Enlightenment: lo spettacolo immersivo firmato Projektil sbarca a Madrid

A distanza di due decenni dall’inizio del nuovo millennio, ci troviamo di fronte ad una rivoluzione tecnologica senza precedenti. Tra tutti i settori coinvolti dall’impatto della digital trasformation,  quello dell’arte risulta uno dei casi più rappresentativi: l’avanzamento delle capacità tecniche ha determinato la nascita di nuovi format espositivi e, conseguentemente, nuove modalità di fruizione. Un esempio è la mostra multimediale immersiva, un’arte phygital in grado di integrare lo spazio fisico con elementi compositivi virtuali, superando le tradizionali barriere della visione frontale al fine di favorire un coinvolgimento sensoriale, emotivo e cognitivo del visitatore. 

Il collettivo zurighese Projektil, combinando animazione, videografica e sound design musicale, ambisce ad esplorare l’intersezione tra arte e tecnologia, dando vita ad innovative installazioni di Immersive Art in tutta Europa: da Viva Frida Kahlo a Monet’s Garden, da Klimt’s Kiss a Hodler & Klee, un “tributo patriottico” ai due rinomati pittori dove, in ognuna di queste mostre, il pubblico ha potuto immergersi nella vita e nella produzione degli artisti trattati. 

Dal 25 gennaio al 16 aprile 2025, dopo il successo riscosso in città come Liverpool, Marsiglia, Lione, Torino e Milano, il team di giovani creativi e tecnologi in collaborazione con Fever, sbarca per la prima volta a Madrid con Enlightenment, parte del progetto Eonarium. Lo spettacolo è stato allestito al numero 6 del Paseo de la Castellana, all’interno della suggestiva Chiesa  Evangelica Tedesca, un edificio che unisce lo stile neobizantino al neoromanico, le cui porte furono aperte ai fedeli l’anno 1909. In questo gioiello madrileno prende vita l’installazione ispirata a Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi, un concept a metà strada tra il barocco e il contemporaneo dove, al ritmo dell’iconico concerto, le proiezioni viventi interagiscono armoniosamente con l’architettura facendosi un tutt’uno.

Ogni stagione nell’ottica Projektil diviene simbolicamente un capitolo dell’esistenza umanaevocando nei VI Atti parallelamente il ciclo della natura e della vita, stimolando una riflessione che rasenta il mistico e lo spirituale. 

I primi IV sono dedicati alle stagioni: esordisce la Primavera (I Atto), emblema di rinascita e  speranza in un tripudio di fiori e volatili cinguettanti, seguono l’Estate (II Atto) con i suoi paesaggi  caldi e l’avvolgente energia solare, l’Autunno (III Atto), fase di transizione ed introspezione e  l’Inverno (IV Atto), dominato da una quiete malinconica dove scenari innevati fanno da padrone. Il  V Atto, Samsara, termine ripreso dalla filosofia indiana, narra il flusso eterno di nascita, morte e rinascita (metempsicosi) al quale ogni individuo è soggetto, mentre il VI, Nirvana, simboleggia il raggiungimento dell’illuminazione e della liberazione, lo stato perfetto di pace e felicità della vita  ascetica in un tripudio di colori. 

Le nuove applicazioni immersive inaugurano dunque un nuovo modo di raccontare storie,  creando scenari di spettacolarizzazione e amplificando la connessione emotiva del pubblico con l’arte, un’arte che da contemplativa diviene esperienziale e relazionale. Per fare ciò vengono impiegati e manipolati tutti gli strumenti che il digitale pone a disposizione: forme, luci, colori, suoni, proiezioni, inganni visivi, elementi simbolici, soddisfacendo la tendenza antropologica di un  pubblico sempre più incline all’interazione e al bisogno di essere sorpreso, coinvolto, non solo  educato. 

La legittimità di tale modalità espositiva è oggetto di vivo dibattito all’interno del panorama artistico, c’è chi, nonostante il suo carattere seduttivo e compartecipativo, guarda con occhio critico al format, è il caso di Bruno Di Marino o Marina Pugliese, e chi invece come Giordano Bruno Guerri lo apprezza ed esorta ad impiegare “tutti gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione per conoscere, far conoscere, divulgare, istruire, impreziosire, attirare il pubblico”. 

Innegabile è la fortuna riscossa, dovuta al “linguaggio popolare” di cui si avvale per richiamare fruitori di ogni età, non solo artisticamente colti, ma anche affacciatisi al mondo dell’arte per la prima volta, rispondendo al desiderio intrinseco dello spettatore di sfuggire alla realtà fisica per  diventare egli stesso parte dell’experience. Tuttavia, questi percorsi virtuali, non devono fungere da sostituzione alla fruizione museale tradizionale, bensì devono porsi come una nuova sperimentazione dell’arte contemporanea che merita di essere esplorata nelle sue  potenzialità. 

Sembrano quasi profetiche le parole che, nel 1948, Lucio Fontana scriveva nel secondo Manifesto dello Spazialismo: “Vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura dalla sua  campana di vetro. A tal fine, con le risorse della tecnica moderna, faremo apparire nel cielo forme  artificiali, arcobaleni di meraviglia, scritte luminose“. Un percorso auspicato ancor prima dai futuristi e che sembra trovare nel XXI secolo, tra spazi immersivi e multisensorialità, una piena espressione.

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