Qual è la situazione attuale del collezionismo in Italia? Ne parliamo con Salvatore Puzella, Art Consultant esperto di arte contemporanea.
Storico dell’arte, Salvatore Puzella si occupa principalmente delle dinamiche riguardanti il mercato dell’arte. Ha pubblicato nel 2015, insieme al collezionista Roberto Brunelli, il manuale Investire in arte e collezionismo. Ha scritto e collabora con diverse riviste come Artribune, Ninjamarketing, Next Exit e Inside Art. Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo, Breve storia di un dipinto.
Caro Salvatore, raccontaci il tuo percorso, da dove nasce la tua passione per l’arte contemporanea?
Da bambino ero molto bravo a disegnare, a fare ritratti soprattutto. I parenti, le maestre mi credevano un bambino prodigio poiché avevo una buona mano, e in particolare un’ottima osservazione della realtà. Questa capacità di analizzare nel dettaglio ciò che mi circondava l’ho sviluppata per osservare criticamente l’arte degli altri, primi fra tutti i miei compagni del liceo artistico. Il vero amore per l’arte contemporanea è nato all’università, quando ho avuto gli strumenti per capire e interiorizzare l’arte dei nostri giorni. Nello stesso tempo ho cominciato a indagare il mercato dell’arte contemporanea che in quel periodo (poco prima della crisi economica) era ai massimi storici, fino a scriverne un libro nel 2015 insieme al collezionista Roberto Brunelli dal titolo Investire in arte e collezionismo.
Qual è la tua opinione sul collezionismo al giorno di oggi e come si è evoluto questo negli anni?
Credo che oggi in Italia il vero collezionista, ovvero colui che acquista, cataloga ed espone con passione le opere di artisti in cui crede, sia in via d’estinzione. Sta scomparendo la figura del mecenate che investe nel giovane artista e fa crescere la sua quotazione. Oggi abbiamo la figura dello speculatore che mira esclusivamente a un profitto sul breve termine, il che è deleterio per lo stato di salute del mercato dell’arte troppo inflazionato. Ma d’altra parte rappresenta la naturale evoluzione del mercato: credo sia successo tutto negli anni ’80 quando il mondo del mercato dell’arte sposa quello della finanza assumendone lati positivi e negativi. La finanziarizzazione del mercato dell’arte ha allargato enormemente l’interesse verso questo asset e nello stesso tempo ha fatto lievitare i prezzi in una continua rincorsa speculativa. Oggi sembra che questa bolla, gonfiatasi significativamente tra il 2007 e il 2012, sia stata ridimensionata con una crescita costante del comparto medio (prezzi delle opere intorno ai 50.000 euro).
Dal tuo punto di vista, qual è il ruolo del collezionismo di arte contemporanea in Italia?
Soprattutto educativo, ma anche di custode del tempo. Il collezionismo ha reso grande il nostro paese e, ahimè, tanti altri: se oggi possiamo visitare così tante collezioni private in Italia è grazie alla lungimiranza dei collezionisti. La stessa che dovrebbero avere oggi per regalare alle future generazioni la realtà del nostro tempo. Un plauso va alle Fondazioni che, se ben poche e a volte tra tante difficoltà, in Italia fanno un grandissimo lavoro in questo senso.
Parlando di artisti emergenti, in Italia vedi qualche giovane promettente?
Mi interessa molto la ricerca di Davide Stucchi, giovane artista milanese. Precisamente uno scultore e vorrei tanto che la scultura, appunto, venga maggiormente valorizzata nel nostro paese.
Qual è a tuo parere il segreto per creare una collezione d’arte di successo?
Quella che racconta la nostra contemporaneità. Un tempo (neanche troppo lontano) il collezionista visitava gli studi degli artisti, li frequentava, si appassionava e acquistava le loro opere. Oggi, forse complici le logiche di mercato, questa prassi è stata abbandonata. Mi piace ricordare l’esperienza dei coniugi Vogel, lui un postino, lei una bibliotecaria, che negli anni Sessanta frequentavano quelli che qualche anno dopo sarebbero diventati i protagonisti del Minimalismo e del Concettualismo, come Sol LeWitt, Donald Judd, Joseph Kosuth. Con la crescita delle loro quotazioni, le opere acquisite a prezzi popolari divennero con gli anni pezzi da centinaia di migliaia di dollari. Oggi la loro collezione (poi ceduta alla National Gallery of Art di Washington) ha un valore di diversi milioni di dollari, ma aldilà di quello economico, l’importanza di questa collezione sta nel raccontare un determinato periodo di ricerca artistica, quello del concettualismo ai suoi primordi.
Se dovessi consigliare nella pratica come muovere i primi passi a un giovane collezionista under 30, cosa gli suggeriresti? Quali sono le fiere e le manifestazioni adatte per un neo collezionista?
Sicuramente sarò ripetitivo, ma bisogna seguire il proprio gusto. Visitare i musei e le gallerie d’arte della propria città ci aiuta a orientarci in questo, e una volta che abbiamo capito quale artista/movimento ci piace studiamolo, approfonditamente. Solo così capiremo quali sono le opere più interessanti e il periodo di ricerca più consono al nostro gusto. In merito alle fiere direi quelle meno commerciali (o almeno che cercano di esserlo) come Artissima e Miart.
Oggi assistiamo a una continua crescita del mercato dell’arte online, cosa ne pensi di questo collezionismo 2.0?
Uno strumento utile per attirare nuovi collezionisti e appassionati dell’arte. I giovani prima di tutto: sembra infatti che i millenials siano i principali fruitori delle piattaforme e-commerce di arte contemporanea. E questo è un bene, con i dovuti distinguo. Acquistando online pezzi molto importanti e quindi con un investimento cospicuo bisogna fare molta attenzione: cerchiamo di chiedere tutte le informazioni di cui abbiamo bisogno, dalle foto ad altissima risoluzione del fronte e del retro al condition report, l’assicurazione e la tracciabilità dell’opera.