La prima personale italiana dell’artista ecuadoregno Adrián Balseca al PAV – Parco Arte Vivente – di Torino, presentata il 1° novembre 2024 e curata da Marco Scotini in occasione di Artissima, costituisce una riflessione profonda sull’essere umano come agente ecologico. Attraverso un corpus di opere realizzate nell’ultimo decennio, Balseca indaga i legami tra economia, ecologia e memoria collettiva, portando in superficie le dinamiche di potere e sfruttamento della natura che governano molti Paesi dell’America Latina, e soprattutto il suo Ecuador. La mostra Cambio de fuerza si inserisce in una serie di interventi artistici e politici che ambiscono a ridefinire i concetti di progresso e sostenibilità, contestando apertamente la visione antropocentrica occidentale.
L’Ecuador ha segnato una svolta nel diritto ambientale con l’Articolo 71 della Costituzione, introdotto nel 2008 e destinato a riconoscere alla natura – la Pacha Mama – il diritto al rispetto della propria esistenza. In quanto prima nazione a conferire uno statuto legale alla natura, l’Ecuador è diventato una bandiera della biocentricità che risuona fortemente nelle opere di Balseca. Nonostante il principio costituzionale, il Paese continua a subire le conseguenze dell’estrattivismo: un modello economico dominato da un uso intensivo e predatorio delle risorse. In risposta, intellettuali e artisti locali come Balseca si confrontano con i limiti biofisici del neoliberismo proponendo prospettive che superano il mero sfruttamento e mirano a riequilibrare i rapporti tra uomo e ambiente.
Con il titolo Cambio de fuerza, Balseca richiama lo slogan “La fuerza del cambio” che animava la campagna del presidente Jaime Roldós Aguilera alla fine degli anni Settanta, rivisitandolo per riflettere sulla possibilità concreta di un cambiamento politico ed ecologico. Tra le opere in mostra, Medio Camino (2014) rivisita la storia di una Andino Miura del 1977, la prima automobile prodotta in Ecuador durante il “boom petrolifero.” Spinta a mano da un gruppo di persone lungo la Panamericana, l’automobile diviene emblema di un’illusione modernista sconfessata dall’intervento collettivo, una metafora della sostenibilità in crisi e del peso sociale e ambientale che il petrolio ha imposto sul Paese. Balseca contrappone alla forza della meccanizzazione una forza umana, manuale, sovvertendo l’immaginario di una modernità trainata dal petrolio.
Un’altra installazione, PLANTASIA OIL Co. (2021-in corso), vede crescere varie specie di piante tra barili e lattine di olio motore, in un incontro tra il mondo naturale e i rifiuti della petro-economia. Questi barili, provenienti da industrie come Shell, Total, Fiat e Agip, evocano il colonialismo industriale e le profonde cicatrici ecologiche lasciate da queste multinazionali in Ecuador. Attraverso questa opera, Balseca invita a riflettere su come la natura riesca a rigenerarsi anche nei margini, negli spazi non dominati dall’essere umano, proponendo una visione di resilienza in cui la vita riaffiora tra i resti dell’industria.
Nell’installazione The Unbalanced Land (2019), ispirata al diario di viaggio di Edward Whymper Travels Amongst the Great Andes of the Equator (1892), Balseca si confronta con il racconto coloniale europeo, proponendo una rilettura delle storie di esplorazione che fondano gran parte dell’immaginario occidentale sul Sud America. Qui Balseca intreccia passato e presente, mettendo in luce come il modello capitalista e coloniale, sebbene spesso invisibile, continui a influenzare le dinamiche locali. The Unbalanced Land combina elementi sonori e scultorei in un’esperienza immersiva, esponendo il conflitto spazio-temporale tra eredità coloniali e realtà attuali.
In chiusura, The Skin of Labour (2016) ritorna alle origini dello sfruttamento in Ecuador, focalizzandosi sull’albero della gomma, Hevea Brasiliensis, la cui raccolta ha portato alla devastazione di foreste amazzoniche e all’oppressione delle popolazioni indigene. Attraverso questa installazione, Balseca denuncia la violenza intrinseca nella tecnicizzazione del lavoro che, a partire dall’epoca coloniale, ha spogliato la natura e l’uomo della loro dignità e connessione. La gomma, risorsa centrale per l’industria occidentale, qui ritorna a raccontare una storia di dolore e resistenza.
La mostra Cambio de fuerza al PAV, partendo dalle peculiarità ecosistemiche e sociali dell’Ecuador, diventa una piattaforma di confronto su questioni di portata globale, in particolare sulle responsabilità ambientali delle economie occidentali e sul potere delle narrazioni coloniali. Balseca impiega la storia e la memoria come strumenti per interrogare le dinamiche di sfruttamento e per costruire una nuova ecologia politica in cui la giustizia ambientale emerge come priorità. Con opere che oscillano tra narrazione etnografica e fiction, Balseca invita lo spettatore a confrontarsi con le proprie responsabilità e a ripensare il ruolo dell’uomo come custode della Terra, in un momento storico in cui la crisi climatica rende indispensabile una revisione critica delle ideologie dominanti.