La mostra “La libera maniera – Arte astratta e informale nelle collezioni Intesa Sanpaolo”, allestita presso Palazzo Bisaccioni a Jesi dal 7 dicembre 2024 al 4 maggio 2025, rappresenta un’immersione nella vitalità creativa dell’Italia tra il secondo dopoguerra e i primi anni Sessanta. Curata da Marco Bazzini, con il coordinamento di Mauro Tarantino, direttore della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, l’esposizione trae ispirazione dalle prestigiose collezioni di Intesa Sanpaolo, offrendo uno spaccato delle molteplici correnti artistiche dell’epoca. Questo nuovo capitolo espositivo si inserisce in un progetto condiviso con le Gallerie d’Italia e la Fondazione Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo, dove la mostra è stata precedentemente ospitata, ampliando ora il numero delle opere esposte.
Il periodo storico che la mostra indaga è segnato dalla ricostruzione materiale e culturale dell’Italia post-bellica. Gli anni Cinquanta sono un decennio di rinascita, di nuove consapevolezze artistiche e di acceso dibattito, in cui l’arte si pone come specchio del caos e della complessità del periodo. Come sottolinea Marco Bazzini, “il divenire di quegli anni non è lineare, ma fatto di direzioni molteplici e contrasti fecondi, che impollinano le ricerche artistiche dei decenni successivi.”
La mostra prende il nome da un’espressione di Giorgio Vasari, che nel Cinquecento definiva con “libera maniera” un’arte capace di coniugare rigore e invenzione. In un periodo di rinnovamento come quello del secondo dopoguerra, gli artisti italiani sviluppano una libertà espressiva multiforme, spaziando tra astrattismo, informale, arte concreta e altre avanguardie.
Tra le prime opere in mostra, troviamo quelle di artisti come Alberto Magnelli e il marchigiano Corrado Cagli, figure che, dopo l’esilio, tornano in Italia portando con sé nuove esperienze astratte maturate durante gli anni della guerra. Magnelli e Cagli dialogano idealmente con altri pionieri della libertà espressiva come Alberto Burri, la cui sensibilità materica trasforma il linguaggio pittorico, e Lucio Fontana, che con i suoi celebri tagli e buchi apre nuove dimensioni spaziali. Accanto a loro, giovani artisti come Edmondo Bacci, Tancredi Parmeggiani e Gianni Dova sperimentano approcci che spaziano dall’informale al lirismo astratto.
Le nuove generazioni degli anni Cinquanta esplorano il segno e il gesto. Carla Accardi, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo, legati al Gruppo Forma di Roma, reinventano la pittura come spazio di energia e ritmo. Parallelamente, Emilio Vedova fa del gesto pittorico un atto rivoluzionario, impregnando le sue opere di un’intensità drammatica. Il colore diventa protagonista nei lavori di Afro Basaldella e Mario Nanni, mentre altri artisti, come Bruno Munari, Gillo Dorfles e Atanasio Soldati, appartenenti al Movimento Arte Concreta, creano opere che superano ogni riferimento figurativo, puntando su forme pure e tangibili.
Un’altra linea di ricerca si concentra sulla natura. Artisti come Renato Birolli, Ennio Morlotti e Antonio Corpora reinterpretano la tradizione paesaggistica italiana attraverso dense superfici pittoriche, mentre figure come Enrico Baj, influenzate dalle scoperte scientifiche dell’epoca, integrano nei loro lavori suggestioni legate all’atomo e al cosmo.
Le artiste giocano un ruolo fondamentale in questa stagione di rinnovamento. Accanto a Carla Accardi, la mostra include opere di Carol Rama, Paola Levi Montalcini, Regina, Renata Boero e una giovanissima Grazia Varisco, che con la loro sensibilità autonoma arricchiscono il panorama artistico di nuove prospettive.
La mostra si conclude con un nucleo di artisti che, pur emergendo negli anni Cinquanta, anticipano le ricerche del decennio successivo. Toti Scialoja, Gastone Novelli, Enrico Castellani, Gianni Colombo e Agostino Bonalumi aprono la strada a una pittura che conquista nuove dimensioni, sospesa tra la fisicità della superficie e l’interazione con lo spazio.
L’esposizione si articola in un percorso cronologico che abbraccia circa quaranta opere, tra cui spiccano i lavori di Piero Dorazio, Plinio Mesciulam, Alberto Moretti, Giulio Turcato, Arnaldo Pomodoro e molti altri. Ogni sala riflette le molteplici tensioni e direzioni del periodo, offrendo al visitatore un viaggio immersivo attraverso le diverse correnti artistiche di quegli anni.
“La libera maniera” celebra la ricchezza e la diversità dell’arte italiana durante il “miracolo economico”, un momento in cui il Paese riscopre la modernità attraverso l’arte. Le collezioni di Intesa Sanpaolo, che custodiscono questo straordinario patrimonio, testimoniano il valore di queste opere non solo come testimonianza storica, ma anche come fonte d’ispirazione per le generazioni future.