Tutta la luce che non vediamo: la miniserie Netflix celebra il potere infrangibile della letteratura 

Netflix ha lanciato una nuova miniserie basata sull’omonimo bestseller di Anthony Doerr, che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa. Si tratta di un romanzo affascinante e commovente, ambientato durante la seconda guerra mondiale, che racconta le vicende di due giovani  protagonisti: Marie-Laure, una ragazza francese cieca, e Werner, un soldato  tedesco. I loro destini si incrociano nella città di Saint-Malo, dove la radio  diventa il mezzo di comunicazione e di speranza in mezzo al caos e alla distruzione. 

La miniserie, composta da sei episodi, è stata realizzata da due nomi di  spicco del mondo delle serie televisive: Steven Knight, creatore di Peaky  Blinders e See, e Shawn Levy, produttore esecutivo di Stranger Things e  regista di film come Una notte al museo e Free Guy – Eroe per gioco. Il cast  vanta la presenza di attori noti come Mark Ruffalo e Hugh Laurie, e di giovani  talenti come Aria Mia Loberti, Louis Hofmann e Luna Wedler. La produzione ha inoltre curato con attenzione la ricostruzione storica e le location, girando  in diverse città europee come Budapest, Saint-Malo e Villefranche-de Rouergue. 

La storia di Tutta la luce che non vediamo ruota attorno a due personaggi  principali: Marie-Laure (Aria Mia Loberti), una ragazza francese che ha perso  la vista, e Werner (Louis Hofmann), un ragazzo tedesco che si arruola  nell’esercito. La vita di Marie-Laure è segnata dalla guerra: prima vive a  Parigi con il padre (Mark Ruffalo), che le fa da guida e le regala un libro di  Jules Verne, poi si trasferisce a Saint-Malo con il prozio Etienne (Hugh  Laurie). La vita di Werner è segnata dalla povertà: cresce in un orfanotrofio  con la sorella Jutta (Luna Wedler), che lo sprona a seguire le sue passioni, e  si ritrova a combattere per il Terzo Reich, che ha occupato Saint-Malo. Il  destino li farà incontrare in questa città, dove entrambi troveranno conforto e  speranza grazie alla radio: Marie-Laure la usa per leggere a voce alta il suo  libro preferito, Ventimila leghe sotto i mari, e trasmettere un messaggio di  coraggio; Werner la usa per sfruttare il suo talento con le apparecchiature  elettroniche, e sfuggire alla crudeltà dei nazisti. 

La narrazione si muove avanti e indietro nel tempo, mostrando come la  guerra abbia influito sulle scelte e sui sentimenti dei due protagonisti, ma  anche su quelli dei personaggi secondari, come il padre di Marie-Laure,  Daniel, e il malvagio ufficiale Reinhold von Rumpel (Lars Eidinger). Questi  due sono coinvolti in una caccia al tesoro per un gioiello di grande valore, che 

Daniel ha rubato e nascosto, e che von Rumpel vuole a tutti i costi. Tutta la  luce che non vediamo diventa allora una metafora, che esprime il desiderio di  trovare una via d’uscita dall’oscurità della guerra e della violenza. 

Tutta la luce che non vediamo è un romanzo che racconta una storia di  guerra e di amore, capace di cogliere le sfumature e le contraddizioni dei  personaggi, e di rendere omaggio alla forza della letteratura e della radio. Marie-Laure e Werner sono personaggi che non comunicano mai, divisi dagli eventi, dal destino avverso, dalla storia, ma ciò che gli unisce, ciò che li  permette di sopravvivere, e alle loro vite di intersecarsi, è l’amore per la  conoscenza, per le storie, la passione per la radio, ed è questo l’elemento più  detonante della storia. Due vite che si intrecciano attraverso le onde radio, senza mai incontrarsi.  

Tuttavia, nonostante il potenziale di partenza, la miniserie non riesce a  rendere giustizia al romanzo, perdendo la sua forza e il suo fascino. Il  problema principale è la scelta narrativa di privilegiare il racconto verbale  rispetto a quello visivo, rendendo la storia noiosa e didascalica. Invece di mostrare le emozioni e le sfumature dei personaggi, la miniserie si limita a  spiegarle, appesantendo il ritmo e la tensione. Inoltre, la miniserie si dilunga  su elementi secondari e irrilevanti, come il mistero di un gioiello rubato dal padre di Marie-Laure e bramato da un ufficiale nazista, trascurando invece gli  aspetti più interessanti e originali della storia, come il ruolo della radio, il contrasto fra bene e male, e la grandezza della Storia vista attraverso le  piccole storie individuali. Anche la colonna sonora di James Newton Howard, pur essendo di qualità, risulta eccessiva e invadente, cercando di sopperire  alla mancanza di profondità e intensità del racconto. 

L’unica cosa che salva Tutta la luce che non vediamo da un fallimento totale  sono le interpretazioni di Mark Ruffalo e Hugh Laurie, che riescono a dare  spessore e credibilità ai loro personaggi, e a esplorare le loro sfaccettature e  complessità. Sono loro le uniche luci che brillano nell’oscurità di un  adattamento poco originale e facilmente dimenticabile. Tutta la luce che non  vediamo si rivela quindi un’occasione sprecata, che trasforma una storia piena di cuore, umanità e amore in una storia fredda e incolore, che con il  passare dei minuti e degli episodi perde sempre più il suo fascino e la sua forza. 

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