Il nuovo brano An artist is an artist firmato dalla band britannica Skunk Anansie ne segna il ritorno dopo tre anni di inattività: prodotto dal musicista Dave Sitek, l’inedito si distingue per sonorità che fondono elementi di new-wave e rock alternativo, mantenendo l’energia e l’identità distintiva del gruppo e preannuncia il nuovo tour con 7 date italiane che porterà il quartetto all’Alcatraz di Milano il prossimo 7 marzo per poi proseguire in tutta la penisola.
Il titolo è uno statement provocatorio che anticipa come un manifesto il contenuto e gli ideali appartenenti al gruppo che lo interpreta: Skin, iconica frontwoman della band, si fa portavoce di un testo che rivela dubbi e debolezze della figura dell’artista. Con il passare dei secoli, l’artista è un personaggio che ha mostrato evoluzioni, ridefinizioni e sconvolgimenti, essendo un appellativo che racchiude in sé molto piú di quello che si percepisce dall’esterno.
“An artist is an artist, and she don’t stop being an artist ‘cos she’s old, you know”
Il tempo rende immortali, ma segna irreparabilmente corpo e mente di divinità della musica: l’avanzare degli anni, la passione che travolge la giovinezza mettendo le radici nella carriera piú matura, sono tutte tematiche che traspaiono nel testo e che, con semplicità e immediatezza, restituiscono il vissuto di un’artista.
Parole che hanno valenza universale, se si interpreta il sostantivo artista come l’innata propensione a creare: dalla musica all’arte figurativa, dalla danza alla scultura, la persona che si identifica nell’artista intraprende un percorso piú o meno duraturo e complesso all’interno di un ambiente spesso intimidatorio che mette a dura prova personalità e identità.
Musicalmente, “An Artist Is An Artist” rappresenta un ritorno alle radici del gruppo, con un sound che combina ritmi incalzanti, chitarre taglienti e la voce inconfondibile di Skin. Il brano si muove tra atmosfere new-wave e alternative rock, con un basso pulsante e una batteria martellante che creano una tensione dinamica perfetta per trasmettere il messaggio di ribellione.
La produzione di David Sitek aggiunge un tocco contemporaneo, con arrangiamenti raffinati e dettagli elettronici che danno nuova linfa alla sonorità classica degli Skunk Anansie. L’equilibrio tra potenza ed emozione è uno degli elementi più riusciti del singolo, dimostrando come la band sia ancora capace di innovarsi senza perdere la propria essenza.
La storia degli Skunk Anansie nasce nel 1994 con la formazione che tutt’oggi è rimasta, Skin alla voce, Cass Lewis al basso, Ace alla chitarra e Mark Richardson alla batteria: con piú di 4 milioni di dischi venduti si affermano come una band heavy metal con qualche accenno di ibridazione, ma soprattutto come rappresentanti di una musica di rivoluzione e rivendicazione sociale e politica. L’esordio con il singolo Little Baby Swastikkka segna una strada che tutti, chi piú chi meno, hanno incrociato tra gli anni ’90 e i primi ‘2000; il panorama contemporaneo musicale può far dimenticare valori per cui è giusto lottare tramite l’arte, ma chi ha ereditato o scoperto gruppi come gli Skunk Anansie riesce a percepire e apprezzare brani di una simile portata.
L’accostamento insolito dei termini Skunk (puzzola) e Anansie (specie di ragno tipica dell’Africa Occidentale è il primo gesto puramente creativo che i componenti fanno, senza un senso apparente ma con un velo di mistero e una buona dose di orecchiabilità. La solista Skin, alias Deborah Anne Dyer, si contraddistingue per un’intensità vocale e una sensualità fuori dagli schemi, che viaggiano paralleli alle invettive e alle rivendicazioni oggetto delle canzoni prodotte. Nel libro It takes blood and guts edito nel 2020 da Solferino, la cantante si racconta, dalle origini giamaicane, all’infanzia a Brixton fino alla formazione della band e ai primi successi: affascinata e ispirata dal jingle di Top of the Pops dove risuonava Whole Lotta Love dei Led Zepellin, capisce istintivamente che il suo mondo era lá fuori e non ha esitato ad andarselo a prendere.
Skin Skinny, questo è il nome completo, o meglio un soprannome, che evidenzia un passato non semplice, tra sommosse popolari e un fisico esile, fuori dagli standard di allora: codici identificativi che la solista ha voluto mantenere nella sua evoluzione, per non dimenticare mai da dove è nata.
An artist is an artist è un grido per tutti coloro che per la società “passano di moda”, una rivendicazione di un modo di essere e di vivere, una marcia sonora che investe l’artista di un’aura eterea e inviolabile, oltre al tempo e alle tendenze.