Il Metro Urban Museum di Brescia, iniziativa pionieristica nel panorama artistico italiano, si arricchisce con l’opera “YARDA” di Joys, figura iconica dell’arte urbana internazionale. Questo progetto, che unisce l’innovazione artistica al dinamismo dello spazio pubblico, si inserisce nel contesto di un museo a cielo aperto nato per celebrare i dieci anni della metropolitana bresciana e l’anno di Brescia Bergamo Capitale della Cultura.
Con “YARDA”, Joys amplia il dialogo tra arte contemporanea e paesaggio urbano attraverso due interventi complementari: un treno della metro decorato come “tela in movimento” e un monumentale murale che arricchisce la facciata di uno degli edifici del deposito di Via Magnolini 3. Il risultato è un’opera vibrante, dove le linee geometriche e i toni verdi interagiscono con l’architettura circostante, trasformando il contesto in un palcoscenico per l’arte pubblica.
La scelta del termine “yard” – nel gergo dei writer luogo di creazione e incontro – è qui reinterpretata da Joys con un tocco italiano: l’aggiunta della “A” richiama lo slang locale e celebra l’incontro tra tradizione e innovazione. Questo concetto si riflette nella sua opera, che si propone di creare un ponte tra le radici del graffitismo e le evoluzioni contemporanee, dimostrando come l’arte urbana possa essere inclusiva e accessibile. Per Joys, “il treno d’arte” rappresenta un’idea rivoluzionaria: un’opera che viaggia fisicamente, entrando in contatto con la comunità cittadina e portando bellezza nei contesti quotidiani.
Questo intervento prosegue il percorso avviato con “Connessioni” di Luca Font e “Hypr Metrobot™” di Demsky, che hanno trasformato il deposito della metro in una piattaforma d’arte pubblica. Luca Font ha inaugurato il progetto con un’opera che esplora il tema della sostenibilità attraverso geometrie minimaliste e colori vivaci, mentre Demsky ha portato un’estetica ispirata ai videogiochi arcade, fondendo nostalgia e futuro. Con “YARDA”, Joys aggiunge una nuova dimensione al museo, combinando la mobilità della metro con la monumentalità dell’architettura.
La carriera di Joys, pseudonimo di Cristian Bovo, nasce negli anni ’90 a Padova, nel cuore del movimento underground. Partendo dal lettering tipico del writing, l’artista ha evoluto il suo stile in un linguaggio unico, basato su rigore geometrico e tridimensionalità. La sua estetica, che unisce spontaneità e precisione, ha trovato spazio su muri, tele e sculture in tutto il mondo, da Shenzhen a Washington, da Seoul a Milano. Le sue opere sono più di semplici decorazioni: sono dialoghi aperti con lo spazio e le comunità, capaci di trasformare luoghi quotidiani in esperienze visive memorabili.
L’idea del Metro Urban Museum rappresenta un caso esemplare di come l’arte contemporanea possa ridefinire il rapporto tra città e cittadini. La metropolitana, da semplice infrastruttura, diventa un medium artistico, capace di veicolare messaggi culturali e sociali. Questo approccio trasforma l’esperienza del viaggio urbano, elevandola da necessità funzionale a momento di riflessione e ispirazione. Joys, con la sua visione artistica e la capacità di dialogare con lo spazio pubblico, incarna perfettamente questa filosofia, arricchendo Brescia di un’opera che non è solo visibile, ma viva.