Nell’anno che segna il trentennale della tragica e prematura scomparsa di Andrea Pazienza, questo torna in mostra al Mattatoio di Roma, in piazza Orazio Giustiniani, dal 25 maggio al 15 luglio.
Morto a soli trentadue anni, Andrea Pazienza viene tutt’oggi ritenuto uno dei più rappresentativi e innovatori della sua generazione, un altissimo fumettista e un grande pittore.
“Trent’anni senza” è il titolo della mostra, un’ intensa esposizione di opere originali che va dai lavori dei primissimi anni 80 ‘Aficionados’ e ‘Le straordinarie avventure di Penthotal’ fino al suo personaggio più celebre Zanardi.
Scomparso nel giugno del 1988, lo scorrere inesorabile del tempo non ha scalfito l’attualità delle tavole di Pazienza “Paz”, sempre tagliente e talentuoso.
La vita del “il tossico”, come spesso anche egli stesso si definiva ( celebre una video- intervista a Red Ronnie del 1984) oscillava tra una fama sempre più crescente e una dipendenza da eroina sempre più forte. Il fumettista amato e controverso, non celebre per il rispetto delle scadenze, si riflette nelle tavole in mostra del suo personaggio più noto,
Zanardi, uno studente ripetente e svogliato di Bologna, estremamente cinico e cattivo e privo di scrupoli e valori. Eppure tutti negli anni ’80 hanno letto Pazienza, con quel suo lessico intimo, personale e sconvolgente e con questa mostra probabilmente lo leggerà anche qualche millennials in più, in un epoca dove non è più così semplice sconvolgersi.
La mostra, organizzata grazie alla collaborazione Arf! Festival e Napoli Comicon, spazia dalle opere più iconiche ad opere inedite come un dipinto composto da otto tele, alte più di due metri, che rappresenta Zanardi a cavallo e che appartiene a Matteo Garrone e il ritratto originale a colori di Stefano Tamburini, co-fondatore delle riviste Cannibale e Frigidaire.
E se una delle frasi più celebri di Paz è :”Mai tornare indietro, neanche per prendere la ricorsa” questa mostra, curata da Mauro Uzzeo, ci dà l’occasione di voltarci con un po’ di nostalgia, ma senza rammarico. Voltarci ancora una volta verso il celebre e talentuoso fumettista la cui prematura morte a causa di eroina lo ha consegnato alla storia dell’arte e
voltarci verso una generazione che ormai non esiste più poiché come ha detto Pier Vittorio Tondelli: “Pazienza è riuscito a rappresentare, in vita e anche in morte, il destino, le astrazioni, la follia, la genialità, la miseria, la disperazione di una generazione che solo sbrigativamente, solo sommariamente chiameremo quella del ’77 bolognese”.