Vi abbiamo già parlato di “Qualcosa del Genere” la mostra personale del giovane pittore Luca Grimaldi a cura di Giulia Lotti e Chiara Pietropaoli, nonché la prima residenza artistica promossa da Ex Dogana Galleria, il nuovo spazio espositivo dell’Ex Dogana dedicato all’Arte Contemporanea.
Ma chi è Luca Grimaldi? Luca è nato a Roma nel 1985. Fin da giovanissimo sposta saltuariamente la sua residenza all’estero; frequenta l’Accademia di Belle Arti a Boston, dove consegue il diploma in Fine Arts nel 2009 e, successivamente, dopo altri brevi soggiorni internazionali, tra i quali ad esempio quello nella città di New York, approda a Berlino, dove tuttora vive. Nel 2016 ottiene il master in pittura presso il Frank Mohr Instituut di Groningen, in Olanda. Negli ultimi anni ha presentato le sue opere in mostre personali e collettive in Russia, Italia, Germania e Olanda. “Qualcosa del Genere” è la prima mostra personale dell’artista nella sua città natale.
Abbiamo incontrato le curatrici che ci hanno detto la loro sulla mostra qui (nel caso vi foste persi l’intervista). Ora è il turno di confrontarci con l’artista che, nei venti dipinti a olio su tela esposti, vuole indagare le visioni familiari e ricorrenti che fanno parte di un universo collettivo: immagini generiche, comuni, contesti e spazi ordinari o oggetti esposti usualmente tra i banchi del supermercato.
1) In cosa consiste fare una residenza d’artista? Come si è svolta la tua?
Ho lavorato gli ultimi tre mesi all’interno della “factory” di Studio Volante, l’edificio che ospita una quindicina di atelier di artisti romani e non. Nello studio ho avuto la possibilità di sviluppare il lavoro presentato nella mostra “Qualcosa del Genere”
2) Dove nasce l’idea della mostra? Cosa vuoi comunicare con le opere esposte?
Ho voluto giocare con lo spazio proponendo allo spettatore una sorta di percorso nettamente separato dalla realtà quotidiana. Allo stesso tempo le tele esposte sono a volte molto dense di informazioni visive e riportano alla mente frammenti di una familiarità condivisa da più persone.
3) Spiegaci la tua tecnica espressiva? Da dove trai ispirazione?
Il modo in cui tratto tutti i soggetti in mostra si è sviluppato dalla necessità di giocare con le informazioni che possono più o meno contestualizzare un soggetto. Mi trovo quindi talvolta a “censurare” tramite la pittura alcuni elementi specifici. I soggetti con i quali mi rapporto pittoricamente sono frutto di una produzione visiva rapida, efficace e strettamente legata alla propria funzione. Il modo in cui dipingo si evolve organicamente alle scelte dei soggetti.
4) Hai dei modelli a cui fai riferimento?
In generale, vedo un po’ la pittura in se come un riferimento a se stessa. Cerco di mettermi in dialogo con idee o applicazioni che la pittura può aver avuto in certi periodi della sua storia, più o meno recente. Mi ritrovo quindi a rapportarmi con diverse correnti artistiche apparentemente distanti tra loro come la pittura di genere fiamminga o la pop art. Tutte queste immagini che vado cercando invece provengono da un universo infinito di modelli ripetuti, luoghi comuni o cliché che trovo nei momenti meno “divertenti” del mio quotidiano.
5) Che rapporto hai con l’immagine?
La cerco continuamente, la colleziono, la archivio. Sono attratto da immagini che hanno una natura funzionale e che presentano spesso un sovraccarico di segni, colori e dati visivi volti a catturare l’attenzione ma non ad essere contemplati.
6) Si tratta della tua prima personale? Sei soddisfatto del risultato? Cosa ti aspetta nel futuro prossimo?
E’ la mia prima personale a Roma. Tramite il Travelling Fellowship del Museum of Fine Arts of Boston sto sviluppando dei lavori nella provincia del Guangdong in Cina, nota anche come la “Silicon Valley dell’hardware”.