piacere del gusto, permettendo ai commensali di apprezzare l’arte attraverso una degustazione guidata che, anziché parole, utilizza sapori, consistenze e colori.
L’incontro tra lo chef Edoardo Codalli e l’artista berlinese Lev Khesin rappresenta il cuore di Tasting Art Vol.1. Khesin, noto per i suoi dipinti tridimensionali realizzati con strati di silicone pigmentato, porta avanti una ricerca incentrata sulla materialità del colore e sulla consistenza. Lo chef Codalli, ispirato dai lavori dell’artista, ha creato un menù di sei portate, ciascuna ideata per evocare l’opera corrispondente. I piatti diventano quindi metafore visive e gustative, in cui il cibo riproduce forme, consistenze e sfumature che ricordano i dipinti di Khesin.
La cantina del Castello, con le sue pareti grezze e la sua atmosfera antica, diventa un ambiente perfetto per esporre le opere di Khesin. In questo spazio intimo, gli ospiti siedono a un solo tavolo da sei posti, circondati dai lavori dell’artista, per un’esperienza parallela a una visita museale ma potenziata dalla componente sensoriale del gusto. Questo ambiente unico e la disposizione del tavolo invitano alla condivisione e alla riflessione, offrendo una prospettiva coinvolgente e autentica.
Il progetto si inserisce nel contesto della promozione del territorio bergamasco, unendo la tradizione storica con una visione contemporanea dell’arte e della ristorazione. Il format Tasting Art mira a fare della cultura locale un punto di partenza per esplorazioni interdisciplinari e innovative, incentivando non solo la fruizione dell’arte e del buon cibo, ma anche il dialogo e la conoscenza.
Tasting Art Vol.1 – Edoardo Codalli x Lev Khesin rappresenta quindi un esempio significativo di come l’arte e la cucina possano fondersi, arricchendo l’esperienza culturale in modo unico. La collaborazione tra chef e artista porta i commensali a esplorare la consistenza della materia artistica attraverso la sensibilità del gusto, stimolando non solo l’apprezzamento estetico ma anche una profonda riflessione sensoriale.
Tasting Art prevede otto appuntamenti, tutti i lunedì e giovedì sera di novembre dalle ore 20 presso il Ristorante Clu di Ubiale Clanezzo (BG). La prenotazione è obbligatoria e va effettuata nella pagina dedicata sul sito del Ristorante Clu.