Venom: The Last Dance, il terzo episodio è tanto caotico quanto divertente. La recensione

Venom: The Last Dance, terzo capitolo della saga dedicata all’anti-eroe interpretato da Tom Hardy, promette di chiudere la trilogia con una miscela esplosiva di azione e umorismo. Diretto da Kelly Marcel, il film riprende il filo della narrazione dove lo avevamo lasciato: Eddie Brock e il suo simbionte alieno Venom sono in fuga, tentando di sopravvivere alle minacce che li circondano. Nonostante la tensione crescente, il tono del film vira verso una leggerezza eccessiva che oscilla tra commedia assurda e azione frenetica, con risultati contrastanti.

La storia si sviluppa come un road movie, con Eddie e Venom che intraprendono un viaggio attraverso il sud-ovest degli Stati Uniti. Durante il loro percorso, incontrano un’eccentrica famiglia di autostoppisti, guidata dal personaggio interpretato da Rhys Ifans, che in passato aveva vestito i panni del villain Lizard in The Amazing Spider-Man (2012). Questo incontro introduce una serie di momenti comici e surreali, come la bizzarra visita all’Area 51, dove si nasconde una sottotrama che coinvolge la cattura di simbionti da parte dell’esercito​

Uno degli elementi più controversi del film è proprio l’equilibrio tra queste scene surreali e la trama principale, che sembra spesso sovraccarica di eventi. Il film cerca di combinare il lato “bromantico” della relazione tra Eddie e Venom con sequenze d’azione ad alta tensione, ma la narrazione si perde tra i troppi colpi di scena e l’aggiunta di nuovi personaggi e sottotrame che non vengono esplorati a fondo. Il risultato è una pellicola che sembra voler preparare il terreno per futuri sviluppi, ma senza riuscire a dare una chiusura soddisfacente alla storia​

Un aspetto che Venom: The Last Dance enfatizza è il suo approccio volutamente assurdo. Se i primi due film della saga erano già noti per il loro tono ironico e sopra le righe, questo terzo capitolo spinge ulteriormente su quella linea, offrendo momenti di pura follia. Tra questi, una scena in cui Venom balla sulle note di Dancing Queen degli ABBA si distingue come uno degli esempi più bizzarri, inserito in un contesto già carico di stravaganze. La leggerezza del film è evidente anche nelle sequenze musicali, dove Eddie e Venom cantano insieme Space Oddity di David Bowie durante il loro viaggio​

Questo lato comico, se da un lato intrattiene, dall’altro tende a distogliere l’attenzione da una trama che avrebbe potuto essere più coesa e avvincente. Il film sembra voler abbracciare appieno l’assurdo, ma a scapito di una struttura narrativa solida. Molti degli eventi appaiono forzati o inseriti solo per strizzare l’occhio ai fan, senza un reale scopo nel contesto più ampio della storia.

Nonostante il caos generale, il punto di forza di Venom: The Last Dance rimane il rapporto tra Eddie Brock e Venom. La loro dinamica è al centro del film, e Tom Hardy, che interpreta entrambi i ruoli, offre una performance divertente e convincente. Eddie è ancora il personaggio nevrotico e confuso, mentre Venom mantiene il suo caratteristico tono burbero e protettivo. La loro relazione, fatta di battibecchi e momenti di affetto sincero, è ciò che dà al film il suo cuore emotivo​

Mentre la storia si avvia verso il climax, il legame tra Eddie e Venom viene messo alla prova, culminando in una battaglia finale contro un’orda di simbionti, tra cui il temuto Toxin, un altro simbionte popolare nei fumetti. La scena finale, ricca di effetti speciali e azione frenetica, rappresenta una conclusione ad alto impatto per la trilogia, ma anche qui, il film sembra sacrificare la coerenza narrativa in favore di spettacolarità visiva​

Venom: The Last Dance non è certamente un film perfetto. La trama è caotica, con troppe sottotrame mal sviluppate e un uso eccessivo di CGI. Tuttavia, per i fan della saga, offre abbastanza momenti di intrattenimento da giustificare la visione. Il lato comico, pur esagerato, funziona in molte occasioni, e il rapporto tra Eddie e Venom rimane uno degli elementi più riusciti del film. In definitiva, questo capitolo finale della trilogia accetta la sua natura stravagante e si conclude con una “ultima danza” che, nonostante i difetti, lascia un sorriso sul volto dello spettatore.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Il premio Palombini a Tarquinia, connettere antico e quotidiano attraverso la ceramica

Tarquinia, culla di antiche civiltà, continua a essere un crocevia di cultura e innovazione artistica grazie al lavoro della STAS (Società Tarquiniense d'Arte e Storia), da oltre un secolo custode del patrimonio artistico cittadino, e a iniziative come la mostra "Orizzonte Terra" e il Premio “Vasco Giovanni Palombini”.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno